Warren Zevon, poco considerato

Vent'anni fa morì un cantautore eccentrico e difficile, sconosciuto fuori dagli Stati Uniti se non per una canzone che probabilmente sapete

Warren Zevon nel suo appartamento di West Hollywood, in California, il 25 ottobre del 1989 (AP Photo/ Alan Greth)
Warren Zevon nel suo appartamento di West Hollywood, in California, il 25 ottobre del 1989 (AP Photo/ Alan Greth)
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Fuori dagli Stati Uniti, Warren Zevon è principalmente un musicista da musicisti, venerato cioè da addetti ai lavori e impallinati ma praticamente sconosciuto dai più. Eppure la sua canzone “Werewolves of London” ebbe un enorme successo ed è ancora piuttosto famosa, di quelle insomma che può capitare di riconoscere pur senza sapere chi l’abbia scritta. A vent’anni dalla sua morte, avvenuta il 7 settembre del 2003, Zevon continua a essere considerato uno dei cantautori più sottovalutati della musica americana. A lungo dipendente da alcol e droghe, ironico, paranoico e a volte violento, viene ricordato anche per questo come uno dei musicisti più eccentrici e significativi del suo tempo.

Il sito di cultura pop The Ringer ha scritto che Zevon era «tanto dotato, tormentato e distruttivo quanto tutti i musicisti della sua generazione». Per il Guardian è
«uno dei talenti più sottovalutati dei moderni Stati Uniti». Dopo un inizio altalenante, la sua carriera solista iniziò ad andare meglio nella seconda metà degli anni Settanta, quando alcune sue canzoni vennero cantate da Linda Ronstadt, considerata «l’interprete dei suoi tempi».

Nei suoi testi Zevon parlava spesso del dolore come componente essenziale della condizione umana, ma anche di morte e di dipendenze, con lucidità, sarcasmo e una certa predilezione per un umorismo macabro e sottile. Dagli anni Ottanta partecipò in varie occasioni al Late Show del celebre conduttore televisivo David Letterman e fu molto apprezzato dalla gran parte dei cantautori statunitensi più influenti, come Bob Dylan, Bruce Springsteen e Tom Petty.

Nato il 24 gennaio del 1947 a Chicago, Zevon era figlio di Beverly Cope, che proveniva da una famiglia di mormoni, e di William Zevon, un ebreo immigrato dall’Ucraina il cui vero cognome era Zivotofsky, e che per usare le parole del cantante era «il prototipo di un gangster». La famiglia si trasferì a Fresno, in California, quando Zevon era bambino; quando lui aveva 16 anni i suoi genitori divorziarono. In California frequentava di tanto in tanto la casa del celebre compositore russo Igor Stravinsky, dove studiava musica classica e moderna: ancora adolescente lasciò la scuola per trasferirsi a New York e provare a cominciare una carriera come cantante folk.

Nel 1966 Zevon pubblicò un primo singolo scritto assieme alla compagna di scuola Violet Santangelo, “Follow Me”. Scrisse altre canzoni, che però non ebbero successo. Così iniziò a comporre jingle pubblicitari e a suonare in vari gruppi come accompagnatore: scrisse diverse canzoni per la rock band dei Turtles, e poi “He Quit Me”, che fu inserita nella colonna sonora del film del 1969 Un uomo da marciapiede, con Dustin Hoffman e Jon Voight. Il suo disco d’esordio come solista, Wanted Dead or Alive (1970), non se lo filò quasi nessuno. Negli anni Settanta si esibì regolarmente con gli Everly Brothers suonando le tastiere.

Nell’estate del 1975 si trasferì vicino a Barcellona per suonare, ma poi ritornò negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove conobbe Stevie Nicks e Lindsey Buckingham dei Fleetwood Mac e il cantautore e produttore Jackson Browne, con cui collaborò per il suo secondo album, il primo su una major. Warren Zevon uscì nel 1976 per la Asylum Records: all’inizio non vendette molto ma poi cominciò a essere apprezzato sia dal pubblico che dalla critica. Tra le altre conteneva “Carmelita”, il lamento di un tossicodipendente, e “Desperados Under the Eaves”, ispirata ai suoi problemi di alcolismo. C’erano anche “Poor Poor Pitiful Me” e “Hasten Down the Wind”, che poi furono reinterpretate da Ronstadt.

Ebbe grande successo anche l’album successivo, Excitable Boy, che venne pubblicato nel 1978 ed è considerato il suo migliore disco assieme al precedente. Oltre a “Werewolves of London” e ad alcune delle sue canzoni più note, come “Lawyers, Guns and Money” e “Roland the Headless Thompson Gunner”, il disco si fece notare anche per il testo macabro della canzone che gli dava il nome, che parla di un ragazzo che stupra, uccide e poi porta a casa il cadavere della ragazza con cui è andato al ballo scolastico. Il critico musicale di Rolling Stone Paul Nelson disse che Excitable Boy era «il miglior album rock’n’roll da Born To Run di Bruce Springsteen (1975), Zuma di Neil Young (1976) e The Pretender di Jackson Browne (1976)».

