L’indagine sui ritardi nei soccorsi del naufragio a Cutro

È stata aperta dalla procura di Crotone per stabilire eventuali responsabilità: al momento non ci sono né accusati né ipotesi di reato

(AP Photo/Luigi Navarra)
(AP Photo/Luigi Navarra)

Giovedì la procura di Crotone ha aperto un’indagine per verificare se siano stati commessi reati nella catena di interventi organizzati dopo il primo avvistamento del peschereccio poi naufragato al largo di Steccato di Cutro, in Calabria. Nel naufragio sono morte almeno 68 persone migranti che erano a bordo dell’imbarcazione (ma ci sono ancora alcune decine di dispersi). Era stata già aperta una prima indagine sui presunti scafisti responsabili di aver condotto i migranti dalla Turchia verso l’Italia, accusati di naufragio e omicidio colposo.

In questo secondo fascicolo d’indagine al momento non ci sono né accusati né un’ipotesi di reato precisa: l’obiettivo è proprio stabilire se ci siano responsabilità nei ritardi dei soccorsi alle persone naufragate, se qualcuno sia venuto meno ai propri doveri di soccorso e se ci siano state omissioni, sottovalutazioni o errori.

Gli enti coinvolti nei soccorsi sono Frontex, cioè l’agenzia di frontiera dell’Unione Europea, la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera: nessuno dei tre ritiene di essere responsabile di lungaggini e rimpalli che secondo diversi pareri hanno impedito il soccorso tempestivo delle persone a bordo. La procura ha delegato ai carabinieri le indagini, chiedendo di acquisire atti, mail, brogliacci e qualsiasi registrazione potenzialmente utile dell’attività delle centrali operative dei tre enti.

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Il peschereccio era stato avvistato intorno alle 22:30 di sabato 25 febbraio da un piccolo aereo di Frontex, l’agenzia di frontiera dell’Unione Europea. Essendo un’agenzia che si occupa principalmente di sicurezza, Frontex è in contatto soprattutto con le forze dell’ordine italiane: Carabinieri e Guardia di Finanza. Per questo sabato sera le aveva avvisate dopo l’avvistamento, e solo per conoscenza aveva incluso fra i destinatari anche la Guardia Costiera italiana.

Frontex aveva segnalato un barcone «con una persona sul ponte e possibili altre persone sottocoperta, nessun giubbotto di salvataggio visibile, buona navigabilità a 6 nodi, nessuna persona in acqua». In quel momento il mare era molto mosso, ma Frontex non aveva segnalato difficoltà che rendessero necessaria un’operazione di soccorso.

È soprattutto la Guardia Costiera che avrebbe potuto fare una valutazione diversa sulla base delle informazioni ricevute proprio da Frontex, sabato scorso: è infatti l’unico ente che può avviare una operazione di ricerca e soccorso, cosa che invece non possono fare né Frontex né la Guardia di Finanza. Se la Guardia Costiera non valuta che sia il caso, a occuparsene è la Guardia di Finanza, per via delle sue competenze di «contrasto all’immigrazione clandestina». Cioè di cattura degli eventuali scafisti e trafficanti a bordo dell’imbarcazione.

La Guardia Costiera ha fatto sapere di non avere avviato alcuna operazione di ricerca e soccorso perché non aveva alcuna informazione di eventuali emergenze a bordo della nave, scaricando quindi implicitamente la responsabilità su Frontex. La Guardia di Finanza invece nel suo primo comunicato stampa diffuso dopo il naufragio aveva parlato di «intercetto» dell’imbarcazione e non di un’operazione di soccorso, scaricando implicitamente la responsabilità di questa valutazione sulla Guardia Costiera italiana.

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