• Mondo
  • Lunedì 29 agosto 2022

Un altro assalto dei sostenitori di Muqtada al Sadr a un palazzo governativo di Baghdad

È iniziato dopo l'annuncio del potente religioso iracheno di volersi ritirare dalla politica: almeno 12 persone sono morte negli scontri

Sostenitori di Muqtada al Sadr che tentano di abbattere le protezioni attorno all'area in cui si trovano gli edifici governativi (AP Photo/Hadi Mizban)
Sostenitori di Muqtada al Sadr che tentano di abbattere le protezioni attorno all'area in cui si trovano gli edifici governativi (AP Photo/Hadi Mizban)
Caricamento player

Lunedì mattina a Baghdad centinaia di sostenitori del potente religioso sciita Muqtada al Sadr, al centro delle cronache politiche irachene ormai da molti mesi, hanno assaltato un palazzo governativo nella Zona verde della capitale, cioè quell’area della città militarmente protetta e che ospita vari edifici diplomatici e del governo. All’interno di quella zona i manifestanti si sono poi scontrati con le forze di sicurezza, che hanno sparato contro di loro: almeno 12 persone sono morte, secondo il New York Times e l’agenzia di stampa AFP, e più di cento sarebbero state ferite.

Sostenitori del religioso sciita Muqtada al-Sadr, che assaltano il Palazzo repubblicano, a Baghdad (EPA/AHMED JALIL via ANSA)

È la terza volta in meno di un mese che i sostenitori di Sadr mettono in piedi un’azione di questo tipo, sempre con l’obiettivo di creare pressione sugli avversari politici. Lunedì la protesta era iniziata dopo l’annuncio di Sadr di volersi ritirare dalla politica, nonostante la sua coalizione abbia vinto le ultime elezioni e abbia cercato per diverso tempo di formare un governo, senza successo. Durante la protesta, i manifestanti avevano abbattuto parte dei blocchi di calcestruzzo usati come protezione dell’area in cui si trova il palazzo preso d’assalto, erano entrati al suo interno e avevano iniziato a urlare slogan. In risposta l’esercito aveva annunciato un coprifuoco in tutta la città per impedire la circolazione di persone e veicoli e cercare di evitare scontri.

Sostenitori del religioso sciita Muqtada al Sadr, che assaltano il Palazzo repubblicano, a Baghdad (EPA/AHMED JALIL via ANSA)

Sadr guida uno dei due principali schieramenti politici del parlamento: la coalizione Sairoon, esplicitamente anti-Iran, paese che condivide con l’Iraq un lungo confine e che ha per varie ragioni molta influenza nella politica interna irachena. L’altro grosso schieramento è il cosiddetto “Quadro di coordinamento”, guidato invece dai partiti sciiti sostenuti dall’Iran.

Come è successo spesso anche in passato, non sono chiarissimi i motivi della decisione di Sadr, che è stata resa pubblica dopo un altro annuncio, quello in cui l’ayatollah Kadhim al Haeri aveva detto di volersi ritirare come autorità religiosa. Haeri, appoggiato anche da molti seguaci di Sadr, aveva invitato i suoi sostenitori a essere fedeli alla Guida suprema iraniana Ali Khamenei, cioè il punto di riferimento politico degli avversari di Sadr.

Il religioso si era molto arrabbiato e non è escluso che la sua successiva mossa abbia avuto l’obiettivo di polarizzare ancora di più la politica irachena e spingere i suoi sostenitori a rimanergli fedeli.

Sostenitori del religioso sciita Muqtada al Sadr, che assaltano il Palazzo repubblicano, a Baghdad (EPA/AHMED JALIL via ANSA)

Tra i due schieramenti è in corso da tempo una competizione per il potere, a causa della quale l’Iraq è senza governo da mesi.

Le ultime elezioni, tenute lo scorso ottobre, erano state vinte dalla coalizione di Sadr, che però non era riuscito a formare un governo. Da allora la politica irachena è in una situazione di stallo, e nel corso di questi mesi è emerso molto chiaramente come Sadr possa contare su un appoggio abbastanza esteso da creare instabilità politica. L’ultima volta che i suoi sostenitori avevano assaltato un edificio governativo era stato per protestare contro la decisione del “Quadro di coordinamento” di presentare un proprio candidato alla carica di primo ministro.

Non è nemmeno la prima volta che Sadr annuncia di volersi ritirare dalla politica: lo aveva già fatto in passato in altre occasioni, quando il corso degli eventi politici non era andato a suo favore.