L’inchiesta sulle presunte anomalie nelle ricerche scientifiche di Schillaci

Secondo il “Manifesto” in alcuni studi firmati dal ministro della Salute ci sarebbero immagini usate in modo disonesto

(ANSA/FABIO FRUSTACI)
(ANSA/FABIO FRUSTACI)
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Un’inchiesta del quotidiano Il Manifesto ha fatto emergere una serie di presunte anomalie in diversi studi scientifici a cui ha partecipato tra il 2018 e il 2022 il ministro della Salute Orazio Schillaci. Secondo Il Manifesto in almeno 8 articoli pubblicati su diverse riviste scientifiche e firmati anche da Schillaci (tra diversi altri medici e ricercatori) ci sarebbero immagini di microscopio usate in modo errato, con didascalie che descrivono cose diverse da quelle che mostrano effettivamente. Gli errori metterebbero in dubbio la credibilità degli studi in questione, sulla cui attendibilità Schillaci aveva grosse responsabilità.

Schillaci è un medico e ricercatore, e prima di entrare nel governo di Giorgia Meloni – a ottobre del 2022 – era stato preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’università di Roma Tor Vergata, poi direttore del dipartimento di Oncoematologia del policlinico Tor Vergata e infine rettore dell’università Tor Vergata. Mentre aveva questi incarichi gli capitava spesso di contribuire alla realizzazione di ricerche scientifiche in ambito medico, in alcuni casi come autore e in altri come responsabile della validazione, della revisione e della correzione dello studio.

Le ricerche pubblicate sulle riviste scientifiche contengono spesso immagini di microscopio allo scopo di mostrare alcune delle cose scritte nel testo, e talvolta anche per dimostrare il lavoro di ricerca che è stato fatto per giungere a certe conclusioni. In alcuni casi servono proprio per far vedere direttamente i risultati ottenuti negli esperimenti. Riconoscere eventuali usi illeciti delle immagini al microscopio non è semplice, nemmeno per gli esperti: per questo una delle truffe più diffuse nell’ambito degli studi scientifici è quella di illustrare le ricerche con immagini di microscopio che non mostrano davvero ciò che dovrebbero mostrare, ma che possono sembrare plausibili.

Il Manifesto ha elencato otto ricerche scientifiche su cui Schillaci aveva responsabilità come autore o come revisore e in cui sarebbero presenti immagini usate in questo modo: la dimostrazione si basa sul fatto che quelle stesse immagini sono state usate anche per mostrare esperimenti molto diversi, a volte anche all’interno dello stesso articolo.

In uno degli studi in questione per esempio, pubblicato nel 2018 sulla rivista Contrast Media & Molecular Imaging, la stessa immagine viene usata due volte: una per mostrare quelle che vengono descritte come cellule di un tumore alla prostata in fase di metastasi, e un’altra per mostrare cellule di tumori alla prostata senza metastasi. Per nascondere l’inganno, l’immagine viene presentata con due zoom diversi. Poiché una stessa immagine non può mostrare entrambe le cose, in almeno uno dei due casi verrebbe detta una cosa falsa.

In un altro caso, quello che il Manifesto definisce «il più problematico», un articolo pubblicato nel 2021 sul Journal of Clinical Medicine ha un’immagine che dice di mostrare cellule di tumore alla prostata: solo che quella stessa immagine era stata già usata nel 2019 in un’altra ricerca, pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences, per illustrare cellule di tumore al seno. Nel primo dei due studi Schillaci è responsabile per la supervisione, ideazione, metodologia e stesura; nel secondo è responsabile per la validazione dei dati e della revisione del testo. Anche in questo caso almeno una delle due immagini direbbe il falso, se non entrambe: quella stessa immagine infatti era già stata pubblicata in un altro studio sulle cellule delle ossa, che non c’entrava né col tumore alla prostata né col tumore al seno.

Per verificare che in tutti i casi esaminati si tratti effettivamente delle stesse immagini, anche se con zoom o mostrando dettagli diversi, Il Manifesto ha usato un software di intelligenza artificiale disponibile online che confronta un’immagine con decine di milioni di altre per trovare eventuali duplicati o modifiche e contraffazioni rispetto a quella originale. L’autorevole rivista scientifica Science ha fatto verifiche indipendenti sul caso, chiedendo il parere di diversi esperti nell’analisi di immagini di questo genere: la sua analisi ha confermato le prove trovate dal Manifesto sul fatto che le stesse immagini siano state usate più volte per illustrare esperimenti diversi.

Non è dimostrato che l’uso errato delle immagini nelle ricerche analizzate dal Manifesto sia intenzionale, e per quanto se ne sa potrebbero essere stati errori commessi in buona fede. Il fatto che siano avvenuti più volte in modi simili però ha fatto ipotizzare al Manifesto la possibilità che esistesse una più ampia abitudine nei gruppi di ricerca di cui faceva parte Schillaci a pubblicare ricerche scientifiche senza sufficienti controlli, o addirittura in modo consapevolmente disonesto.

Al momento non è possibile attribuire la responsabilità degli errori direttamente a Schillaci, ma è certo che eventuali errori di questo genere metterebbero in dubbio l’affidabilità degli studi in questione. Parlando con Il Manifesto uno scienziato del gruppo di Schillaci ha riconosciuto gli errori, ma li ha minimizzati sostenendo che siano piuttosto frequenti in questi casi. Schillaci ha invece detto di non essere a conoscenza degli errori e che verificherà che siano effettivamente tali.

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