La presidenza del Consiglio ha chiesto il ritiro della propria costituzione di parte civile in uno dei processi “Ruby ter” in cui è coinvolto Silvio Berlusconi

(Ermes Beltrami/LaPresse)
(Ermes Beltrami/LaPresse)

Lunedì sera la presidenza del Consiglio ha annunciato in una nota di aver incaricato l’avvocatura dello Stato di ritirare la propria costituzione di parte civile in uno dei processi “Ruby ter”, che coinvolgono in particolare il leader di Forza Italia e senatore Silvio Berlusconi. I processi “Ruby ter” sono quelli sulla presunta compravendita di testimonianze fatta da Berlusconi in relazione a due processi precedenti, soprannominati “Ruby” e “Ruby bis”. Nel processo in questione, portato avanti dal tribunale di Milano, Berlusconi è accusato di corruzione  in atti giudiziari, cioè di aver pagato un pubblico ufficiale per ottenere favori in sede processuale: la sentenza di primo grado è fissata per il prossimo 15 febbraio.

Nel 2017 la presidenza del Consiglio del governo guidato da Paolo Gentiloni, di centrosinistra, si era costituita parte civile – aveva cioè chiesto un risarcimento – sostenendo che il comportamento di Berlusconi avesse danneggiato l’immagine delle istituzioni italiane a livello mondiale. Il risarcimento richiesto era di oltre 10 milioni di euro.

Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di ritirare la costituzione di parte civile spiegando che quella del governo Gentiloni «fu una scelta dettata da valutazioni sue proprie, in un momento storico in cui non erano ancora intervenute pronunce giudiziarie» sulla vicenda. Secondo il governo, l’insediamento di un nuovo esecutivo «espressione della volontà popolare» giustificherebbe la «rivalutazione» di quella scelta del governo Gentiloni.

Lo scorso novembre Berlusconi era stato assolto in uno dei processi “Ruby ter” a Roma perché il fatto non sussisteva, mentre a ottobre del 2021 era stato assolto dal tribunale di Siena in un altro processo in cui era accusato di aver corrotto il pianista Danilo Mariani.

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