• Italia
  • Venerdì 24 febbraio 2023

Il governo ha prorogato le misure di accoglienza per i profughi ucraini

A partire dal permesso di soggiorno per protezione temporanea: scadeva il 3 marzo e ora varrà fino alla fine del 2023

Una manifestazione organizzata a Roma dall'Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia lo scorso ottobre (ANSA/ANGELO CARCONI)
Una manifestazione organizzata a Roma dall'Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia lo scorso ottobre (ANSA/ANGELO CARCONI)
Caricamento player

Il Consiglio dei ministri ha approvato giovedì sera un decreto-legge che proroga le misure già in vigore per l’accoglienza e l’assistenza dei profughi ucraini che hanno lasciato il proprio paese a causa della guerra, a partire dal febbraio dello scorso anno. Il provvedimento più rilevante è la proroga dei permessi di soggiorno per protezione temporanea fino al 31 dicembre del 2023: sarebbero dovuti scadere il 3 marzo.

Secondo i dati del ministero dell’Interno, dall’inizio della guerra in Ucraina sono arrivati in Italia più di 173mila profughi ucraini, tra i quali circa 169mila hanno chiesto e ottenuto un permesso di soggiorno per protezione temporanea: un tipo di documento che permette loro di spostarsi liberamente all’interno dell’Unione Europea e di lavorare. Ma si tratta appunto di un documento temporaneo: per questo la proroga era molto attesa e nelle ultime settimane diverse associazioni che lavorano nell’accoglienza si erano lamentate del fatto che il governo non avesse ancora preso decisioni al riguardo.

Gli ucraini arrivati in Italia sono in grandissima parte donne e bambini. La maggioranza è arrivata nei primi due o tre mesi dall’inizio della guerra, ma ancora adesso continua ad arrivarne qualche migliaio ogni mese.

Con il nuovo decreto-legge il governo ha prorogato fino alla fine del 2023 anche le altre misure messe in piedi per l’accoglienza e il sostegno agli ucraini. Sono tre, tutte sostenute con fondi del governo: la cosiddetta “accoglienza diffusa”, cioè quella fatta dalle famiglie, dalle associazioni di volontariato e dai comuni (per esempio mettendo a disposizione le strutture libere); il sostentamento per l’assistenza, cioè un contributo economico per i profughi che abbiano trovato una sistemazione autonoma (da amici o parenti, per esempio); una serie di servizi sociali nei comuni.