La Francia vieterà le sigarette elettroniche usa e getta
Quelle monouso e con gusti spesso dolci: sono diffuse tra gli adolescenti e rappresentano un problema anche per l'ambiente
La prima ministra francese Élisabeth Borne ha annunciato un piano nazionale per la lotta al fumo anticipando che le sigarette elettroniche usa e getta saranno vietate in Francia: «I famosi “puff”», ha detto Borne domenica 3 settembre alla radio RTL «danno cattive abitudini ai giovani», aggiungendo poi che «il tabacco fa 75mila morti all’anno» e che questo è «un importante problema di salute pubblica». Il nuovo piano non prevede invece per il 2024 un aumento delle tasse sulle sigarette.
Le sigarette elettroniche usa e getta sono monouso, esistono in una ventina di marchi e non riscaldano tabacco, ma vaporizzano i liquidi contenuti al loro interno. Possono contenere oppure no della nicotina. Con i loro gusti zuccherati o fruttati, un packaging dai colori vivaci e un prezzo inferiore a quello di un pacchetto di sigarette (va dagli 8 ai 12 euro per 500 “puff”, cioè tiri), preoccupano perché hanno come target gli adolescenti. Diversi paesi europei, come Germania, Belgio e Irlanda, hanno già annunciato un divieto identico a quello che vuole introdurre la Francia, dove questo tipo di sigarette è arrivato alla fine del 2021.
L’Alleanza contro il tabacco (ACT), una federazione di associazioni antitabacco, ha detto che in Francia, nel 2022, «il 13 per cento dei giovani tra i 13 e i 16 anni aveva già consumato sigarette elettroniche usa e getta», anche se la legge ne vieta in teoria la vendita alle persone minorenni. I dati più recenti dell’Osservatorio francese delle dipendenze (OFDT) confermano la tendenza: l’uso da parte degli adolescenti di sigarette elettroniche, compreso il puff, è triplicato tra il 2017 e il 2022.
In Francia questa tipologia di sigarette rappresenta già tra il 10 al 15 per cento dei volumi di vendita del mercato delle sigarette elettroniche (stimato in oltre 1 miliardo di euro all’anno). L’enorme successo delle sigarette elettroniche usa e getta è in parte dovuto alla promozione che ne viene fatta sui social network e in parte al fatto che vengono vendute un po’ ovunque: all’interno della grande distribuzione, nei negozi specializzati, nei discount, nelle tabaccherie e su internet.
Lo scorso 30 aprile un gruppo di medici, specialisti del tabacco e ambientalisti aveva pubblicato un editoriale su Le Monde chiedendo il divieto di questi prodotti che rappresentano una via d’accesso al fumo per i giovani. Le sigarette elettroniche usa e getta, dicevano, sono poi un problema ambientale. «Da un punto di vista ecologico, i vaporizzatori usa e getta sono indifendibili», ha ammesso anche Florent Biriotti, fondatore del movimento Je suis vapoteur, a favore della sigaretta elettronica: «I “ puff” sono realizzati in plastica e contengono una batteria al litio non riciclabile». A causa della loro crescente popolarità, della totale mancanza di comunicazione ambientale durante la vendita e dell’assenza di un dispositivo di raccolta dopo il loro esaurimento, le sigarette elettroniche usa e getta si aggiungono ormai ai miliardi di mozziconi di sigarette che vengono gettati ogni anno, dice Le Monde. Nel Regno Unito uno studio ha stimato che ogni settimana vengano gettati via 1,3 milioni di sigarette elettroniche usa e getta.
Il nuovo piano francese per la lotta al fumo non prevede invece un aumento del prezzo delle sigarette per il 2024. Il presidente Emmanuel Macron aveva fatto dell’aumento del prezzo dei pacchetti di sigarette una delle sue promesse elettorali e durante il suo mandato l’aveva in effetti mantenuta portandolo a 10 euro e usando le entrate aggiuntive per finanziare la prevenzione e i cerotti alla nicotina. La decisione annunciata da Élisabeth Borne di non aumentare il prezzo il prossimo anno è stata criticata da diverse organizzazioni sanitarie pubbliche: chiedono che l’aumento dei prezzi non si interrompa, affinché abbia un reale effetto deterrente sui consumi.
Le multinazionali del tabacco sostengono che l’aumento del prezzo dei pacchetti di sigarette non riduca il consumo, ma incoraggi semplicemente gli acquisti transfrontalieri e il contrabbando. Una conclusione che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha però smentito sostenendo che «un aumento dei prezzi del 10 per cento riduce i consumi di circa il 4 per cento nei paesi ad alto reddito».