• Mondo
  • Domenica 4 dicembre 2022

I ponteggi lungo i marciapiedi di New York

Sono strutture riconoscibili e sempre più diffuse, a causa di vari fattori e di leggi molto rigide sulla protezione dei pedoni dalla caduta dei calcinacci dagli edifici

ponteggio barnes noble new york
Una via di Manhattan, tra la 46esima strada e la Fifth Avenue (Wikimedia)
Caricamento player

Chi è stato a New York almeno una volta ha ben presente il tipo di ponteggi sotto cui capita spesso di dover passare, camminando lungo i marciapiedi. Sono strutture familiari anche a chi a New York non ci è mai stato, perché sono tutte abbellite allo stesso modo e fanno da sfondo a molte fotografie e riprese della città.

Non sono propriamente delle impalcature, non nel senso che intendiamo abitualmente, e cioè una serie di ponteggi a uno o più livelli utilizzati per eseguire lavori di edilizia. I cosiddetti sidewalk sheds – letteralmente “capannoni da marciapiede”, mentre per dire “impalcature” si usa più spesso scaffolding – sono dei ponteggi utilizzati per permettere alle persone di passarci sotto mentre camminano sui marciapiedi. Servono a proteggerle dalla caduta di calcinacci o altri materiali dalle facciate degli edifici: eventualità piuttosto frequente a New York per la presenza di molte vecchie costruzioni e molte attività di manutenzione e ristrutturazione, e tanto più pericolosa in una delle città più densamente popolate al mondo.

Le ragioni storiche dell’eccezionale presenza di queste strutture urbane nell’area di New York risalgono a una legge introdotta all’inizio degli anni Ottanta – la Local Law 10 – in seguito alla morte di una ragazza colpita da un pezzo di muratura mentre camminava per strada a Manhattan. Ma richiamano anche altri fattori che nel corso del tempo hanno reso economicamente più conveniente, per chi è tenuto a rispettare quella legge (che nel frattempo è anche cambiata), pagare per lunghi periodi il noleggio dei ponteggi per la protezione dei pedoni anziché sostenere i costi delle necessarie riparazioni delle facciate.

È un fenomeno che interessa in particolare il quartiere di Manhattan, ma anche Brooklyn, il Bronx e il Queens. Ed è un argomento dibattuto da anni perché i ponteggi – che si estendono per un totale di oltre 500 chilometri di marciapiedi in tutta New York – riducono la luminosità e la larghezza dei marciapiedi, coprono le insegne dei locali e sono giudicati da molte persone una cosa esteticamente sgradevole.

Flatiron Building new york

Una facciata del Flatiron Building a Manhattan, tra la 23esima strada, la Fifth Avenue e Broadway (Wikimedia)

Secondo i dati del New York City Department of Buildings (DOB), il dipartimento che si occupa dell’urbanistica della città, il numero di ponteggi sui marciapiedi è triplicato negli ultimi vent’anni. E almeno un terzo di tutti i ponteggi presenti sui marciapiedi della città riguarda gli effetti della legge sulle facciate degli edifici, e non attività di costruzione o di manutenzione avviate per altre ragioni.

In sostanza, la cospicua presenza dei ponteggi è dovuta almeno in parte all’esito delle ispezioni collegate al Programma di sicurezza per l’ispezione delle facciate della città di New York, un ampliamento della Local Law 11 del 1998 (a sua volta aggiornamento della Local Law 10) che impone che le pareti esterne degli edifici più alti di sei piani siano ispezionate ogni cinque anni. Se l’edificio oggetto delle ispezioni non supera i controlli di sicurezza è obbligatorio montare i ponteggi sui marciapiedi per proteggere i passanti, intanto che si provvede ai lavori di riparazione della facciata. Non esiste tuttavia un termine entro il quale è obbligatorio concludere i lavori.

Capita quindi con una certa frequenza che quei ponteggi provvisori rimangano installati per anni – anche più di dieci, in alcuni casi – mentre i lavori proseguono lentamente o si fermano per qualche ragione. I proprietari degli edifici trovano infatti più conveniente pagare il noleggio dei ponteggi o eventuali multe per non aver avviato i lavori a seguito di nuovi controlli, piuttosto che sostenere i costi per completarli rapidamente. Obiettivo che negli ultimi due anni, secondo alcune interpretazioni dei dati, potrebbe peraltro essere stato reso più complicato da raggiungere per i vari effetti della pandemia.

La prima legge sulle ispezioni regolari delle facciate fu introdotta nel 1980 dall’allora sindaco di New York Ed Koch. L’anno prima una matricola del Barnard College della Columbia University, la diciassettenne Grace Gold, era morta dopo essere stata colpita da un pezzo di muratura in terracotta distaccatosi dall’architrave di un edificio dell’università, mentre camminava lungo la 115esima strada, nell’Upper West Side. La Local Law 10 era una legge sensata perché doveva proteggere le persone, scrisse nel 2020 il New York Times, se non fosse che molti proprietari di edifici «scelsero semplicemente di allestire un ponteggio piuttosto che eseguire i più costosi lavori per la facciata».

