La Commissione Esteri del Senato sarà sciolta

In conseguenza delle posizioni filorusse del suo presidente Vito Petrocelli

La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati presiede la riunione della Giunta per il regolamento del Senato, il 10 maggio 2022 (ANSA/ANGELO CARCONI)
La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati presiede la riunione della Giunta per il regolamento del Senato, il 10 maggio 2022 (ANSA/ANGELO CARCONI)
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La Giunta per il regolamento del Senato, il gruppo di senatori che ha il compito di stabilire come interpretare il regolamento della camera alta del Parlamento, ha votato in favore dello scioglimento della Commissione Esteri presieduta da Vito Petrocelli.

È successo dopo che 20 dei 22 membri della commissione si erano dimessi per protestare contro le posizioni filorusse del senatore del Movimento 5 Stelle (M5S), e le forze politiche si erano rifiutate di sostituirli: per questo nella conferenza dei capigruppo si era deciso di chiedere alla Giunta un parere su come procedere per poter rinnovare la Commissione e consentirne il funzionamento. Perché lo scioglimento della vecchia Commissione sia ufficiale manca solo la firma della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

I membri della Commissione Esteri del Senato si erano dimessi appositamente per arrivare al suo scioglimento dato che il regolamento del Senato non prevede la possibilità di togliere la fiducia alla presidenza di una commissione nel corso del suo mandato. Gli unici membri a non aver presentato le dimissioni erano lo stesso Petrocelli ed Emanuele Dessì, fino al febbraio del 2021 senatore del M5S e da fine aprile membro del gruppo parlamentare C.A.L. (Costituzione Ambiente Lavoro) – PC – IdV.

Il M5S ha deciso di espellere Petrocelli (il leader del partito Giuseppe Conte lo ha annunciato su Twitter dopo che il senatore aveva scritto un messaggio filorusso sul social network), ma non lo ha ancora fatto.

Petrocelli fa parte della corrente del M5S più contraria all’appoggio al governo di Mario Draghi, che il senatore ha definito «interventista» e «co-belligerante». A marzo si era espresso contro la risoluzione parlamentare a favore dell’invio di aiuti economici e militari all’Ucraina, e poi aveva votato contro il cosiddetto “decreto Ucraina” che prevedeva l’invio di armi all’esercito ucraino, su cui il governo aveva messo la fiducia.

L’atto di scioglimento della Commissione specifica che la Giunta per il regolamento lo ha deciso per via delle dimissioni «di 20 componenti», un’espressione precisa che esclude che in futuro la decisione possa essere considerata un precedente in casi analoghi ma con un minor numero di dimissioni.