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  • Mercoledì 14 settembre 2022

Le pizzerie Alice stanno aprendo un po’ ovunque

A Roma sono decine, a Milano ne spunta una al mese: è una catena con dietro un grosso fondo, e si ispira a McDonald's

(Alice Pizza)
(Alice Pizza)

Dallo scorso maggio, solo a Milano, la catena di pizzerie al taglio Alice Pizza ha aperto una media di un negozio al mese: l’ultimo davanti al Duomo. In alcuni quartieri, le pizzerie sono comparse a distanze talmente ravvicinate che il marchio è diventato molto difficile da ignorare: è il caso, per esempio, di quelle di via Solari, nella zona sud-ovest della città, che distano appena 400 metri l’una dall’altra. In tutto, i punti vendita in città sono 23.

In città come Milano quello di Alice non è un prodotto così semplice da trovare, cosa che ha probabilmente contribuito al suo successo. Ma anche a Roma, dove la pizza al taglio venduta al peso è molto più diffusa, le pizzerie Alice sono decine. Dal 2019 l’azienda è stata in parte comprata da un fondo di investimenti che ha il progetto di continuare a espandersi in Italia e all’estero. «Per noi è fondamentale continuare ad aprire punti fisici, come fece McDonald’s in America negli anni Sessanta» ha detto Chiara Valenti, responsabile della comunicazione dell’azienda. E ha spiegato che, per quanto il servizio di consegna a domicilio sia una parte importante dell’attività, l’85 per cento delle vendite sono fatte al banco.

La prima pizzeria Alice nacque a Roma, nella zona di San Pietro, nel 1990. Il fondatore (e pizzaiolo) era Domenico Giovannini, 63 anni, che dopo trent’anni e molti cambiamenti è ancora socio dell’azienda e partecipa alle decisioni strategiche. Negli anni, Giovannini aprì decine di negozi a Roma e nel Lazio e anche un’Accademia della Pizza, per insegnare la ricetta di Alice ai dipendenti dei vari punti vendita e poi anche al pubblico interessato. Nel 2013 aprì per la prima volta un negozio fuori dal Lazio, in Emilia-Romagna, e nel 2017 a Philadelphia, negli Stati Uniti.

L’impresa è diventata quella che è ora diversi anni dopo, grazie al grosso investimento di IDeA Taste of Italy, un fondo gestito da DeA Capital, del Gruppo De Agostini, che è specializzato nel settore agroalimentare e ha acquisito il 70 per cento del gruppo. Oggi Alice Pizza ha 190 punti vendita in tutta Italia: una sessantina a Roma, e gli altri vanno da Brindisi a Cagliari, e da Portogruaro a Cuneo. Ce n’è anche uno a Malta e uno a Madrid, dove è in arrivo il secondo. Alcuni di questi sono in franchising, cioè sono stati aperti con cessione del marchio ad altre aziende che pagano un canone, mentre altri sono controllati direttamente dall’azienda centrale: Alice Pizza Spa.

«In alcune città piccole e medie del nord e del centro Italia stiamo aprendo in franchising perché vogliamo che i negozi siano gestiti da chi conosce bene il mercato cittadino: noi facciamo la formazione per la preparazione della pizza, e loro ci mettono la conoscenza del territorio» ha spiegato Valenti. «A Milano invece si è deciso di aprire tutto in diretta proprietà della società madre», ha continuato, «volendo aprire un nuovo mercato così grosso, ci sembrava importante avere un controllo diretto sulla qualità».

Sulla qualità di Alice Pizza, tra i consumatori milanesi c’è un po’ di discordanza. Sul sito di recensioni TripAdvisor alcuni punti vendita hanno meno di tre stelline su cinque, e nei commenti si leggono lamentele per il servizio sciatto, il personale poco attento o la sporcizia dei locali. Girando un po’ di punti vendita però, soprattutto nelle ore dei pasti, si nota che sono sempre piuttosto frequentati. I prezzi sono nella media.

Si tratta comunque di posti molto diversi dalle pizzerie che vendono pizze tonde o al trancio con servizio al tavolo: il modello di vendita ricorda più che altro quello d’asporto del milanese Spontini, che però vende un tipo di pizza molto diverso, o di Domino’s, la catena americana che ha annunciato il suo ritiro dal mercato italiano poche settimane fa. Nei negozi ci sono anche i tavoli per chi vuole sedersi, ma l’arredamento non è particolarmente accogliente e ricorda quello di un self-service: la maggior parte delle persone prende la pizza da portar via. Come ha spiegato Valenti, Alice Pizza va bene «se vuoi un pranzo veloce, una merenda, per fare una festa a casa o mangiare al parco: a differenza della maggior parte degli altri tipi di pizza si mangia con le mani perché la base è rigida».

In tre anni di esperienza nei negozi milanesi, Alice Pizza ha notato che le persone hanno comportamenti molto diversi da quelli che si vedono a Roma: per esempio chiedono più spesso le posate, o di scaldare anche le tipologie di pizza che andrebbero mangiate a temperatura ambiente. Come ha fatto a Roma, anche a Milano Alice Pizza ha aperto sia in zone centrali come piazza Duomo e via Torino, che in zone più periferiche e popolari, come via Giambellino e via Padova. «Alice Pizza nasce per essere una pizzeria di quartiere, il rapporto col territorio è molto importante per noi», ha spiegato Valenti.

Nel 2020 l’Accademia di Alice Pizza ha aperto anche a Milano, per la formazione del personale dei punti vendita, ma anche per proporre corsi aperti al pubblico. La posizione dell’azienda infatti è che «non vogliamo nascondere la ricetta originale, vogliamo condividerla», anche se replicarla a casa non è poi così facile, anche solo per il fatto che serve un forno che raggiunga i 350 gradi. Il risultato è una pizza sottile, croccante e abbastanza leggera, che viene farcita in molti modi.