Le polemiche sulla nuova presidente della Commissione antimafia

Chiara Colosimo, di Fratelli d'Italia, è accusata di avere rapporti con l'ex terrorista neofascista Luigi Ciavardini, da lei negati

(ANSA/FABIO CIMAGLIA)
(ANSA/FABIO CIMAGLIA)

Martedì la deputata di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo è stata eletta presidente della Commissione parlamentare antimafia, che ha tra le altre cose il compito di indagare sui rapporti tra associazioni mafiose e politica. Colosimo è stata eletta con i voti dei soli partiti della maggioranza di destra (29 su 50 membri totali), mentre Partito Democratico e Movimento 5 Stelle hanno deciso di non partecipare alla votazione per protesta.

Il motivo della protesta è che sul nome di Colosimo c’è un ampio dissenso tra le associazioni che si occupano di lotta alle mafie, in particolare tra quelle istituite dai parenti delle persone uccise in stragi e attentati mafiosi, per via di suoi presunti rapporti con Luigi Ciavardini, ex terrorista neofascista dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Ciavardini fu condannato in via definitiva per essere stato uno degli esecutori materiali della strage alla stazione di Bologna del 1980, e dal 2009 è in semilibertà.

La scelta spetta alla maggioranza, ma è raro che alla presidenza della Commissione antimafia sia nominato un personaggio controverso, ritenuto inadeguato dalle opposizioni e dagli attivisti. Inizialmente per questo ruolo si era parlato di Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia, ma nelle ultime settimane nella maggioranza erano emersi dubbi sul suo nome per via del suo incarico di vicesindaca di Palermo, che non le avrebbe permesso di dedicarsi a pieno ai lavori della Commissione. Al suo posto era stata quindi scelta Colosimo, deputata considerata molto vicina alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Colosimo ha 36 anni. Iniziò la sua carriera politica in Azione Studentesca, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, poi nel 2009 con lo scioglimento del partito venne nominata presidente regionale per il Lazio della Giovane Italia, organizzazione giovanile del Popolo della Libertà. Nel 2010 fu eletta per la prima volta consigliera regionale nel Lazio con il centrodestra, incarico che ricoprì di nuovo nel 2013 e nel 2018. È stata eletta deputata con Fratelli d’Italia alle elezioni dello scorso settembre.

Di Colosimo come presidente della Commissione antimafia si era cominciato a parlare con una certa insistenza a inizio maggio, quando diversi giornali avevano scritto che i partiti della maggioranza che sostiene il governo si erano ormai orientati a non votare Varchi. Nello stesso periodo la trasmissione televisiva di Rai 3 Report aveva realizzato un’inchiesta in cui si raccontava come l’associazione “Gruppo Idee”, creata dall’ex terrorista Luigi Ciavardini per aiutare il reinserimento sociale delle persone detenute, sarebbe servita in realtà a far scarcerare ex terroristi e condannati per mafia.

Nell’inchiesta si faceva anche il nome di Colosimo per i suoi presunti rapporti con Ciavardini: si diceva che la deputata avesse appoggiato la candidatura di Manuel Cartella, dirigente di “Gruppo Idee” e socio del figlio di Ciavardini in una cooperativa di detenuti, a vice Garante dei detenuti della Regione Lazio. Nel servizio di Report era stata mostrata anche una foto che ritraeva Colosimo insieme a Ciavardini, a sottolinearne i presunti rapporti, ma non si accusava Colosimo di nessun comportamento illecito.

Dopo che la puntata era andata in onda, sul Fatto Quotidiano era stata pubblicata una lettera a firma dei familiari delle vittime di mafia e delle vittime delle stragi terroristiche, che si dicevano «sbigottiti» per la scelta di Colosimo alla luce di quanto emerso nell’inchiesta di Report. «È accettabile che si scelga, per un ruolo importante come la presidenza di una commissione parlamentare bicamerale, una persona che non si vergogna di avere rapporti con uno stragista che mai si è pentito? E, ancora, solo a noi appare evidente il gigantesco conflitto di interessi della probabile futura presidente?», si diceva nella lettera.

A quella lettera Colosimo aveva risposto nei giorni successivi dicendo di aver nessun rapporto di amicizia con Ciavardini. Lo ha ripetuto anche dopo l’elezione di martedì alla presidenza, dicendo di conoscerlo «esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene».