Macron è «orgoglioso» di aver favorito l’ingresso di Uber sul mercato francese

Accusato di aver avuto rapporti troppo stretti con l'azienda quando era ministro, il presidente francese ha detto che lo rifarebbe «anche domani»

Il presidente francese Emmanuel Macron durante una parata militare a Parigi, 11 luglio (Christophe Petit Tesson, Pool via AP)
Il presidente francese Emmanuel Macron durante una parata militare a Parigi, 11 luglio (Christophe Petit Tesson, Pool via AP)

In questi giorni il presidente francese Emmanuel Macron è stato molto contestato per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sui cosiddetti “Uber files”, una grossa quantità di documenti che mostrano come il servizio statunitense di noleggio di auto con autista abbia usato metodi controversi per espandersi nel mondo. I documenti riguardano il periodo tra il 2013 e il 2017, quello di maggior crescita internazionale per Uber, e provano gli stretti rapporti che l’azienda aveva avuto con alcuni politici europei molto noti, tra cui Macron, che dal 2014 al 2016 era stato ministro dell’Economia.

Commentando il suo rapporto con Uber, che secondo i documenti superava i limiti dell’etica, Macron ha riconosciuto di aver incontrato i funzionari dell’azienda, e ha detto di essere «orgoglioso» del suo intervento per favorirne l’ingresso sul mercato francese.

Secondo le informazioni ottenute da un consorzio di giornali internazionali guidato dal britannico Guardian e dal francese Le Monde – 124 mila documenti tra email, sms, presentazioni a uso interno dell’azienda e altro materiale – Uber aveva adottato tecniche di pressione politica estremamente aggressiva per cercare di penetrare nel mercato di vari paesi. Sotto la guida di Travis Kalanick, cofondatore e allora amministratore delegato dell’azienda, Uber aveva sviluppato rapporti molto stretti con politici e istituzioni stranieri, e in vari casi aveva usato sistemi tecnologici per sfuggire ai controlli delle autorità dei paesi in cui operava.

Le Monde scrive che Macron «era stato più di un sostenitore, ma quasi un partner di Uber». Nel periodo in cui era ministro, aveva avuto una relazione molto stretta con Kalanick e aveva promesso all’azienda che avrebbe modificato le regolamentazioni sui trasporti per favorire l’ingresso del servizio nel mercato francese, attraverso un compromesso che prevedeva la chiusura del servizio più controverso di Uber e regole più favorevoli per gli altri.

Dopo la diffusione dell’inchiesta, una parlamentare francese dell’opposizione aveva definito il coinvolgimento di Macron «uno scandalo di stato»; anche altre forze politiche, come il partito di destra radicale Rassemblement National, avevano chiesto spiegazioni. Inizialmente Macron non aveva commentato, e il suo ufficio aveva fatto sapere che i legami che aveva intrattenuto con Uber erano «perfettamente normali».

Martedì, parlando con i giornalisti dopo una visita a un’azienda nel sud-est della Francia, Macron ha commentato: «Lo rifarei anche domani e dopodomani». Ha poi detto di essere «estremamente orgoglioso» del fatto che i suoi legami con Uber avessero contribuito a «creare posti di lavoro in Francia», aggiungendo che gli incontri con i funzionari dell’azienda erano sempre stati ufficiali e si erano sempre svolti in presenza dei suoi collaboratori.

«Ero un ministro e ho fatto il mio lavoro», ha detto Macron: «stiamo creando una sorta di atmosfera nella quale incontrare i capi delle aziende, specialmente se straniere, è una cosa negativa». Alcuni degli incontri documentati negli Uber files non erano stati registrati nel diario ufficiale degli appuntamenti di Macron, scrive Le Monde, e si sarebbero svolti senza che gli altri membri del governo francese di allora lo sapessero.

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