L’artista che ripara le buche con i mosaici

Si fa chiamare Ememem e non si sa chi sia: lavora principalmente a Lione, ma alcune sue opere sono comparse anche a Milano e Torino

Dalla pagina Facebook di Ememem
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Le buche sul manto stradale e sui marciapiedi fanno parte del paesaggio urbano un po’ in ogni parte del mondo, e danno alle strade un aspetto antiestetico e trasandato: da qualche anno però c’è un artista di Lione, in Francia, che sta usando tessere o mattonelle colorate per sistemarle e trasformarle in piccole opere d’arte. Questo artista si fa chiamare Ememem: non si sa quasi nulla della sua identità e alcuni suoi lavori si trovano anche in altre città europee.

Ememem è «una star della street art locale» e a Lione quasi tutti conoscono le sue opere, ha detto al Guardian Lisa Mambré, vicesindaca del nono arrondissement della città (una delle municipalità in cui sono suddivise le città francesi). Il suo primo mosaico lo realizzò nel febbraio del 2016 in un viale del centro città: adesso in giro per Lione ce ne sono circa 350.

In estrema sintesi, Ememem individua le buche o i solchi provocati dalla pioggia, dall’erosione o da altri fattori lungo i marciapiedi, i camminamenti e sulle pareti degli edifici cittadini, e poi li riempie con mattonelle di vari colori, dimensioni e materiali, formando composizioni o motivi geometrici. Nel tempo le sue creazioni sono diventate molto riconoscibili e sulla maggior parte di loro compaiono la sua firma o il simbolo di una cazzuola, che lo rappresenta.

Ememem ha chiamato la sua tecnica di arte urbana “flacking” a partire dal termine francese “flaque”, con cui si indicano appunto le pozzanghere. Sul suo sito la definisce come «l’arte di riparare le buche» e lui si presenta a sua volta come un «chirurgo del manto stradale» e un «poeta del marciapiede».

Queste «medicazioni», si legge sempre sul sito, permettono di far risaltare le «ferite del tessuto urbano» e hanno una funzione simile a quella dell’antica arte giapponese del “kintsugi”, cioè la pratica di riparare oggetti rotti – solitamente di ceramica – con una lacca mescolata a polvere d’oro per renderli ancora più belli: i mosaici di Ememem sono in netto contrasto con l’asfalto che li circonda e in qualche caso sembrano spuntare fuori dal manto danneggiato, come se fossero sempre stati lì, in attesa di essere scoperti.

 

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Nei primi tempi Ememem faceva almeno due “rattoppi” alla settimana, ha raccontato il suo agente, Guillaume Abou, e già nel 2016 il sito francese HappyCurio aveva raccolto alcune delle sue creazioni in un album fotografico. Adesso ci sono mappe e giri turistici basati proprio sulle sue opere, che sono comparse (e in qualche caso sono poi state rimosse) anche in città come Parigi, Barcellona, Madrid, Torino e Milano.

 

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Ememem lavora di notte, al limite della legalità, senza chiedere alcuna autorizzazione per fare i suoi interventi nei luoghi pubblici. Per non essere scoperto, spesso si traveste da addetto alla manutenzione stradale oppure si circonda delle tipiche barriere dei cantieri mobili per dare l’impressione che stia svolgendo lavori in maniera regolare.

Sebbene la sua tecnica e il suo stile siano diventati piuttosto noti, almeno a Lione, su di lui si hanno poche informazioni (un po’ come Banksy, il più famoso street artist al mondo). Preferisce restare anonimo, non vuole farsi fotografare e non concede interviste dal vivo né al telefono. Alcuni tra i galleristi, gli organizzatori di eventi e i titolari di negozi di ceramiche intervistati dal Guardian non l’hanno mai visto direttamente, mentre altri sanno chi è ma non dicono nulla sul suo conto per rispettare il suo desiderio di anonimato.

 

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Secondo le informazioni che si trovano sul suo sito, Ememem non ha una formazione artistica specifica e ha iniziato a occuparsi della posa di piastrelle e rivestimenti seguendo l’attività del padre; sembra anche che facesse parte di una band rock piuttosto conosciuta. Abou, l’agente, ha detto che è un tipo «piuttosto rilassato, ma ha avuto una vita un po’ turbolenta» e che parla francese con un accento straniero, forse italiano.

Non si sa nemmeno da dove arrivi il nome “Ememem”. Abou ha detto che neanche lui lo sa con certezza e si è limitato a supporre che possa essere stato preso «dalle prime lettere del titolo del peggiore album di sempre di Lou Reed, Metal Machine Music».

 

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Come ha osservato il Guardian, ci sono dubbi anche sul fatto che Ememem abbia inventato il termine “flacking”, visto che cercando la parola su YouTube i primi risultati sono relativi a un artista di Chicago che riempie le buche stradali con i mosaici dal 2013.

Negli ultimi anni Ememem ha ispirato altri artisti e diverse sue opere sono state esposte in alcune gallerie sia in Francia che in altri paesi. È stato anche contattato da uno studio di architettura cileno per svolgere lavori nella capitale Santiago e a Valparaíso. Anche il nono arrondissement di Lione comunque gli ha commissionato sei lavori: sul suo profilo ufficiale di Instagram ha condiviso alcune loro immagini e fornito indizi per trovarli.

– Leggi anche: Il Molise che resiste