Negli ultimi decenni un insieme di fattori ha di fatto reso possibile rispettare la legge senza il bisogno stringente di riparare concretamente le facciate. E questo ha fatto sì che i ponteggi diventassero un elemento familiare e riconoscibile del contesto urbano. Le leggi attuali vietano di utilizzare i teli esterni dei ponteggi per messaggi commerciali a meno che i ponteggi non coprano spazi che erano legittimamente gestiti dai proprietari dei locali e già occupati da insegne.

new york barnes noble

Una libreria Barnes & Noble a Manhattan, tra la 46esima strada e la Fifth Avenue (Wikimedia)

Secondo stime condivise dagli addetti ai lavori, la domanda di ponteggi nell’edilizia a New York sostiene un’industria dal valore complessivo di un miliardo di dollari all’anno. La legge ha trasformato «quella che era stata un’attività artigianale in un’industria», raccontò nel 2016 il proprietario di un’impresa di ristrutturazioni edilizie, spiegando che di quel miliardo di dollari «200 milioni se ne vanno in ponteggi lungo i marciapiedi», e il resto in impalcature di altro tipo e in manodopera.

Nel corso degli anni la città ha cercato di rendere i ponteggi esteticamente più gradevoli o quantomeno omogenei nella colorazione. In base a un’ordinanza dell’ex sindaco Michael Bloomberg, in carica dal 2002 al 2013, il rivestimento dei telai in compensato posti nella parte superiore dei ponteggi è nella maggior parte dei casi di colore verde scuro (il nome esatto è “Hunter Green 1390”, prodotto da un’azienda di vernici di North Brunswick, in New Jersey).

In passato ci sono stati tentativi di abbellire i ponteggi o di costruire strutture alternative. Nel 2019, per un’iniziativa pubblica, circa 200 metri di rivestimento dei ponteggi sul lato sud dell’edificio di Google a Manhattan furono utilizzati come tele per i dipinti di artisti emergenti dell’organizzazione non profit ArtBridge.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da ArtBridge (@artbridge)

Ancora prima, nel 2011, la città di New York indisse un concorso per progetti di ponteggi alternativi, che fu vinto da uno studente di architettura della University of Pennsylvania. La sua struttura alternativa, chiamata Urban Umbrella, aveva uno stile più gotico e includeva un sistema di luci a LED, ma non ebbe successo perché gli sviluppi su larga scala furono considerati eccessivamente costosi. Della struttura si parlò molto anche in occasione della presentazione del progetto con il sindaco Bloomberg: avvenne durante una giornata piovosa, e dato che il ponteggio non era ancora stato reso impermeabile ci furono delle infiltrazioni di acqua.

ponteggio alternativo new york

Il ponteggio alternativo allestito davanti al 100 Broadway, un edificio di uffici nell’area di Lower Manhattan, il 7 dicembre 2011 (Spencer Platt/Getty Images)

Il giornalista statunitense Matthew Yglesias si è recentemente occupato dei ponteggi sui marciapiedi di New York nella sua newsletter Slow Boring, chiedendosi cosa li renda un fenomeno tipicamente newyorkese e assente in altre città del mondo. La prima ragione è che, banalmente, New York è piena di edifici più alti di sei piani: ma la differenza è che le leggi impongono l’utilizzo dei ponteggi come misura di sicurezza, mentre in altre città del mondo è consentito utilizzare reti di contenimento, che sono più economiche e meno appariscenti.

Un’altra ragione è che le leggi di New York relative alle facciate sono particolarmente rigide e si applicano a molti casi diversi senza fare distinzioni. Per esempio, non tengono conto dell’età né dei materiali dell’edificio, sebbene le facciate degli edifici più recenti presentino meno rischi per la sicurezza rispetto a quelle di edifici più antichi o costruiti con parti in terracotta. Città come Chicago o Cincinnati, a differenza di New York, programmano invece le ispezioni con cadenze diverse – anche una volta ogni 12 anni – a seconda dell’età e dei materiali di costruzione degli edifici.

Esiste poi un altro fattore che riguarda la sicurezza sul lavoro, e in particolare una legge di New York informalmente nota come “legge sulle impalcature”, considerata una ragione rilevante dei costi molto elevati delle riparazioni delle facciate a New York (e pertanto una causa indiretta dei rallentamenti nei lavori). In base all’interpretazione prevalente di questa legge, emanata nel 1885, i datori di lavoro delle imprese che operano nei cantieri edili hanno una responsabilità «sostanzialmente illimitata», scrive Yglesias, della sicurezza dei lavoratori.

Nella pratica quella responsabilità ha storicamente incrementato i costi sostenuti dalle aziende per stipulare assicurazioni, dal momento che in caso di infortuni non esiste di fatto alcuna difesa possibile per il datore di lavoro, in ambito giudiziario, e i processi servono soltanto a quantificare i risarcimenti. È un caso di tutela del lavoro particolare e abbastanza eccezionale nel paese, fa notare Yglesias, considerando che i diritti dei lavoratori edili di 49 stati americani e anche di tutti quelli non edili di New York sono tutelati da normative nazionali stabilite dall’Occupational Safety and Health Administration (OSHA), il dipartimento statale che si occupa degli standard di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Si potrebbe obiettare che tutte queste eccezioni siano opportune, conclude Yglesias, «ma non credo che i newyorkesi temano per la propria vita passeggiando per il centro di Chicago» o «pensino che i lavoratori dell’industria non edilizia nel loro stato lavorino in condizioni inaccettabili di insicurezza». Peraltro non è detto che siano eccezioni che migliorano la sicurezza: secondo un rapporto della Cornell University del 2014, la decisione di attribuire una responsabilità legale oggettiva ai datori di lavoro ha reso i cantieri di New York meno sicuri perché porta i lavoratori a essere meno attenti.