Il governo ha di nuovo posticipato il pagamento dei rimborsi milionari chiesti ai produttori di dispositivi medici

ferri chirurgici
(Danilo Schiavella/ANSA)

Nel decreto-legge “emergenza caldo” approvato dal Consiglio dei ministri il 26 luglio, il governo ha inserito anche un intervento per rimandare dal 31 luglio al 30 ottobre la scadenza per i rimborsi milionari che le aziende di dispositivi medici devono allo Stato. È il cosiddetto payback: in teoria le aziende che producono e forniscono garze, bende, ferri chirurgici, ma anche valvole cardiache, protesi ortopediche, accessori per la radioterapia, dispositivi per dialisi e per il pronto soccorso, devono restituire più di un miliardo di euro allo Stato, per via di una sorta di tassa che il governo Berlusconi aveva introdotto nel 2011 per rientrare in parte dall’eccesso di spesa sanitaria.

Il nuovo rinvio proposto dal governo è solo l’ultimo di una lunga serie che si trascina da diversi anni: le richieste di rimborso si sono accumulate fino a raggiungere una cifra considerevole, che ora le aziende fanno fatica a gestire nei loro bilanci. Secondo le stime fatte dalle associazioni di categoria, il pagamento di somme così alte costringerebbe molti produttori e fornitori a chiudere, con conseguenze non trascurabili sulle forniture di dispositivi medici per gli ospedali e senza la possibilità di recupero completo dei soldi.

Diversi esponenti del governo hanno promesso che nei prossimi mesi sarà trovata una soluzione per evitare che le aziende vadano in difficoltà, ma non è chiaro ancora come. Nel frattempo 1.800 aziende hanno presentato ricorsi al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio.

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