Le accuse a BRT per lo sfruttamento sistematico degli autisti

Insieme a un'altra azienda di logistica, Geodis, è stata messa in amministrazione giudiziaria in un'indagine per frode fiscale

(ANSA/MAX CAVALLARI)
(ANSA/MAX CAVALLARI)
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Lunedì il tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per un anno per le due grosse aziende di trasporto merci BRT (meglio nota con il suo nome precedente, Bartolini) e Geodis, su cui lo scorso dicembre era stata aperta un’indagine per frode fiscale e caporalato. Le due società sono accusate di aver usato finte cooperative per ottenere manodopera a prezzi più bassi, perlopiù risparmiando sull’IVA e sottopagando e sfruttando i lavoratori.

L’amministrazione giudiziaria può essere decisa quando durante le indagini ci sia stato un “sequestro preventivo”, cioè la misura cautelare per cui il giudice per le indagini preliminari (gip) decide di sequestrare beni o una parte del patrimonio per impedire che il reato contestato si aggravi o che ne vengano commessi altri: in sostanza viene nominata una persona esperta in gestione aziendale, l’amministratore giudiziario appunto, che ha il compito di custodire e gestire i beni sequestrati e in generale di permettere il normale svolgimento delle attività aziendali durante il procedimento penale. Al momento a BRT e Geodis sono stati sequestrati in tutto oltre 120 milioni di euro.

Sull’inchiesta ci sono nuovi dettagli emersi in particolare dal decreto con cui i giudici hanno disposto l’amministrazione giudiziaria per BRT, mentre ci sono meno dettagli su Geodis, nonostante le accuse siano simili. Il decreto spiega che BRT si sarebbe servita di cooperative per assumere gli autisti dei corrieri che effettuano il trasporto senza garantire tutele contrattuali, come ferie e visite mediche, e sfruttandoli in modo sistematico, violando le norme del settore. Gli autisti impiegati indirettamente da BRT tramite le cooperative sono circa 18mila.

Secondo chi indaga i metodi di sfruttamento sarebbero vari: in alcuni casi per esempio i lavoratori sarebbero stati fatti passare da una cooperativa all’altra dopo brevi periodi per evitare scatti di anzianità che ne alzassero gli stipendi (e i contributi previdenziali), in altri sarebbero stati pagati a cottimo per le consegne. Inoltre le somme corrisposte per lo stipendio mensile sarebbero state qualificate spesso come “trasferta”, illecitamente, per evitare di dover pagare i contributi. In generale i lavoratori sarebbero stati costretti a ritmi di lavoro estenuanti, approfittando del fatto che nella maggior parte dei casi i lavoratori in questione erano persone in condizioni di difficoltà, che venivano scelte appositamente da chi gestiva la cooperative con queste caratteristiche.

Nel decreto vengono anche descritte situazioni concrete: in caso di infortuni per esempio BRT avrebbe evitato di chiamare un’ambulanza, come avrebbe dovuto, facendo accompagnare di volta in volta il lavoratore infortunato in ospedale da una persona di fiducia. Alcuni hanno testimoniato di aver dovuto provvedere autonomamente a comprare gli strumenti di lavoro. Tutto questo sistema sarebbe servito a BRT a contenere i costi e presentarsi sul mercato con prezzi più competitivi, influenzando anche la concorrenza. Secondo i giudici BRT avrebbe risparmiato in questo modo 100 milioni di euro all’anno.

In una nota BRT ha detto che sta «collaborando con la Procura della Repubblica» dallo scorso dicembre e di voler «implementare procedure e controlli ancor più stringenti». Non ha commentato le accuse a suo carico ma solo la disposizione dell’amministrazione giudiziaria, assicurando che la decisione non influirà sul normale svolgimento delle attività lavorative.

BRT è una delle più importanti società italiane che si occupano di logistica ed è controllata per la maggior parte dalle Poste francesi, che nel 2019 acquistarono l’85 per cento delle quote societarie superando come azionista di maggioranza la famiglia Bartolini, che l’aveva fondata. Geodis è invece francese e controllata dalla società statale francese che si occupa delle ferrovie, ma l’indagine riguarda la gestione della sua divisione italiana.

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