La Svezia si sta avvicinando all’euro

È uno dei pochi paesi dell'Unione Europea che ancora non lo usa, per ragioni soprattutto politiche: ma le cose stanno un po' cambiando anche grazie all'inflazione

L'ex prima ministra svedese Magdalena Andersson (EPA/JESSICA GOW)
L'ex prima ministra svedese Magdalena Andersson (EPA/JESSICA GOW)
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La Svezia è tra i paesi dell’Unione Europea a non aver ancora adottato l’euro: al momento dell’ingresso nell’Unione tutti i paesi membri si erano impegnati ad adottarlo prima o poi, una volta rispettata una serie di criteri di carattere economico e istituzionale. Ci sono state solo due eccezioni a questo vincolo: Regno Unito e Danimarca, che avevano negoziato fin dall’inizio di entrare nell’Unione Europea senza avere intenzione di cambiare valuta. Oltre questi casi, oggi restano solo sei stati membri a non avere ancora l’euro come moneta: la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Polonia e la Svezia, appunto.

Il caso svedese però è un po’ singolare perché – al contrario degli altri paesi con ancora le loro valute nazionali – le condizioni economiche per l’adozione dell’euro ci sarebbero, mentre manca la volontà politica. Con un referendum dall’esito piuttosto polarizzato nel 2003 la maggior parte dei cittadini votò per non adottare la moneta unica. Nonostante l’impegno del paese con l’Unione Europea sia ancora valido e più vincolante dell’esito di un referendum nazionale, da allora per una serie di motivi il paese ha continuato a mantenere la sua valuta e secondo i sondaggi gli svedesi sono sempre rimasti contrari all’ingresso del paese nel sistema dell’euro. Oggi le cose sono un po’ diverse, alcuni dei presupposti per cui c’era così tanta resistenza non ci sono più e l’inflazione nel paese sta portando molte persone a pensare che potrebbero esserci dei vantaggi tangibili ad adottare l’euro.

Un sondaggio pubblicato dall’istituto svedese di statistica mostra che in caso di nuovo referendum il 30,6 per cento degli svedesi voterebbe oggi per entrare nell’area dei paesi che adottano l’euro, la cosiddetta “Eurozona”; il 50,5 per cento resta invece contrario ad abbandonare la corona svedese, l’attuale valuta del paese. Con queste percentuali l’euro non sarebbe comunque adottato, ma la quota dei sostenitori della moneta unica non è mai stata così alta dall’inizio della crisi dei debiti sovrani del 2011-2012, quando arrivò ai minimi storici perché molti paesi europei che avevano l’euro come moneta furono un bersaglio di speculazione sui mercati finanziari.

Grafico di Bloomberg sull’andamento delle posizioni a favore (in nero) e contrarie (in rosa) all’adozione dell’euro, secondo i sondaggi (in giallo gli indecisi)

Uno dei motivi per cui sono aumentati i sostenitori dell’euro è che da tempo la corona svedese vale sempre meno rispetto all’euro e al dollaro, che al contrario si stanno rafforzando grazie alle politiche di rialzo dei tassi che le banche centrali di tutto il mondo stanno portando avanti per combattere l’inflazione.

In questi casi le monete più piccole non riescono a mantenere il loro valore, nonostante tutti gli sforzi della banca svedese sui mercati dei cambi. Il che è un problema per l’economia svedese: i beni importati sono diventati nel tempo sempre più cari, perché ci volevano sempre più corone per acquistarli in euro o in dollari. Al tempo stesso le esportazioni sono diventate più competitive perché servono meno euro o dollari per acquistare merci in corone.

Il bilancio è comunque sfavorevole perché la Svezia importa la maggior parte dei beni di consumo: il risultato finale è che i prezzi sono aumentati anche grazie a una moneta sempre più debole, oltre che a causa di tutti i motivi che li hanno fatti aumentare ovunque nell’Unione Europea nell’ultimo anno.

La premessa principale su cui si basava l’avversione verso l’euro era fondata proprio sulla forza della corona. Al referendum del 2003 la maggioranza degli svedesi votò per non aderire al sistema dell’euro perché c’era un generale clima di fiducia verso la banca centrale svedese e verso il sistema economico: il commercio estero andava molto bene, l’inflazione era sotto controllo, la disoccupazione era minore della media dei paesi dell’Eurozona e le prospettive di crescita erano promettenti.

In più tutta la struttura della politica di cooperazione economica all’interno dell’Eurozona era ancora in costruzione e le regole di bilancio del Patto di stabilità erano ancora viste come una sorta di zavorra burocratica (e per certi sensi sono ancora viste così). Dopo il referendum del 2003 di fatto il paese si è messo in una posizione attendista: si sa che prima o poi dovrà aderire al sistema dell’euro ma aspetta il momento migliore per farlo. E le condizioni attuali dell’economia svedese, che ha una moneta sempre più debole e un’inflazione alta, potrebbero essere un buon appiglio.

Ogni due anni la Banca Centrale Europea elabora un report sullo stato dei cosiddetti “criteri di convergenza” nei paesi che non hanno ancora adottato l’euro: monitora sia i criteri economici, come lo stato delle finanze pubbliche, che i criteri istituzionali, come l’indipendenza della banca centrale e degli altri organi di controllo e vigilanza. Secondo l’ultimo rapporto, che risale all’anno scorso, la Svezia era totalmente in linea con tutti i parametri economici e l’unico motivo di incompatibilità riguardava il regolamento della sua banca centrale, che la BCE da anni le chiede di cambiare. Una questione che quindi si risolverebbe con una riforma, che però implica una volontà politica precisa.

Nel rapporto si legge che nonostante i trattati abbiano «obbligato la Svezia ad adattare la legislazione nazionale per l’integrazione nell’Eurozona dall’1 giugno del 1998» negli anni «le autorità svedesi non hanno intrapreso alcuna azione legislativa per porre rimedio alle incompatibilità descritte in questo e nei precedenti rapporti».

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