«Inutile prendersela con gli scafisti, che sono gli sfigati della filiera»

Lo ha detto Franco Gabrielli, ex capo della polizia, criticando le politiche del governo Meloni sull'immigrazione

(ANSA/UFFICIO STAMPA SKT TG24/ERNESTO RUSCIO)
(ANSA/UFFICIO STAMPA SKT TG24/ERNESTO RUSCIO)

Domenica a Torino, nel corso della manifestazione culturale Biennale Democrazia, il direttore della Stampa Massimo Giannini ha intervistato Franco Gabrielli, ex capo della polizia ed ex sottosegretario con delega ai Servizi segreti nel governo Draghi, che tra le altre cose ha parlato in modo critico del nuovo duro approccio del governo di Giorgia Meloni sull’immigrazione e delle norme introdotte per ostacolare il lavoro delle navi delle ong nel Mediterraneo.

«Ultimamente c’è stato un irrigidimento dell’approccio securitario sull’immigrazione, anche con il decreto sulle ong, mentre secondo me questo criterio non aiuta. Inutile prendersela con gli scafisti, che sono gli sfigati della filiera, mentre i veri criminali sono i trafficanti che fanno commercio di esseri umani».

I cosiddetti “scafisti” di cui parla Gabrielli sono al centro del decreto-legge approvato dal governo Meloni a inizio marzo dopo la strage di migranti al largo di Cutro, in Calabria. Il decreto prevede un aumento delle pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina, ma non fa distinzione tra “scafisti” e trafficanti. È noto da anni che i cosiddetti “scafisti” sono l’ultimo anello del traffico di esseri umani: sono le persone che guidano le barche di migranti e spesso non c’entrano nulla con i gruppi di trafficanti che organizzano i viaggi, ma vengono lo stesso perseguiti dalla giustizia italiana.

– Leggi anche: Chi sono i cosiddetti “scafisti”

Gabrielli ha anche parlato del lavoro del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, con cui condivide un passato da prefetto, e in particolare delle sue parole dopo la strage di Cutro. Piantedosi aveva implicitamente addossato la colpa del naufragio agli stessi migranti, dicendo che «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli».

Gabrielli ha risposto al ministro dicendo che non si sarebbe mai espresso come lui sulla strage di Cutro, «se non altro perché su quel barcone c’era gente proveniente pure dall’Afghanistan. Persone che abbiamo abbandonato ad Herat, quando con la coalizione abbiamo lasciato il paese». Ha poi aggiunto, parlando della situazione attuale e paragonandola con gli approcci dei governi passati in tema di immigrazione: «I ministri che fanno viaggi della speranza, i paesi africani a cui si chiede di frenare il fenomeno migratorio, i proclami come “Aiutiamoli a casa loro”, ma poi bisogna farlo. In questi anni siamo passati dal buonismo al cattivismo senza una vera programmazione di politiche durature».