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  • Lunedì 21 novembre 2022

Cosa si sa dell’arresto di Giandavide De Pau, sospettato dei tre omicidi di Roma

È stata la sorella ad avvertire i carabinieri, e il telefono del sospettato è stato ritrovato a casa di una delle vittime

Il fermo di Giandavide De Pau (LaPresse).
Il fermo di Giandavide De Pau (LaPresse).

Stanno proseguendo le indagini sui tre omicidi compiuti giovedì a Roma, per i quali sabato è stato arrestato Giandavide De Pau, un uomo di 51 anni con diversi precedenti penali e noti contatti con alcuni boss della camorra. Le principali novità di questi giorni riguardano l’arresto di De Pau, nel quale ha avuto un ruolo la sorella: è stata lei ad avvertire i carabinieri che De Pau, sabato, si trovava a casa sua, nella casa della borgata Ottavia (un quartiere di Roma) dove vive con la madre.

Le due donne, già nel pomeriggio di giovedì, avevano ricevuto una telefonata da parte della polizia perché a casa di due delle vittime era stato trovato un cellulare la cui scheda sim era intestata alla sorella di De Pau. La donna aveva spiegato che quella scheda era in realtà utilizzata dal fratello. De Pau era stato individuato anche grazie ai video di alcune telecamere della zona. 

Il giorno dopo, venerdì, Francesca De Pau è stata contattata da una donna cubana che si è presentata a casa sua per recuperare, a nome di Giandavide, soldi e vestiti puliti. Subito dopo, la sorella di De Pau ha contattato i carabinieri della stazione di Monte Mario raccontando della visita della donna cubana. I carabinieri hanno passato le informazioni alla squadra mobile della polizia che sta conducendo le indagini. I poliziotti hanno identificato la donna cubana, amica di una delle tre vittime di giovedì, e sono andate al suo domicilio, in via Milazzo, senza trovarla. La donna non c’era, ma si è presentata in questura dopo alcune ore, e ha raccontato di aver trascorso la sera di mercoledì assieme a Giandavide De Pau, consumando con lui cocaina, e di averlo rivisto dopo gli omicidi: è stata lei ad ascoltare i primi racconti dell’uomo sospettato dei delitti.

Alcune ore dopo che la donna cubana si era presentata in questura, De Pau è arrivato a casa della sorella. Francesca De Pau ha raccontato ad alcuni cronisti come sono andate le cose:

«Lui ha iniziato a parlare di sangue, di queste donne ma era confuso, non ricordava nulla. Poi il silenzio. Ha citofonato che saranno state le tre del mattino ed è salito: io credo che fosse drogato per lo stato in cui si trovava, non ricordava nulla, diceva di essere stato da quelle donne ma che c’era un altro uomo. Era confuso, disorientato». 

La sorella Francesca ha poi detto:

«Non c’era scelta, mio fratello da tempo combatte con molti problemi, la droga, disturbi della personalità e psicologici. Quando con mia madre abbiamo visto cos’era accaduto a Prati abbiamo pensato che Giandavide fosse coinvolto, non lo sentivamo da un giorno intero e mercoledì, quando gli abbiamo parlato per l’ultima volta, avevamo capito che la droga era tornata prepotente».

De Pau in passato è stato anche ricoverato per problemi psichiatrici. La polizia, incaricata delle indagini, dovrà ricostruire quali siano stati i suoi spostamenti nel corso delle 48 ore precedenti all’arrivo a casa della sorella e se ad aiutarlo sia stata solo la donna di origini cubane, che per ora non è indagata ma è stata sentita solo come persona informata dei fatti, o anche qualcun altro. Venerdì sera qualcuno ha telefonato alla polizia dicendo che in via Milazzo era parcheggiata l’automobile di De Pau: i sedili erano sporchi di sangue.

Soprattutto andrà ricostruito che cosa sia accaduto giovedì mattina nel quartiere romano di Prati, quando tre donne che lavoravano come prostitute sono state assassinate con un’arma da taglio, presumibilmente uno stiletto. De Pau non ha confessato e ha fatto ammissioni parziali e molto confuse. L’arma usata per compiere gli omicidi non è stata trovata.

È stata invece ricostruita la cronologia dei tre omicidi. A essere uccisa per prima è stata Marta Castano Torres, donna trans conosciuta come Yessenia, 65 anni, colombiana. Abitava in via Durazzo 38, in un appartamento nel sottoscala. È stata trovata morta dalla sorella alle 12:50. La sorella l’aveva incontrata quella mattina alle 8:30. Marta Castano Torres le aveva detto che stava aspettando un cliente. 

Da via Durazzo l’assassino sarebbe poi andato al numero 28 di via Augusto Riboty: sono 12 minuti a piedi. Qui l’aggressore avrebbe ucciso due donne di origine cinese di cui non è stata ancora scoperta l’identità. I corpi delle due donne di via Riboty sono stati trovati prima: alle 10:49 il custode della casa ha chiamato i soccorsi. 

Quello di Giandavide De Pau è un nome già comparso, a Roma, in alcune indagini. Nel 2020 era stato arrestato e poi posto agli arresti domiciliari nel corso dell’inchiesta denominata “Alba Tulipano” contro il clan camorristico guidato da Michele Senese, detto “’o pazzo”. Le accuse nei confronti di De Pau al momento dell’arresto erano “traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni personali gravissime”. Nell’ordinanza, come riporta il sito Roma Today, era descritto in questo modo: «Fornisce un apporto costante alla gestione dell’attività criminosa dell’organizzazione, operando nel settore del narcotraffico e nelle attività di recupero dei crediti con modalità violente e intimidatorie».

De Pau era stato individuato come uomo molto vicino a Senese, per cui fungeva da autista e aiutante.

Qualche mese prima era stato fermato dai carabinieri vicino a piazza Ungheria, accusato di tentata violenza sessuale ai danni di una donna brasiliana che, per sfuggire all’aggressione, si era gettata dal balcone procurandosi alcune fratture. Per entrare in casa della donna, De Pau si era finto idraulico.

Nel 2013 il suo nome era comparso anche nell’inchiesta “Mondo di Mezzo” (inizialmente nota come “Mafia Capitale”), che aveva portato a decine di arresti tra gli esponenti della criminalità organizzata di Roma: De Pau però non era tra gli indagati, era però presente a un incontro tra Michele Senese e Massimo Carminati. Nelle carte dell’inchiesta è presente un rapporto sull’incontro: 

I tre soggetti accedevano all’interno del bar e si sedevano a un tavolo sotto la veranda dello stesso, rimanendo in conversazione fino alle ore 13:21, quando si alzavano e proseguivano a dialogare lungo la strada. Carminati Massimo e Senese Michele si appartavano a discutere, mentre il De Pau si tratteneva in disparte conversando al proprio telefono cellulare.