Inis non è un gioco pesante

Questo gioco da tavolo dalla grafica bellissima chiede ai partecipanti di diventare comandanti celtici che si contendono un'isola inesplorata

di Viola Stefanello

(Il Post)
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Kamchatka è una rubrica mensile di Consumismi in cui proviamo giochi da tavolo per conto vostro e vi diciamo se ci siamo divertiti, cosa ne pensiamo e a chi potrebbero piacere. Non parleremo di grandi classici come Risiko!, ma l’abbiamo chiamata “Kamchatka” perché speriamo di conquistare voi come tutti i giocatori hanno fatto almeno una volta con il più famoso dei suoi territori.

Ogni sottocultura ha il suo linguaggio e le sue diatribe ricorrenti di cui il grande pubblico è quasi sempre del tutto all’oscuro. Su BoardGameGeek, la piattaforma che raccoglie il maggior numero di recensioni e discussioni attorno ai giochi da tavolo online, uno dei temi in cui è impossibile non imbattersi almeno una volta è la definizione di “weight”, ovvero “peso”. Si tratta di uno dei criteri in base a cui BoardGameGeek (ma anche tanti altri forum) chiede alla comunità di valutare i vari giochi, assegnando un punteggio da 1 a 5. Non è un criterio secondario: appare piuttosto in alto, evidenziato in verde, in cima alla scheda di tutti i giochi recensiti e classificati sulla piattaforma.

C’è un solo problema: non esiste una definizione univoca di cosa si debba tenere a mente quando si valuta il “peso” di un gioco. In teoria, si dovrebbe considerare soltanto “quanto è difficile capire il gioco”, ma sul significato effettivo del verbo “capire” si sono consumate pagine e pagine di commenti. C’è chi fa rientrare nella valutazione del “peso” il tempo necessario a fare una partita; oppure la lunghezza, la completezza e la puntigliosità del regolamento; oppure il fatto che per vincere sia necessario pianificare molto in anticipo le proprie mosse; oppure la necessità di giocare molte volte prima di padroneggiare il gioco.

Per alcuni utenti di BoardGameGeek, servono tutti questi aspetti per definire un gioco “pesante”. Per altri, solo alcuni. E alla fine delle discussioni, c’è sempre qualcuno che cerca di alleggerire con una battuta piuttosto scontata, sempre più o meno la stessa: «per capire quanto è pesante un gioco, io lo metto sulla bilancia!».

Ecco, in base a quest’ultima, scherzosa interpretazione dell’elusiva categoria “peso”, Inis è un gioco pesante. Creato da Christian Martinez e pubblicato nel 2016 dalla casa editrice francese Matagot, Inis chiede ai giocatori di immaginare di essere comandanti celtici che vogliono essere eletti a sovrani di una nuova isola appena scoperta. In Italia, il gioco è uscito per Studio Supernova in un’edizione imponente, chiamata opportunamente BIG BOX (“scatola grande” in inglese), perché contiene già diverse “espansioni”, che permettono di giocare in tanti modi diversi. Le espansioni sono pacchetti di elementi e accessori extra che ampliano l’esperienza di gioco, e spesso sono venduti separatamente.

La scatola di Inis, dicevamo, è grossa e piuttosto pesante, letteralmente. Questo perché contiene – oltre a molte carte, a piccole miniature colorate che rappresentano “i clan” su cui i giocatori comandano in quanto capitribù e alcune piccole città di plastica che rappresentano santuari o cittadelle – una ventina di grosse tessere di cartone dai bordi frastagliati, disegnati in modo da incastrarsi tra loro in tantissimi modi diversi.

Una partita a Inis (Il Post)

Queste tessere sono il tabellone su cui si svolge il gioco, e sono bellissime: in generale, la grafica di Inis nel suo complesso è molto coerente con il tema celtico e molto curata. Molte delle illustrazioni sulle carte e sulla scatola sono state realizzate dall’artista Jim FitzPatrick, che nel corso degli anni ha realizzato moltissime serie ispirate alle leggende celtiche ma è famoso soprattutto in quanto autore della stampa della faccia del rivoluzionario latinoamericano Che Guevara, molto riprodotta su magliette, bandiere e poster.

