Cos’è questa storia dei würstel e della listeriosi

Si sospetta una contaminazione batterica di alcuni prodotti, ma per ridurre i rischi basta ricordarsi di cuocerli bene prima di mangiarli

(Sean Gallup/Getty Images)
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Negli ultimi mesi in Italia è stato rilevato un aumento dei casi di listeriosi alimentare, una malattia causata dal consumo di alimenti contaminati dal batterio Listeria monocytogenes. Se ne è parlato molto sui giornali, soprattutto in seguito alla notizia del ritiro dal mercato di alcuni lotti di würstel prodotti in Veneto, con articoli talvolta allarmistici sui decessi causati dalla malattia. Inizialmente erano infatti circolate informazioni su sei morti, poi la notizia era stata ridimensionata parlando di tre persone decedute e di 66 casi riscontrati in tutta Italia, con verifiche ancora in corso da parte del ministero della Salute.

Secondo alcune fonti interne al ministero consultate dall’ANSA, i tre decessi sarebbero avvenuti rispettivamente a dicembre 2021 e a marzo e giugno di quest’anno, quindi in un arco temporale piuttosto ampio e con cause difficili da ricondurre a un’unica fonte, come i würstel molto citati negli ultimi giorni. Le tre morti da listeriosi erano state riscontrate in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna e avevano riguardato persone fragili o con problemi al sistema immunitario.

L’Italia aveva aggiornato la Commissione europea sui casi di listeriosi a inizio agosto, pubblicando sul Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF) europeo una notifica che indicava un focolaio della malattia con almeno 29 casi riscontrati e due decessi. Nel frattempo, l’Istituto superiore di sanità (ISS) aveva avviato proprie indagini per ricostruire le cause del contagio. Poche settimane dopo, sul RASFF il ministero della Salute aveva segnalato di avere scoperto almeno altri 32 casi e di avere ricondotto una delle probabili cause al consumo di alcuni marchi di würstel.

Le analisi avevano portato a sospettare un possibile legame con confezioni di questi alimenti prodotte da Agricola Tre Valli, una cooperativa di Verona che produce würstel per conto di alcuni importanti marchi, come Aia. Il 23 settembre la cooperativa aveva annunciato il ritiro precauzionale di alcuni prodotti, con comunicazioni che erano state poi affisse nei supermercati con l’invito ai clienti a non consumarli.

Le confezioni interessate erano identificate dalla sigla IT 04 M CE, ma nelle comunicazioni non erano citati espressamente i marchi che vendevano quei tipi di würstel, rendendo difficile la loro identificazione per i consumatori. Sulle confezioni di Aia e delle altre aziende che li vendono non compare del resto il nome Agricola Tre Valli, ma al massimo un riferimento geografico allo stabilimento di produzione.

Il Fatto Alimentare ha segnalato che il ritiro ha riguardato almeno tre tipi di würstel Wudy Aia nelle versioni “Classico”, “Formaggio” e “Classico snack”, la cui data di scadenza è compresa tra il 20 settembre e il 5 dicembre di quest’anno, a seconda del periodo di produzione. La segnalazione a livello europeo ha interessato diversi altri marchi come Salumeo (Lidl), Töbias (Eurospin), Pavo e Wür. Alcuni di questi prodotti erano già stati ritirati nell’estate da parte dei distributori, con avvisi alla clientela.

Considerato il periodo piuttosto ampio in cui sono stati riscontrati i casi e verificati i decessi da listeriosi, è difficile stabilire con certezza se il focolaio sia stato causato unicamente dai würstel. Nella loro fase di produzione, questi alimenti vengono pastorizzati proprio per ridurre i rischi di presenza di batteri, ma le contaminazioni si possono verificare in altre fasi del processo produttivo, come il confezionamento. Per questo motivo i würstel devono essere consumati dopo essere stati cotti in padella per 4-5 minuti, oppure lessati in acqua bollente per lo stesso periodo di tempo. La pratica è indicata sulle confezioni, ma non sempre viene seguita, con un conseguente rischio per la salute.

L’aumento di casi di listeriosi viene seguito con attenzione ed è uno dei più significativi degli ultimi anni. L’attenzione è più alta del solito e questo può trasmettere una sensazione di grave emergenza, anche se in realtà le attività di verifica e controllo sono attuate per fare prevenzione ed evitare che aumentino i casi.

Il batterio Listeria monocytogenes è presente nel suolo, nell’acqua e nella vegetazione e può contaminare numerosi alimenti, come latte, verdura, formaggi molli, insaccati poco stagionati e carni poco cotte. Nella maggior parte dei casi le infezioni non hanno particolari conseguenze e passano spesso inosservate, ma nei soggetti a rischio l’infezione può portare a sintomi anche gravi. Si va da forme della malattia simili a un’influenza e a problemi gastrointestinali, fino a febbre alta e meningiti. Il batterio resiste facilmente alle temperature a cui conserviamo gli alimenti freschi, intorno ai 4 °C, mentre è molto sensibile alle temperature della cottura.

Oltre a cuocere bene gli alimenti che potrebbero essere contaminati, il ministero della Salute consiglia di lavare spesso le mani e le superfici che si utilizzano per cucinare (compresi i taglieri), di conservare gli alimenti in frigorifero in contenitori separati e di prestare sempre attenzione alle date di scadenza e alle indicazioni di consumo riportate sulle etichette.