Storia di Avventure nel Mondo, l’agenzia che propose un modo di viaggiare diverso

Fu fondata negli anni Settanta e ancora oggi sposta in tutto il mondo gruppi di sconosciuti, con costi contenuti e poche comodità

Dal primo numero del 1994 della rivista "Avventure nel Mondo"
Dal primo numero del 1994 della rivista "Avventure nel Mondo"

Nel pensiero comune le “vacanze di gruppo” sono spesso associate a un’idea di turismo di massa commerciale e poco avventuroso, rivolto prevalentemente a famiglie o persone anziane. In Italia però le origini di questo modo di viaggiare sono molto lontane da questo immaginario: la prima agenzia a proporre viaggi di gruppo tra persone sconosciute, all’inizio degli anni Settanta, fu Avventure nel Mondo, il cui slogan era proprio «niente turismo ma viaggiare».

L’idea con cui nacque Avventure nel Mondo era di far incontrare persone sconosciute interessate a scoprire posti ancora inesplorati, spendendo il meno possibile e con un buon grado di improvvisazione. Dopo più di cinquant’anni dalla sua nascita, con la globalizzazione del settore turistico e la diffusione di internet, il modello di viaggio di Avventure nel Mondo ha dovuto adattarsi, ma continua a coinvolgere ogni anno circa 50mila partecipanti.

Giuliana Bencovich, che fa la coordinatrice per questi viaggi dal 1994, lo definisce «un modo di viaggiare ancora rivoluzionario, anche se con sempre più difficoltà».

Di agenzie che organizzano viaggi di gruppo tra sconosciuti oggi in Italia ce ne sono parecchie: ognuna ha le sue peculiarità, ma in generale si presentano tutte come una buona soluzione per persone che vorrebbero viaggiare ma non hanno sempre qualcuno con cui farlo. O che per andare in certi posti preferiscono affidarsi a un’organizzazione strutturata. Queste agenzie hanno solitamente una forte presenza online: sui loro siti vengono pubblicate proposte di viaggio che gli interessati possono leggere prima di decidere se iscriversi o meno. Solitamente l’obiettivo è quello di formare gruppi dai 10 ai 20 partecipanti circa, composti da persone singole, in coppia o in piccoli gruppi di amici.

Tra le agenzie più pubblicizzate negli ultimi anni c’è WeRoad, che è nata nel 2017 e si rivolge prevalentemente alla generazione tra i 25 e i 40 anni; un’altra è Vagabondo Viaggi, fondata nel 1999, ma ci sono anche G Adventures, Evaneos e molte altre.

La storia di Avventure nel Mondo però è decisamente la più lunga. Avventure nacque nel 1970 dall’idea di due amici, Vittorio Kulczycki e Paolo Nugari. Inizialmente era un’associazione, poi divenne una società, la Viaggi nel Mondo Srl, di cui i due sono ancora oggi dirigenti. Kulczycki e Nugari avevano frequentato insieme un istituto tecnico per il turismo, avevano lavorato per la compagnia aerea americana Pan Am e condividevano una grande passione per l’organizzazione di viaggi e la scoperta di luoghi lontani e poco conosciuti.

«Negli anni Settanta il mondo era molto più grande di quello di oggi», racconta Vittorio Kulczycki: «Adesso con un telefonino fai tutto ed è più facile arrivare in zone remote. Lo Yemen per esempio è un paese di cui allora non si sapeva niente: noi siamo partiti con i pochi libri che c’erano, senza sapere se avremmo trovato un mezzo di trasporto. Siamo andati e abbiamo scoperto un paese meraviglioso».

Il nome “Avventure nel Mondo” fu pensato durante un primo viaggio di gruppo nell’estate del 1970 sull’Elburz, una catena montuosa dell’Iran settentrionale. In un resoconto del viaggio pubblicato sulla rivista dell’agenzia, Avventure nel Mondo, Vittorio Kulczycki lo definì «il banco di prova delle nostre prime esperienze organizzative». Il diario di quella prima esplorazione finisce così: «Quella notte dopo aver vagato per la città [Teheran, ndr] andammo a dormire ai giardini pubblici su un bellissimo praticello all’inglese».

