Il ministro israeliano della Pubblica sicurezza, Itamar Ben-Gvir, ha vietato di mostrare in pubblico la bandiera della Palestina

(AP Photo/ Tsafrir Abayov)
(AP Photo/ Tsafrir Abayov)

Il ministro israeliano della Pubblica sicurezza, l’estremista di destra Itamar Ben-Gvir, ha annunciato l’entrata in vigore in Israele del divieto di mostrare in pubblico la bandiera della Palestina: è solo l’ultima di una serie di misure adottate da Ben-Gvir contro i palestinesi da quando è entrato in carica, alla fine di dicembre, con l’insediamento del governo più di destra nella storia di Israele. Il nuovo divieto è stato ordinato tecnicamente dal capo della polizia israeliana, ma sotto disposizioni dirette di Ben-Gvir, ed entrerà subito in vigore, dal momento che per la legge israeliana il capo della polizia ha l’autorità per vietare in qualsiasi momento l’esposizione di bandiere in pubblico, se queste sono considerate pericolose per il mantenimento della pace.

Nella pratica, finora su questo tema la polizia aveva agito con una certa elasticità, vietando generalmente l’esposizione di bandiere durante le manifestazioni a Gerusalemme, dove solitamente si concentrano molti degli scontri tra israeliani e palestinesi, e permettendole per esempio a Tel Aviv (era successo anche sabato durante una protesta contro il governo).

La decisione di vietarle del tutto è arrivata dopo una manifestazione palestinese avvenuta nel weekend ad Ara, nel nord del paese, che era stata organizzata per celebrare la scarcerazione del palestinese Karim Younis, in carcere da 40 anni per aver rapito e ucciso un soldato israeliano nel 1980. Durante la manifestazione erano state sventolate ed esposte diverse bandiere palestinesi.

Ben-Gvir è noto per le sue posizioni razziste nei confronti dei palestinesi e dei cittadini arabo-israeliani, ed è considerato uno dei ministri più estremisti del nuovo governo guidato da Benjamin Netanyahu. La scorsa settimana aveva causato grosse tensioni una sua visita alla Spianata delle Moschee, il complesso di Gerusalemme in cui si trova la moschea al Aqsa a Gerusalemme, il terzo più importante luogo sacro per le persone di religione musulmana. Il timore è che comportamenti di questo genere, visti ampiamente come provocatori dalla comunità palestinese, portino a nuovi scontri violenti tra israeliani e palestinesi.