Cosa sappiamo della donna italiana arrestata a Teheran, in Iran

Si chiama Alessia Piperno, ha 30 anni, è di Roma ed è una blogger di viaggi: i motivi del suo arresto sono ancora poco chiari

Una foto che Alessia Piperno ha postato su Instagram
Una foto che Alessia Piperno ha postato su Instagram
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Nei giorni scorsi, non si sa esattamente quando, è stata arrestata a Teheran (in Iran) una donna italiana di 30 anni, che è riuscita a mettersi in contatto solo domenica con il padre in Italia dicendogli di trovarsi in una prigione della capitale iraniana. La donna si chiama Alessia Piperno, di Roma, e la notizia del suo arresto è stata data proprio dal padre, Alberto Piperno, in un post su Facebook (ora rimosso) in cui diceva che la figlia lo aveva contattato per telefono per dirgli che era stata fermata dalla polizia dopo avere festeggiato il proprio compleanno con alcuni amici a Teheran, dove si trovava dallo scorso luglio per un viaggio.

Il padre della donna ha detto di essersi messo in contatto con il ministero degli Esteri e con l’ambasciata italiana a Teheran, ma al momento non ci sono commenti ufficiali delle autorità. «Siamo in contatto con l’Unità di crisi della Farnesina che ha attivato tutte le procedure del caso», ha detto Piperno ad Ansa.

Non si sa esattamente cosa sia successo e perché Piperno sia stata arrestata. Un’ipotesi è che fosse una delle nove persone provenienti da paesi europei arrestate la scorsa settimana con l’accusa di essere “complici” delle proteste in corso in Iran contro la polizia religiosa e il regime, iniziate dopo la morte in carcere di Mahsa Amini, per la quale i manifestanti ritengono responsabili le autorità. Il governo iraniano aveva confermato che tra le persone arrestate ce n’era una di nazionalità italiana: non era stato diffuso il nome, ma non è da escludere che si tratti proprio di Piperno.

Piperno, una blogger di viaggi, è titolare della pagina Instagram travel.adventure.freedom, dedicata ai viaggi e seguita da oltre 12mila persone: era arrivata in Iran a luglio dopo aver viaggiato in Pakistan, Marocco, Honduras, Messico, Panama, Islanda e Sri Lanka, tra gli altri.

Da quando era in Iran aveva espresso la propria solidarietà verso chi partecipava alle proteste: aveva intitolato un post pubblicato lo scorso 26 settembre «Bella Ciao», la canzone partigiana diventata un inno internazionale di lotta per la libertà e recentemente cantata anche da alcune manifestanti iraniane. «La gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà», aveva scritto.

 

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