In Ucraina i russi potrebbero aver compiuto torture contro militari e civili con l’assenso del governo russo, dice la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura

Carri armati russi a Bucha, in Ucraina (AP Photo/Rodrigo Abd)
Carri armati russi a Bucha, in Ucraina (AP Photo/Rodrigo Abd)

Giovedì Alice Jill Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, ha detto che dall’Ucraina arrivano rapporti e testimonianze sull’utilizzo di pratiche di tortura su prigionieri militari e civili ucraini da parte dell’esercito russo. Questa di per sé non sarebbe una grossa novità, ma Edwards ha detto di ritenere probabile che l’utilizzo della tortura compiuta sui prigionieri ucraini sia «approvata dallo stato» russo, cioè dal governo del presidente Vladimir Putin.

Edwards ha detto che le testimonianze emerse finora, che andranno accertate, parlano di una costante e intenzionale inflizione di sofferenze fisiche e psicologiche ai prigionieri ucraini, che «includono scosse elettriche, percosse, incappucciamenti, finte esecuzioni e minacce di morte», compiute con «coordinamento, pianificazione e organizzazione, nonché per mezzo di un’autorizzazione diretta, una pratica deliberata o una tolleranza ufficiale da parte di autorità superiori».

Ha aggiunto che le persone che hanno riferito di aver subìto torture da parte dei russi in Ucraina hanno riportato ferite fisiche e psicologiche, lesioni agli organi interni, fratture alle ossa, allucinazioni e disturbi sensoriali di vario tipo, tra le altre cose. Edwards ha detto che lei e altri esperti delle Nazioni Unite hanno inviato una lettera al governo russo esprimendo le proprie preoccupazioni, specificando che la tortura è un crimine di guerra, la sua pratica sistematica o diffusa un crimine contro l’umanità, e che «obbedire a un ordine superiore» non può essere una giustificazione per compierli.

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