La prima drag queen

Si chiamava William Dorsey Swann: era una persona afroamericana nata in schiavitù, e fu la prima a rivendicare il diritto della comunità queer a riunirsi in uno spazio libero da minacce o violenze

Una cartolina del 1903 che raffigura due persone, Gregory e Brown, una delle quali è una drag queen, mentre ballano la cakewalk a Parigi
Una cartolina del 1903 che raffigura due persone, Gregory e Brown, una delle quali è una drag queen, mentre ballano la cakewalk a Parigi
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La prima drag queen autoproclamata della storia si chiamava William Dorsey Swann: era una persona afroamericana, nata in schiavitù, e visse nella seconda metà del Diciannovesimo secolo. Fu anche la prima persona a fare delle azioni legali e politiche per difendere il diritto delle persone queer a radunarsi in uno spazio condiviso senza la minaccia di criminalizzazioni o repressioni.

La storia di William Dorsey Swann è stata raccontata dal giornalista e storico Channing Gerard Joseph che per primo l’ha scoperta durante una ricerca d’archivio e poi raccontata in un libro: «Sebbene la rivolta di Stonewall del 1969 venga spesso considerata come l’inizio della lotta per la liberazione delle persone omosessuali, il coraggioso esempio di Swann ci costringe a ripensare la storia del movimento: quando è nato, da dove è venuto e chi erano i suoi leader», dice Gerard Joseph.

L’articolo che attirò l’attenzione di Gerard Joseph nel 2005 durante le sue ricerche era stato pubblicato sul Washington Post nell’aprile del 1888 e raccontava come durante la retata della polizia a una festa, un uomo con uno «splendido abito di raso color crema» addosso si precipitò verso gli agenti cercando di impedirne l’irruzione, mentre gli altri cercando di liberarsi da vesti, nastri e lunghe parrucche provavano a scappare dalla porta sul retro o dalle finestre.

Nella rissa che ne seguì, quell’abito di raso color crema fu fatto a brandelli e William Dorsey Swann (“The Queen”, per il giornale) venne portato in prigione con altri dodici uomini afroamericani. Com’era abitudine i loro nomi comparivano nell’articolo e quegli atti di vergogna pubblica sono anche l’unico motivo per cui oggi sappiamo chi fosse Swann. La retata del 12 aprile del 1888 non fu né la prima né l’ultima, ma la decisione di William Dorsey Swann di non sottomettersi passivamente all’arresto rappresenta uno dei primi casi noti di resistenza attiva per i diritti delle persone LGBT+.

Swann era nato a Hancock, nella contea di Washington, Maryland, intorno al 1858. Era, molto probabilmente, il quinto di tredici fratelli e sorelle. La madre si chiamava Mary Jane Younker, il padre Andrew Jackson “Jack” Swann ed entrambi, come i loro figli, erano “di proprietà” di una donna bianca di nome Ann Murray. Nel 1865, dopo la fine della guerra civile americana e l’abolizione dello schiavismo, i genitori di Swann rimasero nella contea di Washington e comprarono un pezzo di terra avviando una loro azienda agricola.

Swann, come molti bambini precedentemente ridotti in schiavitù, non frequentava la scuola e non appena fu in grado cominciò a lavorare. Fece il cameriere per un po’ e poi, nel 1880, si trasferì a Washington per trovare un lavoro che gli desse uno stipendio più alto e contribuire così al mantenimento della famiglia.

A quel tempo Washington era un centro importante per i movimenti di emancipazione  delle persone nere: rappresentava uno spazio di maggiori libertà e occasioni economiche. L’Emancipation Proclamation con cui nel gennaio del 1863 il presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln abolì la schiavitù negli stati sudisti era stato infatti anticipato, nel 1862, dal D.C. Compensated Emancipation Act che concedeva, in cambio di un rimborso, la libertà per tutte le persone schiavizzate della capitale. Anche grazie a questo Washington divenne un luogo significativo per la comunità nera, tanto che tra il 1860 e il 1870 la popolazione nera della città triplicò, passando da 14.136 a 43.404.

Qui, a partire dal 1882, Swann cominciò a organizzare dei balli privati ​​​​conosciuti come “drags”, che possono essere considerati oggi la prima espressione documentata nella storia americana di “drag balls”. Ai balli di Swann gli ospiti erano soprattutto suoi conoscenti e molti di loro, come Swann, erano nati in schiavitù e lavoravano per le ricche famiglie di Washington. Indossavano abiti femminili, a volte anche dei costumi maschili, ma sempre volutamente eccessivi per estremizzare femminilità e mascolinità.

Le feste si svolgevano in case private, c’era da bere e da mangiare, ma soprattutto si facevano delle sfide di ballo a ritmo di cakewalk, una danza nata nelle comunità afroamericane schiavizzate come parodia dei balli tra bianchi. Gli schiavisti, apparentemente inconsapevoli, facevano da giudici di queste performance e consegnavano come premio ai vincitori una torta.

A questa tradizione Swann ne unì un’altra. Partecipando alle parate per commemorare l’emancipazione delle persone ridotte in schiavitù negli Stati Uniti, rimase colpito dalle cosiddette “regine della libertà”: donne che impersonavano la libertà delle persone nere e che, durante i festeggiamenti, sfilavano su carri coperti di fiori con una corona. Ispirato da queste regine, Swann iniziò a incoronare le persone che vincevano le gare di ballo nelle sue feste e si autoproclamò, a sua volta, una regina drag: una drag queen, appunto.

Una donna su un carro decorato durante le celebrazioni per commemorare la liberazione degli schiavi afroamericani negli Stati Uniti, Texas, 1913 (DeGolyer Library, Southern Methodist University)

Ben presto queste feste attirarono l’attenzione della polizia e cominciarono le retate. Nel gennaio del 1887 il Washington Critic raccontò come gli agenti che fecero irruzione in uno di questi balli furono sorpresi nel trovare sei uomini neri «vestiti con eleganti abiti femminili», con strascichi, corsetti e collant. L’aprile successivo l’Evening Star diede notizia di un’altra retata contro uomini con «sgargianti costumi di raso e seta».

Con la pubblicazione di queste notizie dell’argomento si cominciò a parlare per le strade, tra politici e psichiatri. Il dottor Charles Hamilton Hughes descrisse il gruppo di Swann in una rivista medica del 1893 come una «banda lasciva di pervertiti sessuali» e come «un’organizzazione di erotopati neri», cioè persone con un’alterazione patologica dell’impulso sessuale. Jen Manion, storica all’Amherst College, ha spiegato come ci fosse pochissima tolleranza per gli uomini che sovvertivano le norme di genere e che gli arresti di Swann e dei suoi compagni crearono uno scandalo ancora maggiore perché, per la maggior parte, erano neri e in quanto tali associati a una retorica estrema della virilità.

Alla fine del 1895 Swann venne arrestato di nuovo e accusato di essere il gestore di «una casa di disordinata moralità», cioè di un bordello. Condannato a 300 giorni di carcere, dopo averne scontati circa 90 Swann presentò una petizione per richiedere la grazia al presidente Grover Cleveland. In suo sostegno firmarono una trentina di persone, ma il procuratore degli Stati Uniti A.A. Birney si oppose dicendo che Swann era stato condannato «per i reati più orribili e disgustosi noti alla legge».

La petizione di Swann accompagnata dalle firme in suo sostegno (U.S. National Archives)

Cleveland respinse la petizione. Tuttavia quello fu il primo esempio documentato di un’azione legale e politica intrapresa per difendere il diritto della comunità queer a riunirsi in uno spazio libero da ogni forma di minaccia o violenza.

Nel 1900 Swann si ritirò dalle scene e tornò a Hancock dove morì nel dicembre del 1925. La sua casa venne incendiata e qualsiasi cosa potesse contenere fu distrutta. I drag balls proseguirono a Washington, si diffusero anche in altre città e diventarono eventi pubblici all’inizio del XX secolo. Uno dei fratelli minori di Swann, Daniel J . Swann, faceva il sarto e continuò per altri cinquant’anni a confezionare costumi per la comunità drag di Washington. Di Swann non esiste alcuna fotografia.