In una biografia pubblicata nel 2007, la sua ex moglie Crystal dice che Zevon aveva sempre sognato di scrivere romanzi, e forse è per questo che aveva molti amici che lo facevano di professione. Scrisse alcune canzoni assieme allo scrittore Carl Hiaasen e al poeta Paul Muldoon. Era appassionato di Thomas Mann, e i suoi testi erano pieni di riferimenti letterari. Era anche amico di Stephen King che, citato dal Guardian, disse di rimpiangere il fatto di non essere mai riuscito a scrivere una storia o una canzone assieme a lui. Zevon comunque era sempre stato un uomo problematico.

Crystal Zevon scrive che l’instabilità familiare di quando era giovane aveva avuto notevoli conseguenze sulla sua vita da adulto. «Aveva carisma a pacchi, ma quando non voleva persone attorno il suo carisma funzionava al contrario». «Non era mai soddisfatto, voleva sempre di più, che fosse sesso, bere [alcol] o avere più donne», continua l’ex moglie: «C’era sempre una parte di lui che cercava una certa stabilità, ma al tempo stesso la rifuggiva». Anche Browne disse che Zevon era sempre spiritoso e gentile con le persone con cui lavorava, ma difficile da gestire. Alla nascita della figlia Ariel, nel 1976, promise alla moglie che avrebbe smesso di bere, ma il problema dell’alcolismo peggiorò. A volte diventava violento. «Tutta la sua storia si sentiva nelle sue canzoni», disse sempre l’ex moglie.

Zevon continuò a far musica, ma dopo il flop di The Envoy (1982) la Asylum risolse il suo contratto e i suoi problemi di dipendenze da alcol e altre sostanze peggiorarono ulteriormente. Tra il 1982 e il 2001 di tanto in tanto sostituì Paul Shaffer come musicista a capo della band del celebre programma televisivo di David Letterman. Quattro anni dopo decise infine di disintossicarsi: un processo che di contro fece emergere il suo disturbo ossessivo compulsivo, una cosa che aveva in comune con l’attore Billy Bob Thornton, che divenne suo vicino di casa e suo amico. In questo periodo cominciò anche a collaborare con alcuni membri dei R.E.M. per il progetto blues rock Hindu Love Gods. Con i dischi degli anni Ottanta e Novanta non riuscì a ottenere gli stessi apprezzamenti del suo secondo e del suo terzo album.

Tra le altre cose Zevon era sempre stato così terrorizzato dall’idea di avere un tumore che evitò di farsi visitare per più di vent’anni per il timore di ricevere cattive notizie. La salute è uno degli altri argomenti ricorrenti dei suoi testi: nel suo disco del 2000 Life’ll Kill Ya (“La vita ti ucciderà”), per esempio, c’erano sia “Don’t Let Us Get Sick”, che parla di malattia e tristezze e di vite che vanno a finire, sia “My Shit’s Fucked Up”, una canzone in cui dice di essere andato dal medico perché non si sentiva troppo bene, e il medico gli risponde “che è praticamente fottuto”.

Alla fine nel 2002 i suoi timori vennero confermati. Quando fece alcuni esami per il fiato corto e la tosse cronica di cui soffriva gli venne diagnosticato un mesotelioma, una rara forma di tumore che colpisce i tessuti che ricoprono gran parte degli organi interni (nel caso di Zevon la pleura, cioè la membrana che avvolge i polmoni). Dopo diciassette anni di sobrietà, ricominciò a bere. Ma decise anche di scrivere un ultimo disco.

Il 30 ottobre del 2002 Zevon fu l’unico ospite del famoso programma di Letterman, dove oltre a farsi intervistare suonò anche. Parlando della sua malattia, disse che probabilmente «aveva fatto un errore tattico nel non essere andato da un medico per vent’anni». Quando Letterman gli chiese cosa fosse cambiato dopo aver appreso la diagnosi, lui rispose con una frase diventata piuttosto famosa: «Ti ricordi di goderti ogni panino».

In un’intervista data a Rolling Stone pochi giorni dopo, Zevon scherzò del poco tempo che gli restava sia per vivere che per registrare il disco, chiedendosi se gli EP (cioè i dischi con poche canzoni) fossero ancora di moda. Raccontò anche di non ricordare con particolare affetto il successo che aveva avuto, che definì «un colpo di fortuna»: sostenne che la sua fama fosse stata «una breve opportunità per essere maleducato» e disse di essere «un cantante folk che aveva scritto una canzone di successo per caso».

Alla fine il suo ultimo disco, The Wind, venne pubblicato il 26 agosto del 2003, due settimane prima della sua morte.

Secondo il giornalista Brice Ezell, con gli ultimi tre dischi di Zevon ci fu anche una «rivalutazione tardiva e dovuta del suo lavoro», che si potrebbe dire sia proseguita anche dopo la sua morte. Tra le altre cose nel 2004 fu pubblicato un album di tributo chiamato proprio Enjoy Every Sandwich: The Songs of Warren Zevon in riferimento alla battuta nello show di Letterman, che fu seguito da altre pubblicazioni. The Wind invece ricevette cinque nomination postume ai Grammy, i premi dell’industria discografica statunitense, vincendone due: gli unici della carriera di Zevon, che di recente è stato candidato per essere inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, un popolare museo di Cleveland che annualmente celebra i musicisti che hanno fatto la storia del rock.

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