Il portavoce del principale partito di opposizione indiano è stato arrestato per aver insultato il primo ministro Narendra Modi

(Pawan Khera/Facebook)
(Pawan Khera/Facebook)

Giovedì Pawan Khera, portavoce del Partito del Congresso, il principale partito di opposizione dell’India, è stato arrestato mentre si stava imbarcando su un aereo all’aeroporto di New Delhi, con l’accusa di aver insultato il primo ministro Narendra Modi, leader del partito nazionalista BJP (Bharatiya Janata Party).

Il motivo dell’arresto di Khera risale a una sua dichiarazione di alcuni giorni fa quando, ripreso in un video diventato poi virale nel paese, aveva accusato il governo di non voler indagare sullo scandalo che sta riguardando il miliardario indiano Gautam Adani, considerato molto vicino a Modi.

A fine gennaio Adani era finito al centro di una grossa inchiesta realizzata da una piccola società di ricerca e investimento, che denunciava presunte pratiche illegali e truffaldine messe in atto dal suo gruppo grazie a una fitta rete di società off shore, cioè registrate nei paradisi fiscali.

Nell’accusare il governo indiano, Khera aveva chiamato il primo ministro “Narendra Gautamdas Modi”, storpiando il suo secondo nome “Damodardas” e mischiandolo con quello di Adani. “Damodardas” è il nome del padre di Modi, e chiamandolo “Gautamdas” Khera aveva in sostanza accusato Modi di essere così legato ad Adani che quest’ultimo sarebbe potuto essere suo padre.

Dopo sette ore Khera è stato liberato su cauzione grazie a un intervento della Corte Suprema indiana, ma nel frattempo il suo arresto aveva fatto molto discutere in India, e provocato grosse critiche a Modi e al BJP da parte dei suoi oppositori. Il Partito del Congresso, per esempio, ha definito l’arresto di Khera «antidemocratico» e «dittatoriale», e accusato Modi di limitare la libertà d’espressione nel paese.