La rivista americana Rolling Stone non prendeva sul serio i musicisti neri e le musiciste

Lo ha ammesso – e rivendicato – lo storico fondatore Jann Wenner, in un'intervista molto criticata

Jann Wenner
Jann Wenner presenta il suo nuovo libro durante un evento a New York il 13 settembre del 2022 (Evan Agostini/ Invision/ AP, File)

Il co-fondatore della storica rivista musicale Rolling Stone Jann Wenner è stato escluso dal consiglio di amministrazione della Rock & Roll Hall of Fame Foundation dopo che in una intervista data al New York Times aveva ammesso e rivendicato che negli anni Sessanta e Settanta non prendeva i musicisti neri e le musiciste sul serio quanto quelli uomini e bianchi.

La fondazione, che a sua volta fu istituita sempre da Wenner con altri addetti del settore, è l’organizzazione che sceglie le artiste e gli artisti che vengono candidati per essere inclusi in un popolare museo di Cleveland che annualmente celebra una serie di musicisti che hanno fatto la storia del rock. In un comunicato molto stringato, ha fatto sapere che Wenner è stato rimosso dal suo ruolo, senza fornire ulteriori dettagli.

Wenner ha 77 anni e fondò Rolling Stone nel 1967 insieme al critico Ralph J. Gleason. Nei due decenni successivi, la rivista diventò un riferimento mondiale del giornalismo musicale, raccontando l’affermazione del rock e i cambiamenti culturali negli Stati Uniti di quegli anni. Wenner rimase l’anima principale della rivista fino a quando vendette le sue quote nel 2017, dopo un lungo periodo di crisi.

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L’intervista era stata pubblicata venerdì e serviva per presentare il nuovo libro di Wenner, The Masters, una raccolta di sue interviste fatte negli anni a sette celebri cantanti e cantautori rock, tra cui Bob Dylan, John Lennon e Bruce Springsteen: tutti uomini bianchi. Nell’intervista il giornalista David Marchese ha osservato che nell’introduzione del libro Wenner dice che i musicisti neri e le musiciste «non rappresentavano lo spirito del suo tempo» e gli ha chiesto come mai non abbia incluso nessuno di loro, citando come esempi grandissimi musicisti degli anni Sessanta e Settanta come Janis Joplin, Joni Mitchell, Stevie Nicks o Stevie Wonder.

A proposito delle musiciste, Wenner ha risposto che «nessuna era sufficientemente eloquente a livello intellettuale». «Non è che non fossero geni creativi. Non è che non fossero sofisticate», ha detto Wenner, che però ha aggiunto: «Però andate a fare una conversazione profonda con Janis Joplin. Prego, dopo di voi», alludendo al fatto che secondo lui non era possibile. Secondo Wenner, «non è che Joni [Mitchell] fosse una filosofa del rock’n’roll. A mio avviso non superava questo test. Non con il suo lavoro, non con le sue interviste. Le persone che ho intervistato erano quel tipo di filosofi del rock».

Riguardo ai musicisti neri, Wenner ha invece detto che «quando usi una parola così impegnativa come “maestro”, il problema è usare proprio quella parola. Marvin Gaye, o Curtis Mayfield? Voglio dire, è che non riuscivano a esprimersi a quei livelli», ha detto Wenner, insinuando che non ci fossero musicisti neri al livello intellettuale di quelli bianchi.

Quando Marchese gli ha chiesto come facesse a saperlo senza nemmeno aver dato loro una possibilità, Wenner ha risposto che è perché aveva letto le loro interviste e ascoltato la loro musica. Paragonando le donne e i musicisti neri al chitarrista e leader degli Who Pete Townshend o al cantante dei Rolling Stones Mick Jagger, Wenner ha continuato dicendo che le cose che scrivevano «erano cose profonde su una certa generazione, su un certo spirito e una certa attitudine a proposito del rock’n’roll. Non è che gli altri non lo facessero, ma loro [gli artisti bianchi, ndr] erano quelli che sapevano davvero esprimerle».

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Le parole di Wenner nell’intervista al New York Times avevano subito attirato grandi attenzioni e critiche sia tra gli appassionati di musica che tra gli addetti ai lavori. Sabato alla fine Wenner ha chiesto scusa per i propri commenti tramite un comunicato diffuso dalla casa editrice Little, Brown and Company, quella che ha pubblicato il libro, disponibile negli Stati Uniti dal 26 settembre.

La raccolta di interviste contenute in The Masters è quella che secondo Wenner «rappresenta meglio l’idea dell’impatto del rock’n’roll sul suo mondo», dice nel comunicato. «Non intende rappresentare la musica nella sua totalità e i suoi creatori nella loro diversità e importanza, ma restituire i momenti più alti della mia carriera e le interviste che a mio avviso mostrano la portata e l’esperienza di quella carriera […] Capisco pienamente la natura provocatoria di parole scelte malamente, me ne scuso profondamente e ne accetto le conseguenze».

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