Lo stesso spirito di improvvisazione emerge anche dai racconti di Maurizio Traverso, che fa il coordinatore di viaggi di Avventure nel Mondo dal 1979. «Il nostro era un modo di viaggiare di completa frattura: volevamo vedere e conoscere tutto il possibile. Se c’era da muoversi in camion si faceva, dormire in tenda e farsi da mangiare col fornelletto ovunque era scontato. Viaggiare era più difficile tecnicamente perché non avevi appoggi e mezzi di comunicazione, solo qualche telex, ma facevi riferimento alla gente del posto e soprattutto non c’erano i mostruosi problemi politici che sono arrivati dopo, e che oggi limitano molto i viaggi in determinate zone dell’Africa e del Medio Oriente, per esempio».

Kulczycki ha raccontato che in quegli anni ciò che serviva per organizzare un viaggio era trovare un volo aereo a buon prezzo e poi per tutto il resto ci si arrabattava: «partivamo dal presupposto che se c’era gente che viveva in quel posto allora in qualche modo saremmo sopravvissuti anche noi».

Questo approccio è rimasto nella formula con cui Avventure nel Mondo funziona ancora oggi.

Quando ci si iscrive a un viaggio dal sito dell’agenzia, si acconsente a spendere una “quota base” fissa che comprende i voli, i trasporti locali e l’assicurazione: tutte cose di cui si occupa l’agenzia sfruttando convenzioni di lunga data con le compagnie aeree e altre agenzie. Si mette poi in conto una cifra extra approssimativa per la cosiddetta “cassa comune”, con cui il gruppo pagherà gli alloggi e tutto il resto una volta arrivato. Anche per dormire e mangiare si punta al risparmio: si dorme in stanze condivise in campeggi attrezzati, ostelli o guesthouse, e, quando è possibile e conveniente, si portano cibi confezionati dall’Italia.

I soldi della cassa comune vengono affidati a un “tesoriere” scelto dal gruppo, che si occupa di rendicontare tutte le spese.

Una bozza dell’itinerario è già pubblicata sul sito e si basa sulle esperienze di viaggi precedenti, ma una volta formato il gruppo è libero, volendo, di cambiarlo a suo piacimento e in totale autogestione.

Questa è una parte importante della formula di Avventure nel Mondo, che da sempre sostiene l’importanza per chi viaggia di adattare e modificare l’itinerario sulla base di quello che si trova in un paese quando ci si arriva (anche se è vero che oggi improvvisare non è più così facile). Altre agenzie, come per esempio WeRoad, fanno il contrario: vendono un pacchetto di viaggio organizzato già predefinito e lasciano ai partecipanti l’acquisto del volo.

Ogni gruppo di Avventure nel Mondo ha un “coordinatore”, una persona che fa da tramite tra i partecipanti e l’agenzia, ma non è una guida e non è detto che abbia già fatto quel determinato viaggio in passato (anzi, spesso è la prima volta anche per lui/lei).

Il coordinatore è un partecipante come gli altri che si prende l’impegno di studiare gli itinerari e i resoconti di viaggio fatti in precedenza e proporre al gruppo un programma ed eventuali prenotazioni. Non è pagato da Avventure nel Mondo per quello che fa (come succede invece in WeRoad, per esempio), ma ha il vantaggio di non pagare la propria quota base. Di fatto, comunque, il coordinatore finisce spesso per farsi carico di molte cose durante il viaggio: occuparsi degli imprevisti, prendere contatto con le guide locali (quando ci sono), e così via.

Secondo le stime approssimative delle persone con cui ha parlato il Post, al momento i coordinatori di Avventure nel Mondo sono circa 10mila in totale, di cui circa 3mila attivi quest’anno.

Nel mondo ci sono altre agenzie simili ad Avventure nel Mondo: Nouvelles Frontières è stata una delle prime, fondata nel 1967 in Francia, e ce ne sono altre soprattutto negli Stati Uniti e in Canada. Il numero di persone coinvolte da Avventure nel Mondo (tra 40 e 50mila all’anno circa) è però uno dei più grandi. Anche per questo, dopo più di cinquant’anni, il suo nome è molto noto all’estero, cosa che rende ai coordinatori più facile organizzare i viaggi: «tutti sanno cos’è Avventure, sanno che paghiamo, che torneremo, ci conoscono. Non devi spiegare chi sei e hai la possibilità di appoggiarti a molti referenti e contatti locali», ha spiegato Cesare Marchini, in partenza tra una settimana per il suo secondo viaggio come coordinatore.

