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  • Mercoledì 2 agosto 2023

L’orfanotrofio ucraino nelle valli bergamasche sta per essere smantellato

Martedì sono cominciati i rimpatri di 81 fra ragazzi e bambini ospitati a Rota D'Imagna: lo ha chiesto il governo ucraino

Una camerata dove sono ospitate le bambine a Rota d'Imagna (foto Il Post)
Una camerata dove sono ospitate le bambine a Rota d'Imagna (foto Il Post)
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Da Rota D’Imagna martedì mattina è partito un pullman diretto al confine fra la Polonia e l’Ucraina: a bordo c’erano 35 minori ucraini, fra i 14 e i 18 anni, e tre degli educatori che sono stati con loro nell’ultimo anno e mezzo. I ragazzi erano parte dei 115 minori arrivati a marzo del 2022 dall’orfanotrofio di Berdyansk, città portuale ucraina sul mar Nero occupata un mese prima dall’esercito russo. Allora Rota D’Imagna, il paesino da 900 abitanti in mezzo alle montagne in provincia di Bergamo, aveva deciso di ospitare i ragazzi e i bambini in fuga dalla guerra.

Ora quel pullman ne ha riportati in Ucraina una parte, e gli altri seguiranno nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. Il governo ucraino ha fatto arrivare la richiesta di rimpatrio il 20 maggio, attraverso il consolato d’Ucraina di Milano: la comunicazione è stata mandata ai tutori legali dei ragazzi e al tribunale per i minorenni di Brescia, che si era occupato della loro accoglienza e che aveva acconsentito a lasciarli tutti insieme nelle strutture di Rota, creando un caso unico in Italia.

La richiesta del governo ucraino lasciava pochi margini e almeno per i più grandi il trasferimento è già diventato operativo. Non tutti avrebbero voluto tornare in Ucraina: alcuni dei ragazzi avrebbero preferito restare in Italia e a Rota. La destinazione finale comunque sarà per tutti una struttura di Oleksandrija, città quasi al centro dell’Ucraina, a tre ore da Dnipro e da Zaporizhzhia, dove si trova una linea del fronte. Se non ci saranno nuovi cambi di programma o diverse decisioni dei tutori e dei tribunali competenti, dovrebbero essere trasferiti lì tutti i ragazzi e i bambini che sono stati ospitati a Rota, ma anche quelli ospitati dai comuni di Bedulita e Pontida (sempre in provincia di Bergamo), che facevano parte dello stesso gruppo arrivato in Italia.

– Leggi anche: L’orfanotrofio ucraino che ha cambiato un paese delle valli bergamasche

I ragazzi arrivarono in 115 la sera del 20 marzo 2022, piuttosto improvvisamente: Zlaghoda, associazione ucraina di Bergamo, aveva accolto l’appello dell’orfanotrofio di Berdyansk che cercava un posto per trasferire bambini e ragazzi. Il Comune di Rota D’Imagna offrì un albergo, l’Hotel Posta, vuoto e inutilizzato, senza avere una reale prospettiva sui tempi. Restarono lì sette mesi, poi si trasferirono nella casa d’accoglienza Stella Mattutina, una struttura dell’Azione Cattolica normalmente dedicata ai campi estivi e presa in affitto dal Comune.

I più piccoli andarono a Bedulita e Pontida, il grosso del gruppo rimase unito, a Rota. Nel tempo i 94 nuovi abitanti del paese (26 bambini in età da scuola primaria, 31 da scuola media, 37 fra i 14 e i 18 anni) si erano ridotti: 8 avevano trovato una famiglia affidataria negli Stati Uniti (grazie a un progetto preesistente), 5 erano tornati in Ucraina anche in seguito ad alcuni problemi comportamentali.

Il gruppo era però particolarmente numeroso, in Italia non ce n’era un altro simile: lo era specialmente in rapporto al numero ridotto degli abitanti del comune.

L’inserimento di bambini e ragazzi fu una risposta emergenziale complessa, che richiese uno sforzo organizzativo non da poco. Non solo l’ospitalità e il cibo, ma anche i trasporti verso le scuole, le attività pomeridiane, la ricerca di operatori che parlassero la loro lingua. I fondi arrivarono in parte dallo stato e in parte da molte donazioni di privati. Nel tempo l’accoglienza di un gruppo così numeroso si è trasformata in una specie di esperimento sociale, con la convivenza fra i ragazzi e la comunità locale che ha vissuto anche alcuni momenti di tensione.

Anna Tseber è la presidente dell’associazione ucraina Zlaghoda: «Sono state dette e scritte anche tante falsità, come quella che i 35 ragazzi sarebbero tornati in Ucraina per problemi di gestione. È una notizia non vera, è vero piuttosto che negli ultimi tempi, dopo il grande entusiasmo iniziale, le attività organizzate per loro si erano ridotte e molti finivano con avere poco da fare durante le giornate a Rota. Negli ultimi due mesi poi erano scossi, non sapevano se e quando sarebbero dovuti partire».

La partenza dei più piccoli è stata al momento rinviata per proseguire le cure mediche che alcuni di loro avevano iniziato, ma la prospettiva è che sia un rinvio temporaneo. I “grandi” che sono partiti martedì sono stati portati da una ditta di trasporti italiana fino in Polonia, quasi al confine con l’Ucraina, nella zona di Przemyśl: un pullman fornito dalle autorità ucraine li ha poi trasferiti da lì a Leopoli. Poi giovedì mattina partiranno in treno per Oleksandrija.

A marzo 2022 l’amministrazione comunale di Rota e il sindaco Giovanni Locatelli avevano soprattutto voluto rispondere a un’emergenza di accoglienza e il tribunale dei minorenni si era detto d’accordo sul fatto che mantenere il gruppo unito avrebbe favorito l’interesse dei minori. Nei primi mesi si era anche ipotizzato che l’inserimento a lunga scadenza avrebbe potuto aiutare una valle soggetta a un progressivo spopolamento e invecchiamento della popolazione.

L’ingresso della casa Stella Mattutina (foto il Post)

Col passare del tempo le difficoltà di gestione, i problemi economici e qualche incidente (come un incendio che si era sviluppato nelle strutture) avevano reso la quotidianità sempre più complessa. L’amministrazione aveva dovuto fare i conti con crescenti lamentele da parte della comunità locale e con i ritardi o il mancato arrivo dei fondi stanziati dal governo per l’accoglienza dei profughi: era stato necessario un intervento dal Consorzio BIM (Bacino Imbrifero Montano) di Bergamo per aiutare i conti del Comune.

I problemi non mancavano, anche perché il Comune di Rota D’Imagna ha solo tre dipendenti oltre al sindaco e al vicesindaco. Il progetto di accoglienza era comunque proseguito e aveva riguardato anche l’inserimento nelle scuole della zona. Per oltre un anno e mezzo bambini e ragazzi avevano trovato a Rota un rifugio sicuro, un percorso educativo, una rete di operatori e volontari che avevano provato a rispondere alle loro esigenze, non solo primarie. E al momento il progetto di accoglienza prosegue per gli oltre 40 bambini e ragazzi rimasti in valle: le prospettive però non sono più a lungo termine.