«Qui è cambiata la geografia, non ci sono più dei monti»

Lo dice il sindaco di Castel Bolognese, raccontando la situazione dei paesi sull'Appennino, colpiti da oltre 500 frane: molti restano isolati e rischiano lo spopolamento

Frane nei pressi di Monterenzio (ANSA/MAX CAVALLARI)
Frane nei pressi di Monterenzio (ANSA/MAX CAVALLARI)

L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna ha coinvolto oltre 40 comuni di pianura, inondati o travolti dalle acque degli oltre venti fiumi che sono esondati o hanno rotto gli argini. Molti paesi e città calcolano i danni e provano a recuperare l’agibilità di abitazioni, esercizi commerciali e strade. In molti centri collinari, sull’Appennino tosco-emiliano, gli interventi sono invece minimi, e le informazioni sui danni, sui problemi e sui lavori che sarà necessario intraprendere sono ancora poche. Oltre trecento frane hanno interrotto gran parte delle strade e delle comunicazioni.

In molte delle valli dell’Emilia-Romagna ogni strada che salga su colli e colline è interrotta quasi in partenza: asfalto e terreno sono franati e impediscono l’accesso alle zone più in alto. Parte della popolazione è rimasta isolata a causa dei crolli ed è stata per lo più evacuata in elicottero, ma resta isolato chi ha scelto di rimanere, o chi non è potuto partire perché le condizioni meteorologiche hanno impedito nuovi voli di salvataggio.

In molti casi i piccoli centri sono senza acqua corrente, senza luce elettrica e nell’impossibilità di comunicare. Le notizie e le immagini da frazioni e paesi isolati delle colline bolognesi, imolesi e forlivesi sono ancora poche, e le dimensioni dei danni e dei disagi non sono ancora completamente chiare.

Luca Della Godenza, sindaco di Castel Bolognese, ha qualche notizia in più, il suo comune è a valle di molti dei centri collinari più colpiti.

Qui è cambiata la geografia, bisognerebbe riscrivere i libri: non ci sono più dei monti, non ci sono più delle strade, non ci sono dei ponti. In collina non bastano i soldi, non bastano i ristori. O il governo approccia la questione in un certo modo, oppure lo spopolamento diventa immediato, perché non c’è più una strada agibile.

Una frana nelle colline sopra Imola (foto Valentina Lovato, Il Post)

L’emergenza ancora minaccia Ravenna e molti comuni più a valle, verso l’Adriatico: una volta superata, la valutazione dei danni e degli impatti a lungo termine sul territorio sarà lunga e complessa, e presupporrà interventi strutturali. Della Godenza dice:

Io non so se fuori da questa regione c’è la percezione reale della tragedia che è capitata, perché per fortuna il numero delle vittime non è di dimensioni catastrofiche. Sento polemiche sul fatto che mancassero bacini di laminazione, sulla manutenzione degli argini. Ma qui è venuta così tanta acqua che il bacino di laminazione doveva essere grande come la provincia di Ravenna, ed in fondo il bacino di laminazione è stata la provincia di Ravenna. Bisogna ripensare tutto l’approccio.

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