Chi arriva sul sito di Avventure nel Mondo oggi trova un decalogo che descrive per punti il peculiare approccio al viaggio adottato. Nella pagina di presentazione dell’agenzia, si legge: «se avete forti dubbi sulle vostre capacità di adattamento e sul vostro spirito di collaborazione, se volete portarvi dietro egoismi, imposizioni e paure fatevi un grande favore restate a casa o viaggiate con altre agenzie che sapranno meglio di noi assecondare le vostre esigenze».

Pur essendo rimasti molto legati a un’idea di viaggio spartano e imprevedibile, di fatto oggi Avventure nel Mondo propone viaggi molto diversi da quelli che faceva una volta.

Intanto perché in molte zone del mondo, soprattutto in alta stagione, è diventato impensabile viaggiare senza aver prenotato con largo anticipo un posto per dormire, e non è quasi mai possibile improvvisare o piantare la tenda dove si vuole, come invece era consuetudine una volta. Un esempio spesso citato di questo recente cambiamento è l’Islanda, dove un tempo i gruppi di Avventure nel Mondo andavano in tenda facendo campeggio libero: negli ultimi anni non solo questo non è più possibile, ma il numero di turisti è cresciuto al punto che le strutture fanno fatica ad accoglierli tutti.

Per la fine di agosto, Traverso si è proposto come coordinatore per un viaggio di 25 giorni nella zona settentrionale della Mongolia, quella meno bazzicata dai turisti e con un paesaggio simile a quello della Siberia. La formula è quella storica di Avventure nel Mondo e si chiama appunto “Avventura”: sono previsti lunghi tratti a piedi e si dorme quasi sempre in tenda. Per il momento si sono iscritte solo due persone: Traverso ha detto che si dà tempo ancora una decina di giorni per vedere se riesce a mettere insieme un gruppo, ma non è molto ottimista. Un altro viaggio che vuole fare da anni è la traversata dell’Australia, ma non riesce a trovare 10 persone, il numero giusto per dividere il costo di due macchine.

Secondo Traverso, negli ultimi anni l’approccio delle persone al viaggio è molto cambiato: «di avventurieri ce ne sono pochi e sono vecchi, ora le persone che vanno in vacanza vogliono rilassarsi». E poi c’è una questione di tempo: «quando ho iniziato con Avventure nel Mondo il viaggio più corto era di 25 giorni. Io ne ha fatto uno di 100 giorni: non avevo ferie, sono andato a chiedere al mio capo che mi ha dato tre mesi, naturalmente senza stipendio o contributi. Oggi se provi a chiedere una cosa del genere vieni licenziato: e anche se hai le ferie non te le fanno prendere tutte insieme, solitamente le persone non hanno a disposizione più di due settimane».

«I fondatori di Avventure nel Mondo e i coordinatori storici cercano con tutte le forze di preservare la formula originale di Avventure, mentre i più giovani non riescono neanche a immaginare certi modi di viaggiare, e in generale il mondo è cambiato», spiega Giuliana Bencovich: «Non so quanto resisterà una formula che è stata così innovativa 50 anni fa: fa molta fatica, anche se per ora ci mettono tutta la buona volontà e Avventure continua ad avere un successo enorme». 

Kulczycki ha raccontato che per anni sono «rimasti ben nascosti: non ci è mai interessato raggiungere il grande pubblico. Ci sentivamo un’élite, un gruppo di entusiasti viaggiatori. La nostra unica pubblicità era quella che ci facevano col passaparola le persone che tornavano dai nostri viaggi e ne parlavano bene».

Oggi chi vuole informazioni su Avventure nel Mondo può cercare sul sito o rivolgersi ai circoli che sono nati in alcune città per far entrare i coordinatori in contatto con eventuali interessati. Oltre a questo, le informazioni sui viaggi sono continuamente in circolo tra raduni di coordinatori, incontri mensili, mailing list e gruppi Facebook di viaggiatori: e ci sono innumerevoli chat dove i coordinatori che fanno lo stesso viaggio a distanza di poco possono condividere informazioni.

Cesare Marchini ha 40 anni, ha fatto sei viaggi con Avventure nel Mondo come partecipante, un viaggio da coordinatore e ne ha un secondo in partenza ad agosto. «Non mi ricordo come ho conosciuto l’agenzia, forse tramite internet: sentivo l’esigenza di viaggiare e cercavo un sistema per farlo da solo, visto che sapevo che gli amici non mi avrebbero seguito ed ero single. Inoltre volevo poter prenotare all’ultimo, a ridosso della partenza. Così sono partito per il Messico, e poi ho continuato con il Perù e la Bolivia, gli Stati Uniti, il Canada, l’Oman, Cuba e l’Islanda».

