Il “ladro di manoscritti” voleva solo leggerli prima di tutti gli altri

Filippo Bernardini ha detto di aver organizzato la truffa che ha allarmato per anni l'editoria occidentale per semplice piacere personale

(Pixnio)
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A inizio gennaio il trentenne italiano Filippo Bernardini, accusato dalla procura federale di New York di frode telematica per aver rubato oltre mille manoscritti di libri non ancora pubblicati, si è dichiarato colpevole. Bernardini ha confermato sostanzialmente di essere il “ladro di manoscritti” che per anni era riuscito a farsi inviare importanti e attesi testi di libri non ancora pubblicati da diverse importanti case editrici internazionali, fingendo di essere un addetto ai lavori attraverso una meticolosa quanto semplice truffa. Tra gli altri, aveva ottenuto in anteprima i testi di libri di autori anche molto famosi come Margaret Atwood, Ethan Hawke e Sally Rooney.

Finora non si era però capito il movente, dato che i manoscritti non venivano rivenduti sul mercato nero, non comparivano sui siti dove scaricare testi illegalmente, e non c’era mai stata alcuna richiesta di riscatto. Nessuna asta organizzata dalle case editrici per comprare i diritti per pubblicare i manoscritti in questione ne ha risentito. Prima che l’FBI arrestasse Bernardini nel gennaio del 2022, nell’ambiente circolavano le teorie più assurde su chi fosse il colpevole: c’era chi sospettava che i servizi segreti russi volessero destabilizzare l’industria culturale occidentale, o che qualche produttore di Hollywood stesse cercando delle nuove storie.

Anche dopo il suo arresto, a lungo si è cercato di capire perché Bernardini avesse raggirato per anni le case editrici, senza apparente tornaconto. Durante il processo ha dato la sua versione: come già era stato ipotizzato da qualcuno, voleva semplicemente leggere i libri prima che arrivassero nei negozi, per piacere personale. Secondo i documenti relativi al suo caso pubblicati lunedì, l’uomo ha detto:

Non ho mai fatto trapelare questi manoscritti. Volevo solo tenerli stretti al mio petto ed essere uno dei pochi ad apprezzarli prima di chiunque altro, prima che finissero nelle librerie. (…) Ci sono stati momenti in cui ho letto i manoscritti e ho sentito un legame speciale e unico con l’autore, quasi come se fossi l’editor di quel libro.

– Leggi anche: Tutta la storia del “ladro di manoscritti”

Bernardini ha anche dato ulteriori dettagli sul modo in cui ha portato avanti la truffa:

Mentre lavoravo [alla casa editrice Simon & Schuster, ndr] ho visto che i manoscritti venivano condivisi tra editori, agenti e scout letterari o anche con individui al di fuori del settore. Allora mi sono chiesto: perché non posso leggere anche io questi manoscritti?

Un giorno, ho creato un indirizzo e-mail fittizio fingendomi qualcuno che conoscevo nel settore dell’editoria e ho inviato un’e-mail a qualcun altro che conoscevo per chiedere un manoscritto prima della pubblicazione. Ho scritto nello stile e usando il linguaggio che avevano usato i miei ex colleghi. Da quando quella richiesta è andata a buon fine, questo comportamento è diventato un’ossessione, un comportamento compulsivo. (…) Avevo un ardente desiderio di sentirmi ancora uno di questi professionisti dell’editoria e di leggere questi nuovi libri. Una parte di me voleva credere che fossi ancora uno di loro.

L’avvocata di Bernardini, Jennifer Brown, lo ha descritto come un uomo dall’infanzia difficile, cresciuto in una parte conservatrice dell’Italia che non accettava la sua omosessualità, e anche vittima di bullismo. I libri, ha detto Brown, sono stati la sua principale fonte di conforto fin da piccolo.

La condanna di Bernardini è attesa per il 5 aprile: l’uomo ha accettato di pagare una multa di 88 mila dollari.