Il governo svedese ha condannato la manifestazione della scorsa settimana in cui è stato bruciato un Corano

Un momento della manifestazione del 28 giugno (Caisa Rasmussen/TT via ZUMA Press)
Un momento della manifestazione del 28 giugno (Caisa Rasmussen/TT via ZUMA Press)

Il governo svedese ha condannato la manifestazione che si era tenuta mercoledì 28 giugno davanti alla principale moschea a Stoccolma, durante la quale un uomo aveva bruciato una copia del Corano, il testo sacro dell’Islam. L’uomo aveva anche messo una fetta di bacon nel libro (il maiale è un animale considerato impuro dai musulmani) e aveva strappato alcune pagine. Autorizzata dalla polizia svedese dopo l’intervento di un giudice, la manifestazione aveva causato forti proteste in tutto il mondo islamico. Reazioni ufficiali erano arrivate, fra gli altri, dai governi di Iraq, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Giordania e Turchia.

«Il governo svedese comprende pienamente che gli atti islamofobici commessi da alcuni individui durante manifestazioni che si sono tenute in Svezia possano essere offensivi per i musulmani», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. «Condanniamo fermamente queste azioni, che non rispecchiano in alcun modo le opinioni del governo svedese». Il ministero aggiunge che l’atto di bruciare il Corano è «una chiara provocazione», e che queste espressioni di razzismo e intolleranza «non hanno posto in Svezia o in Europa».

La richiesta di organizzare la manifestazione a Stoccolma era stata presentata a febbraio da Salwan Momika, un uomo di origine irachena residente in Svezia con lo status di richiedente asilo: Momika aveva detto di voler bruciare il Corano in pubblico perché il libro secondo lui rappresenterebbe «un pericolo per le leggi democratiche e per i valori svedesi e umani».

La polizia svedese aveva detto di aver autorizzato la manifestazione mercoledì mattina. La manifestazione era stata inizialmente vietata dalla polizia per possibili rischi per la sicurezza, ma due settimane fa un tribunale svedese aveva deciso di annullare la decisione della polizia, in seguito a un ricorso di Momika, sostenendo che i rischi per la sicurezza non fossero tali da impedire il diritto di bruciare il Corano. C’era il timore che il rogo del Corano causasse disordini e incidenti intorno alla moschea: c’è stata in effetti una manifestazione di protesta, dalle dimensioni però piuttosto contenute. Alcune persone avevano provato a lanciare pietre contro Momika ma erano state fermate dalla polizia.