Com’è la serie su Netflix i cui episodi possono essere visti nell’ordine che si vuole

“Caleidoscopio” parla di una rapina ed è un esperimento che ha attirato molte attenzioni, ma sta piacendo così così

("Caleidoscopio", Netflix)
("Caleidoscopio", Netflix)
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Il primo gennaio su Netflix è uscita Caleidoscopio (Kaleidoscope), una nuova serie che racconta la storia di una rapina da 7 miliardi di dollari orchestrata insieme a un gruppo di professionisti da un ladro di carriera, Leo Pap (Giancarlo Esposito), determinato a vendicarsi dell’uomo che gli ha rovinato la vita anni prima. La cosa per cui Caleidoscopio ha attirato più attenzioni però non è la trama, ma il fatto che i suoi episodi siano stati pensati per essere visti nell’ordine che si vuole, senza che questo rovini l’esperienza di visione.

Secondo la sinossi di Netflix, infatti, l’ordine che ogni spettatore sceglierà influenzerà il suo «punto di vista sulla storia, sui personaggi e sulle questioni in sospeso al centro della rapina». L’esperimento di Caleidoscopio ricorda un po’ quello che Netflix aveva fatto nel 2018 con Bandersnatch, il film interattivo della serie Black Mirror che circa ogni cinque minuti permetteva agli spettatori di scegliere fra due sviluppi diversi della storia, come in un libro-game. Come Bandersnatch però anche Caleidoscopio sembra aver deluso un po’ le aspettative create dal suo formato innovativo e interattivo. «Sinceramente, sembra proprio di guardare una serie in disordine», ha scritto Keith Phipps su Vulture.

Caleidoscopio è stata prodotta da Netflix e creata da Eric Garcia, già noto tra le altre cose per aver scritto il romanzo da cui è stato tratto Il genio della truffa di Ridley Scott. Sia Garcia che Scott sono anche produttori della serie.

Il titolo deriva dal fatto che le sue otto puntate non sono identificate con un numero (e quindi non hanno un ordine), ma in base a un colore: le sequenze possibili sono più di 5mila, ma diventano oltre 40mila se si decide di inserire nelle possibili combinazioni anche Bianco, l’episodio che i creatori della serie raccomandano di guardare per ultimo e che racconta il giorno della rapina. Gli altri episodi invece (Giallo, Verde, Blu, Viola, Arancione, Rosso, Rosa) raccontano vari fatti che coprono un arco temporale di 24 anni. Su Netflix la serie inizia con un brevissimo trailer (Nero) per spiegare il formato a chi decide di guardarla senza saperne niente: qui non viene indicato Bianco come finale.

La trama è liberamente ispirata a una storia vera avvenuta a Manhattan, New York, durante l’uragano Sandy che colpì gli Stati Uniti nel 2012: in quell’occasione un’azienda perse miliardi di dollari in obbligazioni a causa di un allagamento. Garcia ha detto che la serie racconta una storia che sarebbe potuta accadere: «se dovessi fare una rapina userei l’uragano Sandy come copertura».

Angie Han ha scritto sull’Hollywood Reporter che l’idea dietro Caleidoscopio «funziona bene, almeno nel senso che è davvero possibile seguire ciò che accade indipendentemente dall’ordine». Tuttavia, ha aggiunto che affermare che questo sia effettivamente di arricchimento per la narrazione «è tutta un’altra questione».

Anche nella sua recensione sul Guardian, il critico di cinema e televisione Stuart Heritage ha detto che «una volta che hai assistito a tutta la faccenda e l’hai riordinata nel tuo cervello, è uno spettacolo piuttosto bello», «divertente e a tratti avvincente». La cosa frustrante e il principale limite della serie, secondo Heritage, è proprio quello che dovrebbe essere il suo punto forte e cioè il disordine delle puntate. Poiché ogni puntata potrebbe essere la prima – e per evitare che lo spettatore abbia la sensazione di aver perso dei pezzi – la psicologia dei personaggi non viene particolarmente approfondita e la sceneggiatura non riesce a creare grossi climax o momenti di suspense.

«Il problema con Caleidoscopio è che il suo formato non è tanto un modo ingegnoso di far avanzare la narrazione, quanto piuttosto una di quelle cose che un autore, o una piattaforma di streaming, fa semplicemente perché può» ha scritto Daniel D’Addario su Variety. E ha aggiunto: «sembra un modo per rendere uno spettacolo scadente degno di essere discusso».

D’Addario fa inoltre notare che l’idea dietro Caleidoscopio non è del tutto nuova. Anche la serie tv Interrogation, uscita a febbraio 2020 sulla piattaforma di streaming americana CBS All Access (oggi Paramount+) e in Italia su Premium Crime, era stata pensata perché gli spettatori potessero vederne le puntate in ordine sparso, ma non è mai stata rinnovata per una seconda stagione.

Un altro limite della serie è che per come è fatta impedisce di fatto alle persone di commentarla mentre la stanno guardando per il rischio di fare spoiler a chi sta seguendo un ordine diverso. «Cos’è successo alla visione della tv come esperienza comune e condivisa?» ha commentato Heritage: «c’è qualcosa di molto alienante nel modo in cui ogni abbonato guarderà questa serie in un ordine che non corrisponderà a quello dei suoi amici e familiari».

Online comunque se ne sta parlando abbastanza. Molti critici e appassionati di serie stanno condividendo la sequenza che secondo loro è la migliore. Un criterio possibile è quello di seguire l’ordine cronologico: ogni episodio infatti inizia con una scritta che colloca il racconto in un arco temporale che va da 24 anni prima della rapina a sei mesi dopo. Secondo Heritage questo è l’unico modo per apprezzare Caleidoscopio: per seguire l’ordine cronologico si deve partire da Viola e continuare con Verde, Giallo, Arancione, Blu, Bianco, Rosso, Rosa. Anche se Bianco è pensato per essere l’ultimo, infatti, cronologicamente si colloca prima di Rosso e Rosa.

Ma volendo si può guardare al contrario, oppure si può cominciare da Bianco, o fare qualsiasi altra scelta. Secondo Keith Phipps, l’ordine più interessante, e quello che avrebbe voluto seguire lui, a posteriori, è: Giallo, Viola, Arancione, Verde, Blu, Rosso, Rosa e Bianco. Anche Han ha scritto di essere contenta di aver iniziato da Giallo.

Secondo la recensione del critico Brian Lowry su CNN, Caleidoscopio va considerato «come un altro di quegli esperimenti che esaurisce la maggior parte della sua ingegnosità nell’idea di partenza. Sperando che questo – insieme al fascino d’acciaio di Esposito in un ruolo da protagonista – fornisca una ricompensa sufficiente».

Una delle cose meglio recensite della serie infatti è la scelta dell’attore protagonista: Heritage dice che in un episodio «Esposito ha un momento di emozione così potente che tutto quello che viene dopo – incluso il finale – sembra passare in secondo piano. A proposito, sfortunato chi lo guarda per primo».