L’isola dell’Atlantico creata dai dati sbagliati
"Null Island” in realtà non esiste, ma a ovest dell'Africa c'è un luogo in cui vengono localizzate per errore un sacco di attività umane
Il punto ideale in cui l’equatore incontra il meridiano di Greenwich si trova al largo della costa occidentale dell’Africa, nel golfo di Guinea. È un luogo importante per la cartografia perché corrisponde anche al punto di coordinate (0,0), il grado zero della latitudine e longitudine. Qui, tra i flutti dell’oceano Atlantico, si trova Null Island.
Null Island è un’isola che non esiste, un mito geografico nato a causa delle particolari coordinate in cui potrebbe trovarsi. Pur non essendoci che mare, infatti, nel punto (0,0) sembrano concentrarsi molte attività umane, perché da sempre viene usato come geolocalizzazione di tutti quei dati errati o parzialmente compilati. Il termine null («senza valore, nullo»), del resto, viene spesso usato per indicare la mancanza di informazioni negli archivi digitali o nelle tabelle di Excel.
Null Island esiste solo virtualmente, e solo in potenza, quando la tecnologia fa le bizze e un determinato evento o utente viene ricondotto a questo tratto d’oceano. Succede anche con Strava, una nota applicazione per il fitness, che nella mappa in cui mostra la distribuzione dei suoi utenti indica spesso un picco di attività proprio qui, a Null Island, alle coordinate (0,0). Secondo il sito della Biblioteca del Congresso statunitense, a causare la comparsa dell’isola nelle mappe online sono perlopiù «refusi, dati confusi o anche glitch» nei sistemi di geolocalizzazione.
La capacità dell’isola di esistere solo virtualmente è stata oggetto di uno studio scientifico (pdf) scritto da Levente Juhasz (ricercatore di Geomatica presso la Florida International University) e Peter Mooney (della Maynooth University), di cui ha parlato di recente CityLab, la sezione di Bloomberg dedicata all’urbanistica e alle città. Null Island, secondo gli autori, sarebbe un esempio di «spazio liminale», un tipo di luogo «transitorio di natura e che ha la sola funzione di collegare altri spazi»: in questo caso, si tratta di un «segnaposto per dati errati nei database e nelle mappe digitali».
Il nome Null Island fu coniato da Steve Pellegrin, data analyst di Tableau, un’azienda produttrice di software per la visualizzazione di dati, con l’intento di «descrivere le figuracce fatte con i dati». Era il 2008 e il nome suscitò sin da subito parecchio interesse: quello stesso anno nacque un sito dedicato alla fittizia «Repubblica di Null Island», che contribuì a diffonderne la storia.
A ispirare Pellegrin fu un cartone animato statunitense andato in onda alla fine degli anni Cinquanta, intitolato Colonel Bleep, in cui l’omonimo personaggio costruiva il proprio quartiere generale all’incrocio tra l’equatore e il meridiano di Greenwich, in un luogo chiamato «Zero Zero Island». Nato come riferimento scherzoso nel settore geospaziale, la fama di Null Island aumentò anche grazie a Google, che nel 2012 la inserì su Google Maps come easter egg, una sorta di sorpresa nascosta per chi ha sufficiente pazienza e zelo da trovarla.
Anche la pandemia ha contribuito a rendere famosa l’isola. Quando la Johns Hopkins University costruì il portale online con cui ha monitorato la pandemia di Covid-19, utilizzò come coordinate standard per alcuni dati quello che viene considerato il Centro geografico degli Stati Uniti, che si trova vicino alla cittadina di Lebanon, nel Kansas. La scelta provocò le proteste degli abitanti della zona, che spinsero i ricercatori dell’Università a cambiare approccio, associando questi dati incompleti alle coordinate che più spesso vengono usate in questi casi: null (0,0).
È per questo che, pur non esistendo, Null Island ha registrato un gran numero di casi di Covid-19. Per lo stesso motivo, pur non essendoci ovviamente nessun aeroporto, l’isola finisce spesso nelle mappe che vengono mostrate sugli schermi a bordo degli aerei di linea, indicata come destinazione o punto di partenza del volo. Infine, Null Island risulta implicata in molti attacchi informatici realizzati da hacker che la usano come falso punto di partenza dei loro segnali.
Thought I was leaving from New Orleans but looks like I caught a flight from Null Island to LAX instead. pic.twitter.com/XBTYqukh46
— Nate Silver (@NateSilver538) December 28, 2018
Lo spuntare ripetuto di questo tratto di oceano nelle mappe online ha ispirato anche qualche teoria del complotto. Lo stesso studio citato prende il titolo da un post pubblicato su Reddit nel 2021, in cui un utente raccontava di aver notato qualcosa di strano sul sito di Helium, una criptovaluta. Esplorando la mappa dei suoi principali utenti aveva scoperto un sospetto picco d’attività nel pieno del Golfo di Guinea, annunciando di «aver scoperto una base militare nel pieno dell’oceano».
Null Island può essere considerata una versione virtuale e digitale delle cosiddette “paper town”, luoghi geografici fittizi che i produttori di carte stradali d’inizio Novecento inserivano nelle loro mappe, usandoli come esca per scoprire le aziende concorrenti che copiavano le mappe altrui. Il caso più noto di paper town è Agloe, New York, creata nel 1930 dalla General Drafting, in un caso di falso così realistico da spingere qualcuno ad aprire un negozio in zona (l’«Agloe General Store»), trasformando per qualche anno l’invenzione in realtà.
Oggi di Agloe non rimane più molto, a parte un cartello pubblicitario del negozio stesso. A Null Island, invece, non è successo nulla di simile, per ovvi motivi: l’unica cosa reale che vi si trova davvero è una boa che viene impiegata per le osservazioni meteo marine.