Perché viene il mal d’auto

Spostarci senza muoverci manda in crisi buona parte del sistema che ci tiene in equilibrio, con esiti poco piacevoli per miliardi di persone

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Con l’avvicinarsi dell’estate aumentano le occasioni di compiere lunghi viaggi in automobile o in autobus e, per chi ne soffre, di fare i conti con il mal d’auto. Si stima che il problema riguardi circa un terzo della popolazione e che anche i meno soggetti a disturbi come nausea e mal di testa patiscano – almeno una volta nella loro vita – lo spostamento con un mezzo di trasporto. I meccanismi che causano il mal d’auto, il mal di mare e in generale le sensazioni di malessere quando si viaggia non sono ancora completamente noti, ma ci sono teorie piuttosto solide su quali possano essere le cause.

Nausea e chinetosi
I primi esseri umani sperimentarono la chinetosi, cioè il malessere da spostamento, non appena svilupparono sistemi per muoversi sui corsi d’acqua e in mare. La parola stessa “nausea” è strettamente legata al termine “nave”. Nell’antica Grecia il termine impiegato per indicare il mal di mare derivava da “ναῦς” (“naus”) cioè “nave”. Chi soffriva di mal di mare usava la parola “ναυτιάω” (“nautiao”) o “ναυσιάω” (“nausiao”), dalla quale in seguito derivarono le parole latine “nausea” e “nauseare”, il cui significato già nell’antichità si era esteso per comprendere in generale il mal di stomaco, il vomito, il disgusto per qualcosa e infine la noia.

All’epoca la chinetosi era associata quasi esclusivamente alla navigazione, ma nei secoli successivi con la diffusione di sistemi di trasporto a trazione animale, come carri e carrozze, l’esperienza della nausea da movimento divenne più diffusa e iniziò a interessare anche i trasporti terrestri. L’introduzione dei primi ammortizzatori sulle carrozze rese possibile un aumento della velocità e l’accorciamento dei tempi di percorrenza, portando però a più frequenti episodi di chinetosi. Il problema sarebbe diventato ancora più evidente dopo l’introduzione delle ferrovie nell’Ottocento e ai primi del Novecento con le prime automobili.

Nel complesso, lo sviluppo di nuovi mezzi di locomozione e trasporto ha reso il mondo più piccolo, ma al tempo stesso è diventato la causa di nausea e malessere per miliardi di persone. Non tutti soffrono allo stesso modo auto, treno, nave, aereo e perfino astronavi, e secondo le teorie più accreditate deriva tutto da come siamo fatti e dalla difficoltà per i nostri sensi di accettare di essere in movimento anche quando in realtà siamo fermi.

Equilibrio
Il principale indiziato per la chinetosi è il sistema che ci fa stare in equilibrio, che non dipende da un solo organo sensoriale, ma da una combinazione di diverse informazioni raccolte da più sistemi ed elaborate dal cervello. Il più importante centro dell’equilibrio si trova nell’orecchio interno, e in particolare nel labirinto vestibolare, dotato di recettori per percepire la posizione e i movimenti della testa, fondamentali per consentirci di rimanere stabili in piedi, di mantenere una determinata postura da seduti o distesi e di muoverci nello spazio.

(Wikimedia)

Le informazioni che derivano dal labirinto vestibolare sono poi integrate da quelle che arrivano dalla vista e da varie sensazioni tattili, comprese quelle che ci fanno percepire una certa pressione (la sensazione di “sentire l’aria addosso” quando corriamo o ci dondoliamo su un’altalena, per esempio). Il nostro cervello elabora costantemente tutte queste informazioni, rendendo possibile non solo l’equilibrio, ma la percezione stessa di occupare lo spazio in cui ci troviamo e di farlo in un certo modo a seconda delle circostanze.

Nel caso di informazioni contrastanti e in contraddizione tra loro, il cervello fatica a trovare un senso e il risultato di questa difficoltà può essere la chinetosi. Ed è proprio ciò che avviene quando ci troviamo su un mezzo di trasporto.

Mal d’auto
Durante un viaggio in automobile, i nostri occhi e le nostre orecchie raccolgono le normali sensazioni di movimento, anche se in realtà il nostro corpo non sta facendo qualcosa per muoversi: alcuni sensi dicono al cervello che ci stiamo muovendo, anche se siamo fermi. Le informazioni contrastanti mettono in crisi i normali meccanismi dell’equilibrio e più sono in contraddizione tra loro, maggiore sarà la nausea e il restante senso di malessere.

Una strada di montagna accidentata e con molte curve comporta maggiori sollecitazioni e informazioni contrastanti per il cervello, rispetto a un’autostrada con il fondo liscio e un percorso sostanzialmente rettilineo o comunque con curve molto ampie. Questo spiega anche perché le persone che soffrono il mal d’auto di solito hanno meno problemi a viaggiare in treno: non ci sono movimenti bruschi, il viaggio su rotaia è più dolce e c’è quasi sempre la possibilità di alzarsi, muoversi e cambiare di frequente posizione compensando almeno in parte la sensazione di essere in movimento da fermi.

