I titolari della ditta tessile in cui morì l’operaia Luana D’Orazio hanno ottenuto il patteggiamento della pena

Un murale che raffigura Luana D'Orazio (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Un murale che raffigura Luana D'Orazio (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

La giudice per l’udienza preliminare (gip) di Prato, Francesca Scarlatti, ha accolto la richiesta di patteggiamento di due dei tre imputati per la morte di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni morta il 3 maggio del 2021 mentre lavorava in una ditta tessile a Montemurlo, in provincia di Prato. D’Orazio morì dopo essere rimasta incastrata in un macchinario su cui stava lavorando, che secondo l’accusa sarebbe stato manomesso dai titolari della ditta per aumentarne la produttività.

I due imputati che hanno patteggiato, accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa di cautele antinfortunistiche, sono Luana Coppini, titolare ufficiale della ditta in cui era avvenuto l’incidente in cui D’Orazio morì, e suo marito Daniele Faggi, che di fatto gestiva l’azienda ed era ritenuto il titolare di fatto. La prima ha patteggiato due anni di carcere mentre il secondo un anno e mezzo: per entrambi è scattata la sospensione condizionale della pena, e quindi non andranno in carcere. Il patteggiamento è stato accolto dopo che i legali di D’Orazio si erano accordati con Coppini e Faggi perché questi versassero un risarcimento di un milione di euro alla famiglia della donna. Il terzo imputato è Mario Cusimano, tecnico esterno alla ditta che si occupava della manutenzione dei macchinari, che invece è stato rinviato a giudizio.