In un quartiere di Napoli c’è una violenta guerra di camorra

A Ponticelli due clan che fino a poco fa erano alleati hanno iniziato a colpirsi con omicidi e bombe, per il controllo del territorio

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Sabato notte sono esplose alcune bombe nel quartiere Ponticelli, a Napoli est. Il video di una di quelle esplosioni, girato da un automobilista di passaggio, mostra un’auto in fiamme a ridosso delle case. Le bombe non hanno causato feriti, e secondo la procura di Napoli sono un nuovo episodio della guerra iniziata tra due clan di camorra ex alleati, i De Micco, chiamati clan Bodo, e i De Martino, gli XX. Lo scontro sarebbe nato per il controllo delle attività criminali nel rione Fiat, a Ponticelli, e a innescarlo sarebbe stata la scarcerazione di Francesco De Martino, boss degli XX, che avrebbe deciso di rompere gli equilibri criminali che tra i due gruppi duravano da tempo. 

Il 20 luglio, sempre a Ponticelli, era avvenuto un duplice omicidio. In un appartamento del rione Fiat è stato ucciso Carlo Esposito, detto Kallon, esponente importante del clan De Martino. Con lui è stato assassinato un altro uomo, Antimo Imperatore, incensurato e non appartenente al clan, che quella mattina stava montando una zanzariera nella casa del camorrista. Pochi giorni dopo si è costituito e ha confessato il duplice omicidio Antonio Pipolo, del clan De Micco, che ha avviato il percorso per diventare collaboratore di giustizia. La sua famiglia è già stata trasferita in un luogo protetto. È probabile che Pipolo abbia pensato di non poter sfuggire alla vendetta del clan rivale e abbia pensato che l’unico modo per sopravvivere fosse costituirsi. 

Non si sa con certezza a quale dei due clan siano da attribuire le bombe esplose tra sabato e domenica, anche se fonti non confermate della procura napoletana indicano i De Micco come autori degli attentati. La prima esplosione è avvenuta in via Virginia Woolf, quando è saltata in aria una Jeep Renegade. Nel raggio di poche centinaia di metri dal luogo dell’esplosione vivono diversi pregiudicati appartenenti a entrambe le organizzazioni criminali che si stanno scontrando per il controllo del quartiere. Dopo un’ora, altre esplosioni sono avvenute nella zona di via Volpicella. Secondo alcune testimonianze le bombe sarebbero state lanciate da auto in corsa, distruggendone altre parcheggiate.

Il clan Bodo e il clan XX erano fino a poche settimane fa alleati e combattevano insieme contro un altro clan di Ponticelli, i De Luca Bossa. Il clan Bodo è chiamato così in onore del suo capo, Marco De Micco, attualmente detenuto, soprannominato appunto Bodo. Gli affiliati del clan hanno l’abitudine di farsi tatuare il nome Bodo accompagnato dalla scritta “Rispetto-Fedeltà-Onore”. L’altro clan, quello dei De Martino, è detto degli XX perché il capo della famiglia, Francesco De Martino, ha tatuate sulla nuca le due X: è il suo soprannome, legato all’idea che il nome Francesco De Martino sarebbe talmente potente e temuto da essere impronunciabile. 

I due clan fanno un largo uso dei social network. Ai tempi della loro alleanza avevano anche creato un account su TikTok, con un logo che univa i nomi Bodo e XX. I post erano piuttosto espliciti. Per esempio: «Bodo-XX regnano su Ponticelli». Oppure: «Una sola bandiera, Bodo-XX». Su TikTok era stato annunciato anche il nome dell’erede di Marco De Micco, dopo il suo arresto.

All’origine della guerra, come si diceva, è probabilmente la scarcerazione di Francesco De Martino degli XX. Era in carcere da gennaio per scontare un residuo di pena. In carcere c’è anche suo figlio Antonio, ritenuto responsabile di diversi omicidi tra cui quello di Nunzia D’Amico, la boss del rione Conocal che a Ponticelli aveva cercato di contrastare l’ascesa dei due clan.

Una volta uscito dal carcere De Martino, che nel 2018 era sopravvissuto a un agguato del clan De Luca Bossa (era in permesso premio quando due motociclisti lo affiancarono e iniziarono a sparare riuscendo però solo a ferirlo), ha deciso probabilmente che era venuto il momento di rompere l’alleanza e conquistare l’egemonia nel quartiere. È plausibile che abbia sperato di approfittare del fatto che il capo del clan rivale, Bodo, fosse in carcere.

Sono iniziati così i primi scontri che hanno fatto emergere anche antichi contrasti. Nel 2011 alcuni esponenti del clan De Micco, tra cui Salvatore De Micco, detto Savio, fratello del capoclan Marco, aveva partecipato all’omicidio di Massimo Imbimbo, nipote di De Martino.

La guerra tra i due clan ex alleati non ha fatto terminare quella, antica, che entrambe le famiglie combattono contro il clan De Luca Bossa. Ad aprile in una strada di Ponticelli era stato assassinato Carmine D’Onofrio, 23 anni, ritenuto responsabile di aver messo una bomba davanti all’abitazione del boss Marco De Micco. D’Onofrio fu ucciso davanti a casa sua mentre era in compagnia della fidanzata, incinta di otto mesi. Fu un omicidio avvenuto per vendetta, ma anche dal grande valore simbolico: D’Onofrio era infatti figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Antonio, detto Tonino o’ sicco, capo del clan.

Da poco è uscito dal carcere Cristian Marfella, giovane capo della famiglia De Luca Bossa. Sul collo ha tatuato “Tonino o’ sicco”, in onore del fratellastro. Con lui, secondo la procura, il clan si starebbe riorganizzando tentando anche di approfittare della guerra tra i Bodo e gli XX.

Una settimana fa a Ponticelli si è svolta una manifestazione di protesta dei comitati di quartiere. Ha detto il senatore Sandro Ruotolo: «Siamo stanchi di ripeterlo: il debordare della violenza a Napoli deve diventare questione nazionale, è minacciata la convivenza civile e l’incolumità pubblica. A Napoli, in questo momento, potrebbe accadere di tutto». Alla manifestazione ha partecipato anche la famiglia di Antimo Imperatore, l’uomo ucciso durante l’agguato a Carlo Esposito.