Il fatto che il gioco sia corredato da brevi spiegazioni sulle leggende celtiche da cui sono tratte le carte da gioco, facilmente consultabili nel libretto delle istruzioni, è un dettaglio che i giocatori più curiosi sicuramente apprezzeranno. Inis non costa poco, anche perché, come abbiamo accennato, contiene varie espansioni che all’estero vengono vendute separatamente e ha un design molto curato: sul sito di Studio Supernova si trova a 99 euro, su Amazon a 94.

All’inizio della partita, si estrae una “tessera territorio” per ogni giocatore (da 2 a 5, nell’edizione italiana) e le si incastra tra loro a formare una sorta di triangolo. Poi, si chiede ai giocatori di collocare a turno due “clan” (gli omini, per capirci) dove preferiscono. Ci sono tre modi per essere eletti Inis, ovvero “re dell’isola”, e vincere il gioco: essere presenti in almeno sei territori, controllare territori in cui sono presenti almeno sei clan avversari, o essere presenti in territori che contengano un totale di sei santuari. I giocatori con la memoria più corta non devono preoccuparsi di restare indietro, perché come accade talvolta in giochi come questo ci sono delle tessere facilmente consultabili che riassumono l’ordine in cui svolgere le mosse e le varie “condizioni di vittoria”, senza dover costantemente consultare le istruzioni, che comunque sono piuttosto chiare, anche se vanno lette con una certa attenzione all’inizio.

La comunità di BoardGameGeek, che nella sua classifica dei migliori giochi da tavolo piazza Inis al 105esimo posto tra migliaia di titoli, assegna a questo gioco un “peso” di 2.88 su 5, e le persone che hanno provato il gioco per Kamchatka concordano in modo piuttosto unanime: una delle persone che hanno partecipato alla partita di test ha detto che «anche qualcuno che in vita sua ha giocato soltanto a Scarabeo può farcela senza problemi». Alcuni dettagli danno molta soddisfazione: per decidere l’ordine di gioco, per esempio, si “consulta uno stormo di corvi”, ovvero si lancia in aria una grossa pedina illustrata da entrambi i lati con corvi che volano in direzione oraria o antioraria.

C’è sicuramente bisogno di un po’ di attenzione nella fase di lettura delle istruzioni, ma il fatto che le carte – che stanno al centro del meccanismo che fa procedere il gioco – siano molto esplicative permette di abituarsi velocemente alle logiche di Inis. Questo non vuol dire che sia un gioco da tirare fuori da un momento all’altro, per riempire un’oretta di noia: una partita dura tipicamente almeno un’ora e mezza, e può durare anche molto più a lungo se i giocatori sono esperti (o non hanno alcuna intenzione di lasciar perdere e permettere a qualcun altro di vincere).

Qualche carta di Inis (Il Post)

Inis è, piuttosto, un gioco da proporre con un gruppo di amici – si può giocare anche in due o tre, ma in quattro o cinque è molto più divertente – che vogliono passare una domenica pomeriggio a giocare a qualcosa insieme. Ed è altamente rigiocabile: sia il fatto che ci sono molti modi diversi di vincere, sia l’alto numero di combinazioni possibili delle tessere fanno venire voglia di tornare ancora e ancora a questo gioco, testando man mano le varie espansioni. Anche se forse a qualche giorno di distanza.

L’esperienza in sé lascia un’idea di caos allegro, molto lontano dall’atmosfera di frustrazione che aleggia spesso su una partita di Risiko! o Monopoli, per dare esempi che anche i neofiti capiranno. Fino all’ultimo non è evidente chi riuscirà a prevalere, e il gioco lascia molta libertà di decidere quanto essere aggressivi, quanto diplomatici, quanto allearsi con gli altri giocatori per evitare che qualcuno vinca troppo presto. Contiene inoltre una quantità di elementi sufficientemente vari da poter catturare l’attenzione di persone a cui piacciono giochi molto diversi: l’importante è avere voglia di prendersi il tempo per immergersi un po’ nell’universo delle leggende celtiche. Esplorando nuovi territori incantati, invocando potenti divinità, e dandosele di santa ragione con i propri amici.

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