Una canzone degli Scala & Kolacny brothers

"Ancora me stai a Scala & Kolacny brothers?"

(Karl Walter/Getty Images)
(Karl Walter/Getty Images)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Stasera per la prima volta in vita mia non ho skippato la pubblicità su YouTube prima di un video: era di H&M e la canzone era Yes sir I can boogie . E volete parlarmi di Eurovision.
(ho scoperto anche questa versione dell’anno scorso dei Fratellis, che cito perché sono di Glasgow, come quasi tutti)
C’è una canzone nuova di Paolo Nutini , lui la tiene su ma non è niente più che onesta.
È uscito il disco degli Smile (o dei The Smile, la solita storia), ovvero Thom Yorke e Jonny Greenwood dei Radiohead e il batterista Tom Skinner, ed è piuttosto un disco dei Radiohead ( qui su Spotify ).
Ho scoperto con ritardo, e sto facendo dei programmi, il festival versiliano che c’è tra un mese che è stato capace di tirare dentro i National, i Duran Duran, Anderson Paak, Jamie XX, Courtney Barnett e altri per altri gusti.
I Kula Shaker erano una band inglese di post-psichedelia che andarono forte nel 1996 con questa cosa beatlesiana . Dico “erano” perché non pensavo fossero ancora in giro, e invece hanno fatto una canzone niente male . A giugno esce il disco.

All I want is you
Scala & Kolacny brothers

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Questa newsletter dura da troppo tempo e io mi dimentico le cose: non escludo un giorno di riparlarvi di una canzone di cui ho già parlato. Per ora accade il contrario e avrei giurato di avere già scritto degli Scala & Kolacny brothers, e invece apparentemente no, se i miei archivi sono ordinati.

Lo feci invece sul blog undici anni fa, e quindi riparto da lì:

Un coro femminile belga, non sembra una cosa da scalarci le classifiche, benché la storia ci abbia abituato a occasionali fenomeni da baraccone che diventano improvvise meteore commerciali: tipo i canti gregoriani, quella volta , vi ricordate?
Qui però parliamo di tutt’altro, e di gente brava davvero: sono diventati improvvisamente familiari a un pubblico ampio con la loro versione di “Creep” dei Radiohead che stava nel trailer mondiale di The Social Network, il film. Si chiamano Scala & Kolacny Brothers: i fratelli sono due, uno dirige il coro e l’altro suona il pianoforte. Esistono dal 1996 e fanno prevalentemente cover di pezzi rock. “Creep” era da brividi più ancora che nella esecuzione originale, ma tutte le loro versioni danno dipendenza.

Da quel trailer in poi, per due o tre anni li usarono in mille altri e in mille altre occasioni (furono persino a Sanremo nel 2012 con Francesco Renga): poi, malgrado le loro cover siano sempre belle, l’effetto novità si perse e oggi se li usi per farti notare, l’effetto è invece ” ancora me stai a Scala & Kolacny brothers? “. Ma noi qui non abbiamo queste necessità, e malgrado riconosca che alla lunga alcune esecuzioni suonino monocordi e un po’ sbrigative, io vado matto tuttora per la cover di All I want is you degli U2 che hanno messo nel loro ultimo disco (nel loro disco “più recente”, come mi ha pregato di dire Maurizio de Giovanni – facendo napoletanissimi scongiuri – a proposito del suo “ultimo libro” che stavo presentando con lui a Peccioli, sabato ), uscito a febbraio scorso (lo trovate qui su Spotify ).

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