In Perù centinaia di turisti stranieri sono bloccati vicino a Machu Picchu per le proteste contro la destituzione del presidente Pedro Castillo

Il sito archeologico di Machu Picchu, in Perù (AP Photo/Martin Mejia, LaPresse)
Il sito archeologico di Machu Picchu, in Perù (AP Photo/Martin Mejia, LaPresse)

Da martedì circa tremila turisti di diverse nazionalità, tra cui diversi italiani, sono bloccati nella regione di Cusco e del celebre sito archeologico Machu Picchu, in Perù, a causa delle grosse proteste e dello sciopero contro la destituzione del presidente Pedro Castillo, ha detto il governatore locale Jean Paul Benavente. Martedì il servizio di trasporto ferroviario, che rappresenta l’unico collegamento con Machu Picchu ed è usato ogni giorno da centinaia di turisti, è stato sospeso e molte delle strade sono state bloccate dai manifestanti. I siti di interesse turistico, a partire dal parco archeologico, sono stati chiusi.

Molti dei turisti stranieri che al momento non possono lasciare la zona di Machu Picchu non sanno quando riusciranno a tornare a Lima, la capitale del Perù, per prendere i voli di ritorno nei propri paesi. A Cusco i manifestanti hanno anche cercato di prendere il controllo dell’aeroporto e il sindaco Darwin Baca ha chiesto al governo di mandare degli elicotteri per evacuare i turisti americani, messicani e spagnoli.

Lungo le strade della regione ci sono molte persone bloccate con la propria automobile o a bordo di camion e pullman per via delle iniziative di chi protesta. Tra le persone che si trovavano in questa situazione c’erano anche quattro italiane che per 48 ore sono rimaste bloccate in un pullman nella cittadina di Checacupe e poi ieri, grazie a un intervento dell’ambasciata italiana in Perù, sono riuscite ad arrivare a Cusco dove si trovano attualmente.

Negli scontri tra la polizia e i manifestanti in tutto il paese sono morte almeno sei persone e più di 100 poliziotti sono stati feriti, secondo i conteggi ufficiali delle autorità peruviane. Nella regione di Cusco le interruzioni dei trasporti hanno anche impedito il rifornimento dei mercati alimentari.