Anche nel dipartimento per le politiche antidroga si parla di depenalizzazione

L'ultima "Relazione annuale al parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia" la raccomanda per chi consuma droghe illegali

Il carcere di Bollate, Milano, 2020 (ANSA/MATTEO CORNER)
Il carcere di Bollate, Milano, 2020 (ANSA/MATTEO CORNER)

La settimana scorsa la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha presentato ai presidenti di Senato e Camera dei deputati la nuova “Relazione annuale al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia”, un rapporto realizzato dal dipartimento per le politiche antidroga. Nella parte finale sono elencate alcune indicazioni su come migliorare le politiche relative alle droghe emerse dalla VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, che si è tenuta a Genova a novembre e che ha riunito esperti di dipendenze: una di queste suggerisce di depenalizzare l’uso di droghe.

Più nel dettaglio, si dice che «è emersa con forza la necessità di mettere in atto iniziative finalizzate a favorire la depenalizzazione, intesa come necessità di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe; rivedere la legge attuale passando dal modello repressivo a un modello di governo e regolazione sociale del fenomeno e sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite, contemplate dall’Art.73, rivedendo, contestualmente l’impianto sanzionatorio ed escludendo l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza».

L’articolo citato è contenuto nel “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza” del 1990 e stabilisce le pene per chi produce, commercia o comunque detiene certi quantitativi di droghe illegali. Lo spaccio di quantità ridotte è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni, che può essere sostituita con lavori di pubblica utilità. Nei limiti di una «modica quantità», il possesso per uso personale non ha rilevanza penale, ma restano sanzioni amministrative, come la sospensione della patente.

Il 73 è uno degli articoli del Testo unico sulle droghe che i promotori del referendum sulla cannabis respinto dalla Corte Costituzionale a febbraio avrebbero voluto modificare.

La depenalizzazione dell’uso, e in alcuni casi del commercio di piccole quantità di sostanze, è l’approccio maggiormente suggerito dagli esperti di dipendenze per ridurre i danni connessi al consumo delle sostanze psicoattive. Non deve essere confusa con proposte di legalizzazione, cioè di regolamentazione di un commercio e di uso di sostanze ora illegali: con una maggiore depenalizzazione resterebbero tali.

Nel mondo le leggi sulle droghe che prevedono pene particolarmente dure per chi le commercia e ne possiede anche per consumo personale hanno contribuito a far aumentare notevolmente la popolazione carceraria: in Italia nel 2021 il 35 per cento era detenuta in relazione all’articolo 73 o all’articolo 74 del Testo unico sulle droghe. In numeri assoluti, 18.884 persone.