Tutto sugli autovelox

Se ne discute da anni e ora si parla di riformarli, mentre sono stati al centro di alcuni casi recenti particolarmente eclatanti

Una pattuglia della polizia municipale di Roma Capitale esegue controlli della velocità 
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Una pattuglia della polizia municipale di Roma Capitale esegue controlli della velocità (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

A Cadoneghe, in provincia di Padova, nella notte tra il 9 e il 10 agosto è stato distrutto con un ordigno esplosivo un rilevatore di velocità, un autovelox, che era stato installato il 23 giugno lungo la strada 307 del Santo, all’incrocio con via Donizetti. È stata piazzata una miscela esplosiva alla base dell’impianto: la fiammata provocata dall’esplosione ha fuso i cavi elettrici rendendo inutilizzabile il rilevatore. Un altro impianto, poco lontano, è stato colpito con proiettili sparati da una pistola ma è rimasto funzionante. Il sindaco di Cadoneghe, Marco Schiesaro, ha detto che ha già fatto richiesta per acquistare un altro rilevatore che sostituisca quello reso inutilizzabile.

L’installazione di quel rilevatore di velocità (Autovelox è un marchio registrato di un’azienda fiorentina, la Sodi, con cui in Italia chiamiamo comunemente tutti i rilevatori che negli altri paesi vengono chiamati semplicemente “radar”) era stato richiesto da molti cittadini preoccupati per l’alta velocità che molte auto raggiungevano in quel tratto di strada. Dal giorno dell’installazione e da quando il limite di velocità su quella strada era passato da 70 a 50 km/h erano state emesse 24mila multe. C’era stata una manifestazione di protesta di molti automobilisti davanti al comune. In Veneto nelle ultime settimane gli atti di vandalismo contro i rilevatori di velocità sono stati parecchi. Nella zona del Polesine a luglio ne sono stati abbattuti quattro. Ma l’ostilità di una parte degli automobilisti contro i sistemi che registrano le velocità oltre i limiti è nota, non è nuova e non riguarda certamente solo il Veneto.

Un altro caso eclatante avvenuto di recente è quello del comune di Cagli, in provincia di Pesaro-Urbino, tra Marche e Umbria. Soprattutto grazie alle multe emesse da un rilevatore di velocità, il comune è passato da un disavanzo di 608mila euro nel 2019 a un utile di 1.941.353 euro l’anno scorso, dopo aver incassato 3 milioni e 150mila grazie alle multe. Il sindaco di Cagli, Alberto Alessandri, ha detto al Resto del Carlino di non dormire la notte pensando a tutte quelle multe: «Noi l’abbiamo messo solo per diminuire gli incidenti, calcolando un incasso massimo di 120mila euro invece sono arrivati 3 milioni». E ha aggiunto: «D’altra parte se si rispettano i limiti non si paga nulla». Contro le multe emesse da quel rilevatore di velocità sono già stati preannunciati ricorsi, anche se non si sa ancora con quale appiglio legale.

Per molte associazioni di automobilisti i rilevatori di velocità sarebbero in realtà solo strumenti che i comuni adottano per fare cassa. Viene contestato il fatto che spesso non vengano posizionati in punti particolarmente pericolosi, ma anzi dove, grazie a una maggiore sensazione di sicurezza, molti automobilisti tendono ad accelerare. Inoltre spesso c’è chi si lamenta del fatto che vengano messi in punti non facilmente visibili dagli automobilisti, anche se un decreto del 2007 prevede che i rilevatori vengano sempre preceduti da segnali di preavviso e che debbano poter essere visti per tempo. Le associazioni dei consumatori denunciano che da oltre dieci anni mancano regole certe e chiare sull’utilizzo, sostenendo che questo abbia dato eccessiva libertà alle amministrazioni che hanno voluto approfittarne.

Un recente disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri ha dato la delega al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini di varare una riforma complessiva del codice della strada che «può riguardare le multe, gli importi delle multe, i sistemi di sosta, i sistemi di costo di spedizione». Secondo quanto detto da Salvini sarà prevista la «revisione e semplificazione» del procedimento per l’applicazione delle sanzioni, e cioè una «graduazione» delle sanzioni in funzione «della gravità, della frequenza e dell’effettiva pericolosità del comportamento». La riforma dovrebbe riguardare anche il sistema dei rilevatori di velocità. Ha detto Salvini: «Ho chiesto agli uffici di predisporre delle localizzazioni adatte per tutelare l’incolumità, la vita e la sicurezza dove poter posizionare degli autovelox», aggiungendo: «piazzarti l’autovelox dove improvvisamente la velocità scende dai 90 ai 50 km/h per fare cassa come Comune non sarà più possibile».

Dovrebbe cambiare anche la regola per l’omologazione dei rilevatori: le apparecchiature dovranno essere uniformate in tutta Italia. Con omologazione si intende quella procedura che viene eseguita una volta sola prima dell’installazione del dispositivo. Più nello specifico, l’omologazione arriva nel momento del rilascio dell’autorizzazione all’utilizzo. Consiste, dice il regolamento, nell’accertamento della corrispondenza ed efficacia dell’autovelox alle prescrizioni stabilite dal regolamento stesso di attuazione al codice della strada. Va poi fatta una volta l’anno la taratura dell’apparecchio, che deve essere certificata e documentata.

Online si trovano diffusamente i consigli per “contrastare” i rilevatori di velocità, anche quelli illegali che prevedono la manomissione della targa perché non risulti leggibile. Esistono persino dispositivi anti-autovelox, sofisticati e costosi, in grado di disturbare il rilevatore durante il funzionamento (anche questi ovviamente illegali). Sempre online si trovano poi le mappe, quasi fossero segrete, in cui sono posizionati i rilevatori: in realtà sul sito della Polizia di stato, oltre a una descrizione di tutti i rilevatori utilizzati in Italia, sono presenti informazioni sul loro posizionamento in tutte le regioni.

Per quanto riguarda l’annosa domanda sull’efficacia dei rilevatori di velocità per diminuire gli incidenti stradali, riuscire a dimostrare un collegamento diretto è molto difficile. Esistono però dati disgiunti che possono fornire indicazioni, e in generale le associazioni che si battono per una maggiore sicurezza sulle strade sostengono spesso che gli autovelox funzionino indubbiamente da deterrente, e aumentino così la sicurezza.

L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di rilevatori di velocità presenti sulle strade. Secondo i dati comunicati nel 2022, nel 2021 erano attivi 14.297 sistemi di rilevamento della velocità tra fissi e mobili, sistemi Tutor e telecamere posizionate su semafori o incroci. Negli ultimi tre anni i rilevatori sono aumentati del 40%. I dati sono forniti dall’azienda francese Coyote group, che produce sistemi di assistenza alla guida. Sempre secondo questi dati al secondo posto si trova il Regno Unito con un numero però decisamente inferiore: poco più della metà dei rilevatori rispetto all’Italia. Seguono Germania, Francia e Belgio. All’ultimo posto c’è la Slovacchia dove i rilevatori di velocità sono meno di un centinaio. A livello mondiale i paesi con il maggior numero di rilevatori sono Russia e Brasile. In Italia il 76% dei rilevatori è nel Nord, con una prevalenza in Veneto seguita da Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Come detto, vengono chiamati comunemente autovelox dispositivi che possono in realtà essere di diversi tipi. I più comuni sono quelli a fotocellula: calcolano la velocità dell’auto al passaggio davanti all’apparecchio. Il dispositivo ha due fotocellule laser: quando la parte anteriore del veicolo passa davanti al primo fascio delle cellule interrompe il relativo laser e fa partire un cronometro. Il successivo passaggio attraverso il secondo fascio di fotocellule lo blocca. Conosciuta la distanza tra le due cellule, l’apparecchio calcola la velocità in base al tempo impiegato ad attraversare i due fasci.

Gli apparecchi a fotocellula possono essere sia fissi che mobili. Quelli fissi operano senza la presenza della polizia ma come detto, per legge, devono essere segnalati. Sono normalmente collocati in strutture metalliche ai margini della strada. Può succedere che in alcune non ci siano però realmente i dispositivi: gli apparecchi sono in numero inferiore e possono essere spostati da una postazione all’altra. Resta il fatto che in quel caso il cartello di avviso deve sempre essere posizionato. Gli apparecchi mobili sono quelli che vengono posizionati da pattuglie della polizia su treppiedi ai margini della strada. Gli operatori della polizia devono sempre essere presenti.

Ci sono poi i Telelaser: apparecchi che vengono tenuti nelle mani degli operatori della polizia e puntati verso il traffico. Il display evidenzia la velocità di uno specifico veicolo che quindi deve essere immediatamente fermato per la contestazione dell’infrazione.

Gli Scout Speed, che sono sempre più diffusi, sono invece posizionati direttamente nelle auto della polizia. Sono sempre in funzione e riescono a calcolare la velocità delle auto che si muovono nello stesso senso di circolazione e in quello opposto alla auto della polizia in cui sono collocati. Anche questo apparecchio controlla la velocità istantanea dell’auto in uno specifico momento. I Tutor funzionano in maniera diversa: calcolano la velocità media percorsa da un’auto tra un punto di partenza e uno di arrivo. Non calcolano quindi la velocità istantanea in un determinato punto, ma quella media percorsa durante tutta la distanza presa in considerazione dall’apparecchio.

Quanto la presenza di questi dispositivi riesca a far diminuire gli incidenti è difficile da stabilire. Nel 2018 l’Europa ha fissato l’obiettivo di ridurre del 50% i morti e i feriti gravi per incidente stradale entro il 2030. Nel 2022 però, in Europa le vittime della strada sono state 20.600, un numero più alto del 3% rispetto all’anno precedente (in cui però la mobilità era ridotta a causa delle restrizioni dovute alla pandemia). Rispetto al 2019 le vittime sono diminuite di 2mila unità. Le riduzioni più significative, anche superiori al 30%, sono state registrate in Lituania, Polonia e Danimarca, mentre Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Svezia hanno fatto registrare dati stabili o in peggioramento.

Nel 2022 in Italia secondo l’Istat gli incidenti stradali con lesioni sono stati 165.889, cioè 454 al giorno. Il 73,4% è avvenuto su strade urbane, il 21.5% su strade extraurbane, il 5% in autostrada. Le vittime sono state 3.159, il 43,5% era a bordo di autovetture, il 24,7% a bordo di motocicli, il 15,4% erano pedoni, il 6,5% guidava una bicicletta, il 5,3% era a bordo di camion, il 2,2% era su ciclomotori, lo 0,5% su monopattini (1,9% viene classificato dall’Istat come altro). C’è stato un aumento delle vittime rispetto al 2021 (ricordiamo che fu un anno con mobilità ridotta) ma una diminuzione per incidenti e feriti rispetto al 2019 del 3,7 e del 7,4%. Il numero di vittime è invece pressoché stabile, di poco inferiore a quello registrato nel 2019 (-0,4%).

Quanto alle contravvenzioni, quattro su dieci sono state per eccesso di velocità. Secondo l’Istat sono aumentate le sanzioni per guida in stato di ebbrezza (del 21,5%) e per guida sotto l’influenza di stupefacenti (del 7,4%). I comuni italiani hanno incassato in media dalle multe 12,62 euro per abitante. In proporzione gli incassi maggiori sono stati in Liguria, Veneto e Puglia. La città che ha incassato di più è stata Milano con 151 milioni di euro, seguita da Roma con 133 milioni e, molto staccata, Firenze, che è anche la città capoluogo di provincia con maggior multe per eccesso di velocità.

Le sanzioni per eccesso di velocità variano attualmente a seconda dei superamenti del limite: se il superamento del limite va da 10 a 40 km/h oltre la velocità consentita la multa può andare da 173 a 695 euro. Invece, per eccessi di velocità più elevati da oltre 40 km/h fino a 60 km/h in più del limite, in questo caso la sanzione amministrativa è compresa tra 544 e 2.174 euro con la sospensione della patente da uno a tre mesi.