Nella campagna di Elon Musk contro i bot di Twitter sono finiti in mezzo anche quelli “buoni”

Ha annunciato che la gestione degli account automatizzati diventerà a pagamento, indispettendo molti utenti e sviluppatori

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Twitter a breve comincerà a chiedere agli sviluppatori che gestiscono account automatizzati (i cosiddetti “bot”, gestiti cioè da software) di pagare una somma mensile non ancora specificata per poter continuare le proprie attività. La decisione è stata accolta piuttosto male sia dagli sviluppatori – che tendenzialmente creano questi bot gratuitamente, per divertimento o perché pensano siano utili – che da tanti utenti, perché gli account automatizzati offrono spesso servizi utili, o in altri casi umoristici, e rappresentano una componente molto radicata della cultura che si è sviluppata sul sito negli ultimi dieci anni.

Per funzionare da un punto di vista tecnico, questi bot fanno affidamento sulle API, ovvero le “interfacce di programmazione delle applicazioni” che permettono a sviluppatori e utenti che non lavorano per l’azienda di accedere ad alcuni dei dati di Twitter per costruire programmi automatizzati che interagiscono con la piattaforma. Finora, l’accesso alle API è stato gratuito: è questo dettaglio che ha permesso all’enorme insieme di account automatizzati che esiste su Twitter di crescere negli anni. Qualche giorno fa, però, uno degli account ufficiali di Twitter ha annunciato che dal 9 febbraio l’azienda comincerà a far pagare l’accesso alle API, attirando le critiche.

Inizialmente, la decisione di interrompere l’accesso gratuito alle API sembrava motivata principalmente da un ragionamento economico: da quando l’imprenditore Elon Musk ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari a fine ottobre dell’anno scorso, ha cercato in vari modi di trovare nuove fonti di guadagno dalla piattaforma. Musk si è però difeso dall’accusa di voler monetizzare anche l’accesso alle API dicendo che «le API gratuite al momento vengono sfruttate da truffatori e manipolatori per creare centinaia di migliaia di bot» e che «chiedere loro di spendere anche solo 100 dollari al mese per accedere alle API dopo una verifica della loro identità migliorerà sicuramente la situazione».

Nella pratica, oltre a rendere effettivamente più facile la creazione dei bot malintenzionati citati da Musk, l’accesso libero alle API ha permesso anche la creazione di account innocui che pubblicano contenuti divertenti, per esempio varie foto di un determinato animale ogni giorno, oppure citazioni di specifici libri, frasi di canzoni, screenshot di serie tv. Sono bot per esempio gli account che chiedono regolarmente ai propri follower se si sono ricordati di bere la giusta quantità di acqua, o che inviano promemoria per andare a rileggere un determinato tweet.

Non sono solo i bot ad aver bisogno di accedere alle API di Twitter per poter funzionare correttamente. Molti siti esterni permettono agli utenti di accedere al proprio account con le credenziali di Twitter: tra questi c’è il diffusissimo videogioco Genshin Impact, che ora sta chiedendo a eventuali giocatori connessi soltanto con il profilo Twitter di aggiungere un altro metodo di login per essere sicuri di non rimanere tagliati fuori dal proprio account. Diversi accademici che studiano i social network, poi, usano le API per raccogliere dati necessari per portare avanti le proprie ricerche.

In risposta all’annuncio, molti sviluppatori che gestiscono gratuitamente account automatizzati – spesso pagando già il costo dei server necessari a far funzionare questi servizi – hanno scritto che non hanno intenzione di cominciare a spendere per una cosa fatta soltanto per divertimento. La persona che gestisce @year_progress, un bot molto seguito che informa i propri follower della percentuale di giorni che mancano alla fine dell’anno, ha scritto che «anche se il prezzo (che ancora non conosciamo, tra l’altro) finirà per essere una cifra simbolica, tipo 5 dollari all’anno, non lo pagherò. Voglio essere chiaro: ce li ho quei soldi. Non sto chiedendo un contributo. No. Penso solo che la leadership di Twitter possa andare a farsi fottere».

In risposta alle critiche, Musk ha detto che sta prendendo in considerazione di continuare a permettere «ai bot che creano contenuti gratuiti e di qualità» di accedere gratuitamente a una versione ristretta delle API. Molti sviluppatori che hanno investito anni di lavoro per creare bot apposta per Twitter, però, si sono detti intenzionati a spostare la loro attenzione verso piattaforme che non sono soggette a simili cambiamenti repentini, come Mastodon. «Penso tu non abbia capito», ha risposto uno di loro a Musk. «Poter accedere liberamente all’API di Twitter è quello che ha fatto la fortuna della piattaforma. Ora che lo stai stravolgendo in questo modo, i futuri sviluppatori eviteranno questo posto come la peste».

Già a fine gennaio, Twitter aveva preso un’altra decisione che aveva lasciato interdetti moltissimi utenti: sospendere l’accesso a servizi sviluppati da terze parti come Tweetbot, un’app che centinaia di migliaia di persone usavano per navigare su Twitter senza usare l’applicazione ufficiale dell’azienda, molto apprezzata perché offriva un’interfaccia semplice ed elegante e un maggior controllo su ciò che si voleva vedere sulla propria timeline.