Non è raro che i gruppi si formino anche due settimane prima della partenza, cosa che in effetti è molto vantaggiosa per chi vuole organizzare un viaggio all’ultimo momento senza pagarne il sovrapprezzo: la quota base infatti rimane la stessa. Oltre ad “Avventura”, altre formule di viaggio sono “Discovery”, che è riservata a una fascia d’età che va dai 18 ai 40 anni, “Alpinismo”, con coordinatori esperti di alta montagna, e “Family”, per genitori con figli piccoli.

«Viaggiare con sconosciuti è una cosa che spaventa ma è anche la forza di Avventure: è formativo, anzi trasformativo, senti che c’è una crescita. A me sono sempre capitati gruppi abbastanza equilibrati tra partecipazione maschile e femminile, e ho sempre viaggiato con persone di età anche molto lontane dalla mia», ha raccontato Marchini.

L’approccio avventuroso di Avventure nel Mondo ha anche i suoi lati negativi: nella storia dell’agenzia ci sono stati alcuni incidenti, anche mortali. Uno di quelli più gravi e più ricordati risale al 1991 nelle Filippine, quando, su quindici partecipanti usciti in mare su una piroga, solo nove sopravvissero all’arrivo di una tempesta tropicale improvvisa.

Altri episodi del genere sono raccolti a scopo di denuncia dal blog “Disavventure nel mondo”, che definisce quello di Avventure «un modello di turismo irresponsabile spacciato per avventuroso ed alternativo». Kulczycki non ha negato che ci siano stati dei problemi nella storia di Avventure: «talvolta ci siamo esposti a rischi solo perché vedevamo che li correvano anche i locali, ma ora succede raramente».

Una cosa che dicono spesso quelli che hanno fatto un po’ di viaggi con Avventure nel Mondo è che la riuscita del viaggio dipende molto dal coordinatore. «Avventure non ha mai fatto una grande selezione: i coordinatori lo diventano quando vengono presentati da altri coordinatori», ha spiegato Giuliana Bencovich, «questo fa sì che a volte si crei uno scambio di favori e i coordinatori finiscano a presentare persone solo perché hanno viaggiato tante volte con loro, facendo quindi partire gruppi che magari altrimenti non sarebbero partiti. Lo fanno per restituire il favore, anche se in tutta coscienza sanno che non saranno capaci».

Per Avventure nel Mondo i coordinatori sono una risorsa fondamentale per poter proporre un numero di viaggi sempre maggiore. Facendo un rapido giro sul sito di Avventure nel Mondo si trovano centinaia se non migliaia di proposte di viaggi, ma molte sono senza coordinatore e non possono chiudersi finché non se ne trova uno. Quando i coordinatori sono poco affidabili, però, il rischio è che compromettano la reputazione dell’agenzia, non solo con i partecipanti ma anche con le strutture di accoglienza e turistiche con cui ci sono rapporti consolidati.

I guadagni dell’agenzia, che ha sede a Roma e ha attualmente tra i 50 e i 60 dipendenti, vengono da un margine trattenuto su ogni viaggio acquistato. La quota base di chi partecipa ai viaggi di Avventure nel Mondo deve quindi coprire, oltre ai costi di trasporto e assicurazione che dicevamo, anche una parte del viaggio del coordinatore (che viene idealmente divisa tra i partecipanti) e una percentuale che va all’agenzia.

Questa percentuale non è indicata da nessuna parte. Kulczycki ha detto genericamente che la quota trattenuta dall’agenzia su ogni viaggio è il «minimo necessario a sostenere i costi del personale dell’agenzia». Ha aggiunto che, considerato che i prezzi di partenza sono molto bassi per via delle loro convenzioni con assicurazioni e compagnie aeree, i margini che fanno hanno un impatto minimo sul costo finale del viaggio, che è comunque molto competitivo. Per fare qualche esempio, parliamo di 3500 euro (tra quota base e cassa comune) per andare 23 giorni in Sudamerica ad agosto, 2400 euro per 15 giorni nel nord della Norvegia, sempre ad agosto, e 2600 euro per andare 16 giorni a Cuba durante le vacanze invernali.