Stati Uniti e Messico hanno fatto un accordo per gestire i flussi di migranti dall’11 maggio, quando scadranno le contestate norme introdotte da Trump

Una persona migrante parla con un membro delle forze dell'ordine statunitense al confine tra Stati Uniti e Messico, il 30 aprile 2023 (AP Photo/Christian Chávez)
Una persona migrante parla con un membro delle forze dell'ordine statunitense al confine tra Stati Uniti e Messico, il 30 aprile 2023 (AP Photo/Christian Chávez)

Martedì i governi di Messico e Stati Uniti hanno presentato un accordo per gestire e contenere i flussi migratori tra alcuni paesi dell’America Latina e gli Stati Uniti: si prevede infatti che aumenteranno in modo significativo dopo il prossimo 11 maggio, quando scadrà il cosiddetto “Titolo 42”, la contestata misura con cui l’ex presidente Donald Trump aveva favorito il rifiuto all’entrata di decine di migliaia di persone migranti al confine con gli Stati Uniti. Con il Titolo 42 Trump aveva approfittato delle restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus per vietare tutti i viaggi «non essenziali», dando in sostanza alla polizia di frontiera la copertura legale necessaria ad attuare espulsioni sommarie: la misura era stata poi prorogata dall’amministrazione dell’attuale presidente, Joe Biden, tra molte critiche.

Alcuni dei contenuti del nuovo accordo erano già stati discussi dalle due parti lo scorso gennaio. In sostanza, si prevede che gli Stati Uniti continuino ad espellere decine di migliaia di migranti irregolari provenienti da paesi dell’America Latina diversi dal Messico, come Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela, e che questi migranti vengano invece accolti dal Messico, che si è impegnato a riceverne circa 30mila al mese. Per facilitare le operazioni gli Stati Uniti hanno annunciato il dispiegamento, a partire dal prossimo 10 maggio e per 90 giorni, di altri 1.500 agenti della polizia di frontiera, che si aggiungeranno ai circa 2.500 già presenti sul posto.

Anche gli Stati Uniti si sono impegnati ad accogliere circa 30mila migranti al mese provenienti da Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela, ma solo nel caso in cui entrino in modo regolare e abbiano sponsor sul territorio. Gli Stati Uniti si sono anche impegnati ad accogliere fino a 100mila persone (non è chiaro in quale arco di tempo) provenienti da Honduras, Guatemala ed El Salvador, dando loro il permesso di vivere e lavorare negli Stati Uniti nel caso in cui abbiano già qualcuno che li assuma o mantenga sul territorio. L’accordo è stato presentato al termine di un incontro tra la consigliera statunitense per la Sicurezza interna, Liz Sherwood-Randall, e il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador.

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