Ihar Karnei, uno dei più importanti giornalisti indipendenti rimasti in Bielorussia, è stato arrestato

(svaboda.org RFE/RL Photo via AP)
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Lunedì Ihar Karnei, uno dei più importanti giornalisti indipendenti rimasti in Bielorussia, è stato arrestato a Minsk, la capitale del paese. La figlia di Karnei, Polina, ha detto ad Associated Press che la polizia avrebbe fatto irruzione nella sua casa e lo avrebbe portato via sequestrando anche i suoi computer e i suoi telefoni. Le autorità bielorusse non hanno motivato il suo arresto. Karnei ha però lavorato per diverso tempo per la testata Radio Free Europe fondata e finanziata dal governo degli Stati Uniti, che in Bielorussia è considerata un’organizzazione “estremista”: e nel paese chi lavora per organizzazioni di questo genere può subire condanne fino a 7 anni di carcere.

Karnei ha 55 anni ed è solo l’ultimo di una serie di giornalisti imprigionati in Bielorussia per motivi politici. Dal 2020 il presidente Alexander Lukashenko, che governa ininterrottamente il paese in maniera autoritaria dal 1994, ha molto rafforzato la repressione nei confronti di giornalisti indipendenti e oppositori politici, dopo le grosse proteste antigovernative che avevano seguito la sua elezione e che chiedevano le sue dimissioni. Secondo oppositori e organizzazioni internazionali, le elezioni vinte da Lukashenko nel 2020 erano state condizionate da brogli; l’insediamento di Lukashenko non era poi stato riconosciuto dall’Unione Europea. Da allora sono state arrestate migliaia di persone e molti oppositori politici sono fuggiti all’estero.