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  • Mercoledì 14 settembre 2022

Cosa sappiamo della vicenda di Hasib Omerovic

Gli agenti che hanno fatto irruzione nella casa dell'uomo poi precipitato dalla finestra, a Roma, non avevano un decreto di perquisizione

La finestra da cui è caduto Hasib Omerovic. (ANSA/CECILIA FERRARA)
La finestra da cui è caduto Hasib Omerovic. (ANSA/CECILIA FERRARA)
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L’indagine su quanto successo lo scorso 25 luglio a Hasib Omerovic, precipitato dalla finestra della sua casa di Roma durante una perquisizione della polizia, e ora in coma, ha stabilito che gli agenti – tre uomini e una donna – non avevano un decreto firmato da un magistrato. La procura di Roma per ora non ha indagato nessuno in particolare, ma l’ipotesi di reato è di tentato omicidio in concorso. Omerovic, che ha 36 anni, è di etnia rom ed è sordo dalla nascita, è ora in coma vigile al Policlinico Gemelli di Roma, dopo essere stato sottoposto a tre interventi chirurgici: non sembra essere più in pericolo di vita.

Gli agenti si erano presentati a casa sua a Primavalle, dove in quel momento era solo con una sorella, Sonita, anche lei disabile, poco dopo mezzogiorno. Il motivo sarebbero state alcune segnalazioni, riscontrate nel quartiere, sul fatto che Omerovic avesse dato ripetutamente fastidio ad alcune ragazze, anche minorenni, della zona. Non risulta però che sia mai stata fatta nessuna denuncia nei confronti dell’uomo.

A nessun magistrato era stato chiesto il decreto di perquisizione per l’abitazione di Omerovic. I pubblici ministeri della procura di Roma che stanno indagando, Michele Prestipino e Stefano Luciani, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, devono accertare se qualche dirigente del commissariato Primavalle avesse autorizzato l’operazione o ne fosse perlomeno stato informato, oppure se gli agenti abbiano agito di propria iniziativa. Secondo alcuni testimoni in via Aleandro ci sarebbero stati almeno altri quattro agenti che però non sono saliti in casa.

Le forze di polizia non possono entrare in una abitazione se non in possesso di un decreto di un giudice che autorizza la perquisizione o l’esecuzione di una misura cautelare a carico di chi si trova all’interno. Il domicilio è infatti inviolabile per tutti, anche per le forze di polizia. Esistono però delle eccezioni. La polizia giudiziaria può entrare in casa quando si ha il fondato sospetto che in quel determinato luogo si stia commettendo un crimine. Gli agenti avrebbero detto di essersi presentati a casa Omerovic per un normale controllo, ma soprattutto per prevenire eventuali violenze di genere sostenendo che, hanno fatto sapere dal commissariato, «proprio il mancato intervento in anticipo è sfociato in violenze e femminicidi»

Ciò che i pubblici ministeri devono accertare è anche e soprattutto che cosa sia avvenuto nella casa dopo l’ingresso degli agenti di polizia. Secondo il racconto che Sonita Omerovic ha fatto alla madre, gli agenti avrebbero prima chiesto i documenti all’uomo, poi lo avrebbero fotografato e quindi picchiato con calci e pugni e un bastone. Quindi, sempre secondo il racconto della sorella, l’uomo sarebbe scappato in una camera, gli agenti avrebbero sfondato una porta e poi avrebbero spinto l’uomo dalla finestra della camera. I genitori di Hasib e Sonita Omerovic sarebbero stati avvertiti dalla telefonata di una vicina di casa. Uno degli agenti avrebbe preso il telefono e avrebbe detto: «Hasib è in ospedale, si è ferito ma sta bene». Quando i genitori sono arrivati in via Aleandro gli agenti avrebbero detto loro: «Hasib ha solo un braccio rotto, è al Policlinico Gemelli». In realtà l’uomo in quel momento era in coma.

Il giorno dopo, quando i genitori di Hasib Omerovic si erano presentati in commissariato per denunciare l’accaduto e chiedere spiegazioni, uno degli agenti presenti avrebbe detto che tutto si era svolto nella massima tranquillità, sostenendo che mentre loro erano a parlare con la sorella avevano sentito il rumore di una tapparella che veniva alzata in camera da letto: da lì Hasib Omerovic si sarebbe gettato di sotto. Secondo le ricostruzioni uscite sui giornali, lo stesso agente avrebbe detto alla famiglia che la polizia scientifica aveva già effettuato tutti i rilievi, cosa che però è risultata non vera.

I pubblici ministeri hanno fatto sequestrare un lenzuolo della camera da letto con alcune macchie di sangue, e un manico di scopa spezzato. I familiari hanno anche consegnato ai pubblici ministeri alcune fotografie in cui si vede un termosifone parzialmente staccato dal muro e macchie di sangue attorno alla porta della camera.

Una testimone ha detto di aver visto Hasib Omerovic cadere dalla finestra, ma non ha saputo dire se si sia gettato da solo o sia stato spinto. La testimone, come riporta Repubblica, ha anche detto: «dopo la caduta ho visto Hasib in terra e i poliziotti che cercavano di aiutarlo. Prima non avevo sentito urla, richieste di aiuto o rumori provenire dall’abitazione degli Omerovic». Questo elemento confermerebbe che sul posto erano presenti anche altri poliziotti. In tutto, secondo ricostruzioni non confermate, gli agenti sarebbero stati otto, quattro in divisa e quattro in borghese. Un numero apparentemente eccessivo per un normale controllo.

Infine, la procura dovrà anche capire perché i poliziotti hanno deciso di agire. Nelle scorse settimane, su una pagina Facebook era apparso un post, poi rimosso, in cui di Hasib Omerovic si diceva: «Fate attenzione a questa specie di essere perché importuna tutte le ragazze, bisogna prendere provvedimenti». Contro Omerovic non erano arrivate denunce. 

Le ipotesi su cui lavora la procura sono essenzialmente tre: che Omerovic si sia in effetti buttato da solo; che qualcuno lo abbia spinto e fatto cadere dalla finestra; che sia caduto o si sia lanciato dalla finestra nel tentativo di sfuggire a gesti di violenza. I pubblici ministeri ascolteranno presto le testimonianze degli agenti di polizia coinvolti. Per ora hanno acquisito tutte le relazioni di servizio.