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  • Martedì 23 maggio 2023

Due milizie russe anti Putin hanno fatto un’incursione in Russia

Il Corpo dei volontari russi e la Legione Russia libera hanno detto di aver «liberato» alcuni paesini: non è il primo attacco di questo tipo

Il paesino di Kozinka nel 2019 (Wikimedia)
Il paesino di Kozinka nel 2019 (Wikimedia)

Lunedì due milizie di combattenti russi contrari al governo di Vladimir Putin hanno attaccato alcuni piccoli paesi nella regione russa di Belgorod, al confine con l’Ucraina, annunciando di aver cominciato un’operazione per «liberare» il territorio russo. Le autorità hanno risposto inviando l’esercito e promettendo di «distruggere» le milizie. Ci sono stati alcuni scontri armati, che al momento non hanno provocato morti tra la popolazione civile.

Le milizie di russi anti Putin, che le autorità russe definiscono «sabotatori», fanno entrambe base in Ucraina e sono il Corpo dei volontari russi e la Legione Russia libera. Secondo quanto comunicato dalle milizie stesse, principalmente su Telegram, sono composte da «partigiani» russi e da ex soldati russi che hanno disertato per schierarsi con l’Ucraina e contro il regime di Putin. Entrambe negli scorsi mesi avevano già compiuto alcuni attacchi in territorio russo, ma quello di lunedì al confine è il più rilevante finora.

Lunedì uno dei due gruppi, la Legione Russia libera, ha pubblicato su Telegram un video in cui annunciava di aver completamente «liberato» il minuscolo paesino rurale di Kozinka (1.000 abitanti) a ridosso del confine ucraino e che si stava dirigendo verso il paese un po’ più grande di Graivoron (6.000 abitanti). Un combattente del gruppo diceva nel video: «Siamo russi proprio come voi. Siamo persone proprio come voi. Vogliamo che i nostri bambini crescano in pace e liberi, e che possano viaggiare, studiare ed essere felici in un paese libero».

A giudicare da alcuni video pubblicati online, che tuttavia non possono essere confermati in maniera indipendente, i combattenti anti Putin sarebbero bene armati: avrebbero almeno un carro armato e alcuni pezzi d’artiglieria. Non si capisce però quanti siano ed è piuttosto complicato, al momento, definire con certezza come stiano procedendo i combattimenti.

Sia il governatore della regione di Belgorod sia il governo centrale russo hanno riconosciuto l’attacco. Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino, ha detto che Vladimir Putin è stato informato e martedì mattina ha fatto sapere che i «sabotatori» starebbero per essere respinti.

Anche l’intelligence militare ucraina ha fatto sapere che era a conoscenza dell’attacco: «Sì, oggi il Corpo dei volontari russi e la Legione Russia libera, che sono composti da cittadini della Federazione Russa, hanno avviato un’operazione per liberare i territori della regione di Belgorod dal cosiddetto regime di Putin e respingere indietro il nemico per creare una zona di sicurezza per proteggere la popolazione civile ucraina», ha detto un portavoce, che ha aggiunto però come l’Ucraina non abbia niente a che fare con la realizzazione dell’attacco.

I gruppi di combattenti anti Putin hanno cominciato a operare qualche mese fa e sono diventati noti per alcune operazioni militari compiute sempre lungo il confine tra Russia e Ucraina. Già a marzo per esempio avevano occupato un paesino nella zona di Bryansk.

Le informazioni su di loro sono ancora piuttosto scarse. Sembra che effettivamente le milizie siano composte da cittadini russi e uno dei due gruppi, il Corpo dei volontari russi, è guidato da Denis Nikitin, un noto estremista di destra russo. È piuttosto evidente, inoltre, che queste milizie abbiano legami con l’intelligence ucraina (come ammesso tranquillamente dall’intelligence stessa) anche se non è chiaro quanto siano davvero profondi.

Dal punto di vista militare è probabilmente ancora presto per capire che rilevanza abbiano gli attacchi di lunedì. Il fatto che un gruppo di miliziani sia riuscito ad attraversare un confine tra due aree in guerra in maniera di fatto indisturbata è sicuramente un problema per la Russia. Al tempo stesso, è difficile che l’attacco delle due milizie possa diventare una minaccia seria e capace di andare oltre l’occupazione dei piccoli paesini di confine.