Come funzionano i funerali di Stato e il lutto nazionale

Sono due cose molto diverse, il primo caso è una prassi per gli ex presidenti del Consiglio come Berlusconi, il secondo invece no

(ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
(ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

Mercoledì 14 giugno nel Duomo di Milano si svolgeranno i funerali di Silvio Berlusconi, morto lunedì a 86 anni. Saranno funerali di Stato, come prevede la legge italiana per tutti gli ex capi di governo, il che vuol dire che le spese saranno a carico dello Stato e che verrà seguito un preciso cerimoniale. Inoltre il governo ha deciso che nel giorno dei funerali di Berlusconi ci sarà anche un giorno di lutto nazionale, che è una cosa diversa dai funerali di Stato e che in passato non era mai stato proclamato per un ex presidente del Consiglio.

I funerali di Stato sono regolati dalla legge n. 36 del 7 febbraio 1987, che all’articolo 1 prevede che «sono a carico dello Stato le spese per i funerali del presidente della Repubblica, del presidente del Senato, del presidente della Camera dei deputati, del presidente del Consiglio dei ministri e del presidente della Corte costituzionale, sia che il decesso avvenga durante la permanenza in carica, sia che avvenga dopo la cessazione della stessa».

La cerimonia, di cui si occupa un ufficio apposito della presidenza del Consiglio, prevede che il feretro venga scortato da sei carabinieri in alta uniforme e che gli vengano riservati onori militari all’ingresso e all’uscita dal luogo della cerimonia.

Non fa quindi eccezione Berlusconi, che è stato presidente del Consiglio per quattro volte nella sua lunga carriera politica e che quindi ha pienamente diritto ai funerali di Stato. È anche vero che in passato quasi tutti gli ex presidenti del Consiglio, o le loro famiglie, hanno preferito funerali in forma privata. Gli unici ad avere funerali di Stato prima di Berlusconi furono Giovanni Spadolini nel 1994, Amintore Fanfani nel 1999 e Giovanni Leone nel 2001 (Leone era stato anche presidente della Repubblica).

L’articolo 2 della legge del 1987 prevede che i funerali di Stato possano essere concessi su indicazione del governo anche a «personalità che abbiano reso particolari servizi alla Patria, nonché di cittadini italiani e stranieri o di apolidi che abbiano illustrato la Nazione italiana nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, del lavoro, dell’economia, dello sport e di attività sociali». Il caso più recente è stato quello dell’ex ministro della Lega Roberto Maroni, morto lo scorso novembre, ma prima ancora c’erano stati anche vari personaggi della cultura, come la poeta Alda Merini e il conduttore televisivo Mike Bongiorno.

Le cose stanno invece diversamente per quanto riguarda il lutto nazionale, che non è normato da una legge precisa ma viene deciso di volta in volta a discrezione del governo. Una circolare del governo del 2002 spiega che il lutto nazionale prevede l’esposizione a mezz’asta delle bandiere sugli edifici pubblici, e l’aggiunta di due strisce di velo nero sulle bandiere esposte all’interno. Nel periodo di lutto, inoltre, le autorità pubbliche si devono astenere da impegni sociali, a parte le manifestazioni di beneficenza.

Il lutto nazionale viene dichiarato solitamente per eventi di particolare gravità (come i disastri naturali) o per la morte di personaggi particolarmente importanti per l’Italia, come i presidenti della Repubblica: di recente è stato dichiarato un giorno di lutto nazionale per le alluvioni in Emilia-Romagna, per esempio, e in passato anche per la morte di diversi papi.

Non era però mai successo nella storia della Repubblica che venisse dichiarato il lutto nazionale per la morte di un ex presidente del Consiglio: fanno eccezione solo Carlo Azeglio Ciampi e Giovanni Leone, che però a differenza di Berlusconi erano stati anche presidenti della Repubblica.