Orizzonte
Leggere un libro o anche solo sbirciare per qualche secondo lo schermo del proprio smartphone può fare aumentare il senso di nausea tra chi soffre di chinetosi. Fissare qualcosa da molto vicino contribuisce ad amplificare la discrepanza di informazioni e a far aumentare il senso di malessere, perché la percezione del movimento da fermi rimane quasi completamente a carico dei centri dell’equilibrio nelle nostre orecchie, escludendo la vista che in alcuni casi può mitigare la chinetosi. È per questo che a chi soffre di mal d’auto viene consigliato di provare a fissare punti molto distanti all’orizzonte, che sembrano muoversi più lentamente e quindi possono ridurre la sensazione di essere in movimento.

Il sistema di solito funziona, ma ci possono essere casi in cui è impossibile osservare qualcosa all’orizzonte che appaia sostanzialmente fermo. In alto mare non ci sono punti di riferimento e ciò spiega in parte le maggiori difficoltà nel superare il mal di mare, combinate con le forti sollecitazioni derivanti dal beccheggio della nave dovuto al moto delle onde. Anche in aereo non è sempre possibile stabilire un punto all’orizzonte, visto che la maggior parte dei sedili è distante dai finestrini. Salvo le fasi in cui si attraversano perturbazioni, un viaggio in aereo è di solito meno turbolento rispetto a uno in automobile ed è per questo che molte persone che patiscono l’auto non hanno praticamente problemi quando volano.

In generale, più sarà lungo e accidentato un viaggio, più la chinetosi si farà sentire. È molto probabile che una persona soggetta a questo tipo di malessere patisca molto di più un’ora su una barca con mare grosso rispetto a tre ore in treno su un percorso per nulla accidentato e dove può fissare punti all’orizzonte.

Guida e nausea
La maggior parte delle persone che soffre il mal d’auto sul sedile del passeggero raramente patisce quando è al posto di guida. Ci sono varie ipotesi su questa differenza e sono tutte legate alla teoria che abbiamo visto prima. Quando si guida ci si muove di più e soprattutto si anticipano i movimenti che farà l’automobile, per esempio quando si inizia ad affrontare una curva. Inoltre, lo sguardo rimane quasi sempre fisso all’orizzonte e si osservano meno gli interni dell’automobile. Da passeggeri non si anticipano più di tanto i movimenti che sta per fare l’auto, si passa di continuo dall’osservare l’interno dell’auto che appare fermo all’esterno in movimento e si è meno concentrati su un compito preciso, che può contribuire a distogliere l’attenzione dal proprio stato di malessere.

La chinetosi è estremamente soggettiva e può inoltre variare molto nelle varie fasi della propria vita e a seconda del genere (secondo alcune ricerche le donne sono più esposte al problema). Non è però chiaro quali siano le circostanze che rendono alcuni individui più esposti di altri, anche se sono state rilevate possibili correlazioni tra la chinetosi e alcuni problemi di salute che interessano l’orecchio interno, come la malattia di Ménière.

Rimedi e farmaci
Nel caso del mal d’auto, il senso di nausea può essere tenuto sotto controllo non solo osservando punti all’orizzonte ed evitando di leggere, ma anche abbassando di tanto in tanto i finestrini non solo per avere un migliore ricambio d’aria nell’abitacolo, ma anche per confondere un poco i propri sensi. È poi consigliabile fermarsi di tanto in tanto, in modo da muoversi e riallineare i propri sensi.

Come sa chi soffre di chinetosi, non sempre questi accorgimenti sono sufficienti per evitare il senso di nausea e nei casi più gravi attacchi di vomito. Alcuni farmaci come la scopolamina sono particolarmente efficaci nel rallentare le attività di alcuni recettori coinvolti nella gestione dell’equilibrio, riducendo di conseguenza gli effetti del mal d’auto; altre molecole spesso prescritte contro la chinetosi sono la destroanfetamina e il dimenidrinato, famoso soprattutto per un farmaco somministrato come gomma da masticare.

Spesso questi farmaci causano sonnolenza, favorendo ulteriormente la riduzione dell’effetto di nausea. È stato osservato che dormendo si può ridurre la chinetosi, probabilmente perché si attenuano le stimolazioni che fanno percepire il movimento mentre si è fermi sul proprio mezzo di trasporto.

Oltre ai farmaci, da tempo sono disponibili braccialetti che, secondo i loro produttori, sfruttano alcuni princìpi dell’agopuntura per eliminare o ridurre molto il senso di nausea. Ogni braccialetto è costituito da una banda elastica sulla quale è applicata una semisfera di plastica: una volta indossati ai polsi, esercitano una lieve pressione sul punto solitamente indicato come P6.

L’agopuntura è una forma di medicina alternativa molto discussa e spesso criticata per la mancanza di basi scientifiche e di prove sulla sua presunta efficacia nel trattare vari problemi di salute. Negli ultimi decenni i braccialetti contro la nausea sono stati oggetto di varie sperimentazioni e ricerche scientifiche, con risultati in contraddizione tra loro. Secondo alcuni studi funzionano nel ridurre la nausea, ma non nell’impedire di avere conati di vomito in varie circostanze, comprese quelle dovute all’utilizzo di mezzi di trasporto.

Le esperienze tra chi li ha provati sono molto discordanti. C’è chi sostiene di averne tratto profondo beneficio e chi invece di non avere notato alcuna differenza. La difficoltà nel realizzare studi che tengano in considerazione un alto numero di variabili, comprese le caratteristiche dei singoli individui quando si tratta di chinetosi, ha finora reso molto difficile una valutazione oggettiva di questi braccialetti.