Una canzone dei Mansun
Che mise insieme un po’ di tutto
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I Depeche Mode hanno annunciato un nuovo disco – a primavera – e un tour (con tre date italiane) dal funebre nome di Memento Mori.
È morta Loretta Lynn, una delle – non poche – cantanti-leggenda del country.
Domenica erano stati 40 anni dall’uscita di The Nightfly di Donald Fagen, uno dei migliori dischi degli anni Ottanta.
The chad who loved me
Mansun
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I Mansun furono una band squinternata che ebbe vita breve e pubblicò tre dischi (più uno postumo) prima che i conflitti dei singoli caratteri e le idee poco chiare sulla propria musica facessero loro chiudere baracca: ma erano riusciti anche ad arrivare al primo posto della classifica britannica con questo primo disco del 1997, senza neanche sapere suonare benissimo, per loro stessa ammissione. Erano di Chester, una bella città inglese poco distante da Liverpool e vicina al confine col Galles (che dà il nome alla contea del Cheshire, quella del gatto di Alice ).
Pur avendo costruito allora una comunità di fan che li seguì anche nei dischi successivi, non combinarono granché di memorabile, indecisi sul da farsi: ma questa indecisione li portò a produrre alcune buone cose che mescolavano elementi di britpop del tempo (il britpop dei Blur e dei Verve e degli Oasis) con cose beatlesiane (già frequenti nel britpop) e con tentazioni di arrangiamenti ricchi e creativi, un po’ progressive e un po’ Pink Floyd. Esperimenti simili di mescolare pop, cose classiche e arrangiamenti ricchi li avevano fatti alla fine del decennio precedente gli Style Council in un loro disco di scarso successo ma molto inventivo, o i Tears for Fears in uno che invece andò forte. I Mansun non arrivarono a niente del genere, ma il primo disco si apriva con questo bel tentativo pieno di archi e cori, a tratti un po’ James Bond (Daniel Craig è di Chester pure lui, per coincidenza, ma doveva ancora diventare James Bond), a tratti un po’ Magical Mistery Tour.
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