Il generale dell’Esercito che aveva pubblicato un libro razzista e omofobo è stato destituito

Roberto Vannacci non sarà più comandante dell'Istituto geografico militare, dopo le molte polemiche delle ultime ore


(Difesa Online/YouTube)
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L’Esercito ha comunicato di aver destituito il generale Roberto Vannacci dal ruolo di comandante dell’Istituto geografico militare, un ente cartografico dello stato. La decisione è stata presa dopo le molte polemiche sollevate nelle ultime ore dalla pubblicazione di un libro scritto da Vannacci che conteneva molti passaggi omofobi, razzisti, sessisti e offensivi in generale.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva commentato la faccenda definendo le opinioni di Vannacci «farneticazioni personali», e l’Esercito aveva preso le distanze dal generale e aveva detto che lo avrebbe sottoposto a procedimenti disciplinari. L’incarico di Vannacci al comando dell’Istituto geografico militare finirà il 20 agosto, e al suo posto sarà nominato il generale Massimo Panizzi. Vannacci verrà messo a disposizione del comando delle forze operative terrestri.

Il libro, autopubblicato dal generale e in vendita su Amazon, si intitola Il mondo al contrario. Nel testo, tra le varie cose, Vannacci sostiene che «le minoranze», come le persone della comunità LGBT+ e gli italiani di origine straniera, starebbero imponendo alla maggioranza delle nuove regole non condivise; definisce i dibattiti contemporanei sui diritti civili «lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze». Vannacci scrive che le proprie opinioni sono «saggezza» e «verità oggettive».

– Leggi anche: Il generale dell’Esercito che ha autopubblicato un libro razzista e omofobo

In alcuni passaggi parla anche di «legittima difesa», espressione che secondo Vannacci comprende lo sparare o il «trafiggere con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani» una persona che entri in una casa con l’intento di rubare e il «piantare la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo».