L’operazione per svuotare la petroliera abbandonata al largo dello Yemen è andata a buon fine

(EPA/YAHYA ARHAB)
(EPA/YAHYA ARHAB)

Nel mar Rosso, a pochi chilometri dalla costa dello Yemen, è andata a buon fine una complessa operazione per rimuovere 1,1 milioni di barili di petrolio dalla FSO Safer, una petroliera ormeggiata e abbandonata in mare nel 2015 a causa della guerra civile yemenita. La petroliera era malmessa e parzialmente corrosa dall’acqua marina, con rischi di esplosioni, incendi e affondamenti. L’operazione, condotta dalle Nazioni Unite, ha permesso di evitare un potenziale disastro ambientale: la FSO Safer si trova nel mezzo di una serie di ricchi ecosistemi marini che la fuoriuscita di petrolio avrebbe rischiato di distruggere.

La petroliera abbandonata è lunga oltre 300 metri e fu costruita nel 1976 in Giappone. Fu poi venduta al governo yemenita negli anni Ottanta per immagazzinare il petrolio destinato all’esportazione. Per anni sulla FSO Safer lavorarono molte persone, anche provenienti dall’estero. La petroliera fu abbandonata nel 2015, quando i ribelli Houthi – milizie sciite sostenute dall’Iran – presero il controllo di una parte della costa e interruppero gli investimenti destinati alla manutenzione della petroliera.

L’operazione appena conclusa è il risultato di un accordo raggiunto a marzo del 2022 tra gli Houthi e le Nazioni Unite, che hanno acquistato la nave cisterna con cui è stato svolto lo svuotamento della FSO Safer.
La nave cisterna, però, potrebbe rimanere bloccata fino a quando non saranno risolte le complesse trattative per stabilire a chi andranno i ricavi della vendita del petrolio recuperato: sia gli Houthi sia il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale rivendicano la proprietà della società petrolifera di stato, a cui le Nazioni Unite consegneranno la nave alla fine dell’anno.
La FSO Safer, invece, verrà pulita, poi trainata sulla costa e smantellata.