Cosa vuol dire “andare a Canossa”

È un'espressione che descrive chi è costretto a umiliarsi e a sottomettersi a qualcuno, usata in questi giorni per parlare di Berlusconi e Meloni

(Roberto Monaldo/ LaPresse)
(Roberto Monaldo/ LaPresse)
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Lunedì, dopo giorni di lamentele pubbliche e private, Silvio Berlusconi ha incontrato Giorgia Meloni per discutere della formazione del nuovo governo. Spesso in passato gli incontri per le trattative più complesse tra i partiti di destra e centrodestra erano stati organizzati nelle ville di Berlusconi, ma questa volta è stato Berlusconi a presentarsi alla sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa a Roma.

Per questo è stato detto e scritto che il leader di Forza Italia è “andato a Canossa”, un’espressione che si utilizza per descrivere qualcuno costretto a ritrattare le proprie posizioni, a pentirsi e perfino in qualche misura a umiliarsi per riconoscere la supremazia di qualcuno più potente. Questa espressione è usata con ancora più precisione quando la persona che si trova in posizione di inferiorità deve andare fisicamente da chi in quel momento è in posizione di superiorità: proprio come nel caso di Berlusconi, andato alla sede di Fratelli d’Italia. Qualcosa di simile era successo sempre a Berlusconi anni fa quando andò alla sede del Partito Democratico in Largo del Nazareno a Roma per accordarsi con Matteo Renzi su un percorso di riforme condiviso.

Canossa è un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia ed è noto per essere stato al centro di uno degli avvenimenti storici più famosi nella lotta tra papi e imperatori nel Medioevo, da cui nasce appunto questa espressione di uso piuttosto comune.

Nel gennaio del 1077 il re di Germania e imperatore del Sacro romano impero Enrico IV andò a Canossa per ottenere il perdono di papa Gregorio VII, allora ospite della contessa Matilde di Canossa nel suo castello. Una volta arrivato, secondo le fonti arrivate a noi, attese di essere ricevuto e perdonato dal papa per tre giorni e tre notti al freddo, scalzo e con indosso solo un mantello.

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Nel 1075 era cominciato un lungo conflitto tra imperatore e papato a causa della nomina del chierico Tedaldo come arcivescovo di Milano, voluto da Enrico IV ma considerato illegittimo e scomunicato da papa Gregorio VII. In risposta, Enrico IV fece deporre il papa dai vescovi e dai principi tedeschi nel sinodo convocato a Worms nel gennaio del 1076, e a sua volta Gregorio VII scomunicò l’imperatore. A quel punto Enrico IV perse il sostegno di molti vescovi e principi tedeschi, che si allontanarono da lui, lo sospesero dal potere e gli imposero di cercare una riconciliazione con il papa. Enrico IV aspettò di essere perdonato dal papa fuori dal castello di Canossa dal 25 al 27 gennaio, inginocchiato, umiliato e penitente. Fu ricevuto solo tre giorni dopo.

Le espressioni “andare a Canossa” o “umiliazione di Canossa” rimasero anche nei secoli successivi per indicare in maniera figurata qualcuno che è costretto ad ammettere i propri sbagli, a umiliarsi e a sottomettersi a un potere più grande. L’evento fu citato a fine Ottocento anche da Otto von Bismarck, il primo cancelliere dell’Impero tedesco, che in un famoso discorso nel contesto di grande conflitto politico e culturale tra la Germania e la Chiesa cattolica disse: «noi non andremo mai a Canossa, né con il corpo, né con lo spirito» per sottolineare che l’Impero tedesco non avrebbe mai accettato alcuna interferenza esterna.

Il dipinto di Pietro Aldi “Enrico IV a Canossa” (1883 circa)

Nel contesto politico di questi giorni, Berlusconi sarebbe “andato a Canossa” perché dopo essersi detto scontento degli incarichi di governo offerti da Meloni agli esponenti del suo partito avrebbe infine ridimensionato le proprie pretese e si sarebbe per così dire sottomesso al volere della leader di Fratelli d’Italia.

La settimana scorsa in particolare Berlusconi si era lamentato dei «veti» contro l’ingresso nel governo di alcuni dirigenti di Forza Italia, tra cui presumibilmente quello contro la senatrice Licia Ronzulli, sua strettissima collaboratrice, per la quale sembrava avere chiesto un ministero. Le tensioni erano diventate pubbliche giovedì scorso, quando Forza Italia si era astenuta nell’elezione del presidente del Senato rinunciando a votare il candidato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, poi eletto comunque a sorpresa con una ventina di voti arrivati dall’opposizione.

Venerdì poi era circolata la foto di un biglietto scritto da Berlusconi che conteneva accuse molto pesanti nei confronti di Meloni, descritta come una persona «con cui non si può andare d’accordo», dal comportamento «prepotente, arrogante, offensivo». Poche ore dopo Meloni aveva rincarato la dose spiegando ai giornalisti come nell’elenco di Berlusconi «mancasse un punto, e cioè che non sono ricattabile». Alla fine dell’incontro di lunedì, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno pubblicato un comunicato congiunto per annunciare in sostanza di aver fatto pace.

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